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TESTO Preti - Pastori

mons. Antonio Riboldi

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (21/04/2002)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Ci fu un tempo in cui ogni paese aveva la sua chiesa ed il "suo" prete. La Chiesa era la "casa" di tutti, dove si nasceva alla vita nel Battesimo, ci si trovava nella crescita spirituale con la catechesi, e soprattutto con l'Eucarestia domenicale. Era davvero bello sentirsi famiglia di Dio ed il parroco era il "papà" che aveva la fiducia illimitata di tutti. Ora si ha quasi l'impressione che non sia più così. Si è come persa l'identità del prete, "papà" di tutti: e l'identità della Chiesa come famiglia di Dio. Non solo: e talmente diminuito il numero dei sacerdoti in cura di anime, che tantissime piccole parrocchie non hanno più nemmeno il prete e soprattutto gli anziani si sentono "come orfani". Tutto questo perché, ripetendo le parole di Gesù: "Ho compassione di questa folla: un gregge senza pastore. Pregate il Padre della messe che mandi operai nella sua messe". Penso che tutti sentiamo il disagio per questa situazione che non giova certamente alla crescita spirituale delle persone e della comunità. Si stringe il cuore, almeno il mio di pastore, nel vedere chiese chiuse di giorno e poca fiducia nei sacerdoti. E' nell'interesse di tutti collaborare, pregare, perché si torni ad essere un gregge con il suo pastore. Gesù amava definirsi "pastore". Nel pastore Lui vedeva davvero colui che, con la mitezza propria del pastore, con l'illimitato amore alle sue pecore, dava sicurezza. "Io sono il buon pastore...il guardiano apre le porte del recinto e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore a una a una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a loro e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.. chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante" (Gv.10,1-10) E non c'è davvero bisogno di sottolineare quanti ladri e briganti si sono introdotti oggi a fare incetta di pecore, per poi svenderle al macello del male. Ma Gesù non è un "ladro". Noi gli apparteniamo e con Lui siamo al sicuro. Quando perde qualcuno di noi, lo descrive bene nella parabola della pecora smarrita, non alza le spalle indifferente, ma affronta la fatica di cercarla e non si dà pace fino a che non la trova. E trovatala se la mette sulle spalle ed invita tutti alla grande festa per la pecora ritrovata. Ci vuole davvero un grande cuore per amare ogni pecora così. Ma Lui ha fatto di più, per salvare tutti ha dato la vita sulla croce... Ora il suo gregge lo ha affidato a noi Pastori delle anime, che abbiamo la missione e la grazia di essere come Lui. Lo scorso anno celebrai i miei 50 anni di sacerdozio. Il prossimo anno i miei 25 anni di Vescovo. E sono veramente felice fino alla commozione di essere stato da Dio scelto per essere pastore del suo gregge. E tramite l'obbedienza mi ha affidato greggi difficili, dalla Valle del Belice, fino ad Acerra. Non nascondo le mie debolezze, ma posso confessare di avere amato tutti quanti Dio mi ha affidato, con tutte le forze. Durante un corso di esercizi, nell'ora di adorazione mi chiesi come avrei voluto essere prete e così pregai il Pastore Grande, che è Gesù: "Vorrei essere a fianco di ogni persona, che Dio mi affida, - felice di dare tutto, ma proprio tutto, fino alla stessa vita, per farlo felice, come ha fatto Cristo, buon Pastore; - quando sentirà parlare di oro, di potere, la gente mi senta come uno che, invece, è immerso a contemplare la ricchezza del volto di Dio" da donare agli altri: - misericordioso, con due grandi braccia che, aprendosi, accolgano sempre e perdonano chi mi offende, come fece Cristo crocifisso: - piccolo come uomo, da stare quasi nel taschino del vestito del mio fratello, tanto mi sento un nulla: ma nello stesso tempo immenso come è il Cristo, del quale sono felice di essere testimone ed al quale appartengo totalmente, con la gioia di chi sa di avere trovato il più grande amore possibile: - con due grandi mani che pare contengano tutto ciò che l'uomo chiede e tutto l'amore che vorrei dare, come le mani del Padre che è nei cieli e qui in terra accanto a ciascuno di noi, in noi: - con i passi sicuri della fede, come i passi del buon Pastore che è davanti e dietro il gregge mentre si attraversa la valle oscura, rassicurando tutti, anche se a volte ho le ginocchia che mi tremano per la paura di sbagliare, la debolezza di non farcela: - con un continuo sorriso negli occhi, che trasmettano in diretta la bellezza del regno dei Cieli, invitino alla speranza, come sicuramente erano gli occhi di Gesù; con a volte nel fondo degli occhi una lacrima profonda come il mare, che è il silenzioso ma eloquente racconto del dolore dell'uomo: - sempre vicino e pronto a rialzare chi cade: senza mai permettermi anche il più piccolo giudizio; preoccupato di parlare solo della "festa che il Padre" ha preparato per il figlio che ritorna a casa: - con i silenzi (nei tempi opportuni) che narrano la buona novella del Regno di Dio: come i silenzi della natura che ne cantano la G1oria; con i silenzi dello stare da solo con Dio come sul Tabor: - capace anche di piangere con chi piange, senza stupide parole di copertura, un pianto che è il racconto della croce e della resurrezione di Cristo: - che chi sta bene non riesca mai a trovarmi, perché sono sempre in fondo alla fila, con chi non ce la fa a tenere il passo degli altri - che quando prego o contemplo pare tocchi le altezze di Dio e porti fin lassù tutti gli uomini, ma quando c'è qualcuno che soffre o è caduto, diventi capace di scendere gli abissi dell'uomo, ma portandomi dietro Dio: - che sia l'uomo dei "si" e dei "no", mai dei "ni"; capace di raccontare il Vangelo con chiarezza senza saltare un rigo o una parola; capace nello stesso tempo di capire i tanti "ni" degli uomini, incapaci di necessari "si" o "no" che la vita di fede chiede; - un uomo capace di amare senza misura o con la misura Dio: senza mai farmi allettare dai facili "amare a centimetri", proprio di chi non conosce il coraggio del Pastore Gesù: - un prete insomma che cammina sulla strada dell'uomo, al suo fianco, facendo respirare l'aria del Cielo, pur respirando il tormento dell'afa di questa terra. Forse è questo il pastore che ciascuno vorrebbe avere vicino, sicuro di trovare in lui l'impronta dell'amicizia di Dio. Non c'è che da chiederlo a Dio che ci ha raccomandato di pregare, perché al nostro mondo vengano donati pastori, ma pastori santi, più che tanti pastori.

 

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