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TESTO Vi annuncio una grande Gioia: è nato Gesù

mons. Antonio Riboldi

Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2007)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,1-14

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

È davvero profonda gioia annunciare il grande evento del Natale di Gesù. Quella notte, nell'umile grotta di Betlemme, in quella mangiatoia, è accaduto l'incredibile, che dovrebbe riempire di serenità ogni uomo che è sulla terra.

Dio, con un Amore che non ha confini, per tornare ad essere nostro Padre, e noi suoi figli - realtà che i nostri progenitori avevano rifiutato all'inizio, chiudendo la vita alla speranza - fa della nostra povera terra di esilio, la 'Sua dimora'. Si fa 'Figlio dell'uomo', come uno di noi, per farci 'Suoi'.

Ieri, oggi, sempre, constatiamo tutti, chi più, chi meno, che davvero siamo infelici: gente a cui manca Qualcuno che, con la Sua presenza, ci immetta nella possibilità di conoscere e vivere il vero significato della nostra esistenza: il Suo ineffabile ed eterno Amore.
Chi di noi è davvero felice?

Certamente coloro che si sono abbandonati e lasciati riempire dall'Amore del Padre.

Ma quanti ancora, troppi, cercano di colmare il vuoto dell'anima con 'cose' che non possono sostituire questo Amore!

Viviamo da assetati e nostalgici di felicità e, a volte, giungiamo a disprezzare la stessa vita!

Ma ecco che l'Amore viene a noi nella semplicità e umiltà del Natale.

Fosse venuto o continuasse a restare tra noi con trionfalismo, rischierebbe di non conoscere chi davvero siamo: 'poveri cristi, accattoni di amore'.

Suscita invece dolcezza, commozione, gioia, ammirazione, il racconto del Natale: un racconto di Dio tra noi, che è di tutti i giorni, e per questo, forse, non è capito.

Troppo - se siamo onesti con noi stessi dobbiamo ammetterlo - amiamo le comodità, la carriera, l'apparire, il benessere, che cerchiamo nei supermercati, nei reality, o sgomitando tra i nostri simili. Avviciniamoci invece, con il cuore, a questo grande giorno, che è l'inizio di un mondo nuovo, in cui Dio si fa vicino, fino ad essere 'il Dio con noi', l'Emmanuele: ieri, oggi e sempre.

Leggiamo il racconto del Natale, con il cuore degli uomini che davvero cercano la Verità, la vera Libertà e Gioia:"Anche Giuseppe, che era della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria, sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce un figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama" (Lc 2, 1-14).

E' l'irreperibile evento di Dio che viene tra di noi, facendosi uno di noi, in un'atmosfera che coniuga la semplicità e l'umiltà dell'Amore immenso di Dio con la Gloria del Cielo.

È la via dell'amicizia che, per essere tale, deve avere la povertà del bimbo in fasce in una mangiatoia, per non spaventare, ma anzi far nascere il desiderio di abbracciarLo, lasciandosi inondare da questa celeste sinfonia dell' amore.

Per sentirla, questa ondata di simpatia di Dio, occorre depistare ogni superbia del mondo, che ama i 'fasti', il prestigio, il 'sai chi sono io?!', e diventare anche noi, nel cuore, 'bambini' che non temono di finire nelle braccia del Padre.

È troppo bella la solennità del Natale di Gesù, per vanificarla in un dannoso 'natale del commercio', che lascia, dopo un attimo di superficiale euforia, il vuoto, che da solo la dice lunga... Il Natale di Cristo è vera gioia!

Ricordo i miei Natali da piccolo, in una famiglia povera di tutto, ma ricca di fede e di amore. Natale era la celebrazione, a mezzanotte, in Chiesa; era l'atmosfera di serenità nella famiglia, la condivisione con chi aveva meno di noi.

E da giovane diacono, in una parrocchia, a Milano, ricordo uno splendido Natale. Dopo la Messa di mezzanotte, sentimmo bussare alla porta di casa. Era una famiglia povera, che chiedeva qualcosa. Il parroco, che aveva un gran cuore, si recò in cucina e prese quello che ci era stato donato dai fedeli: un poco di carne e due panettoni. Prese tutto e lo donò. Davanti alla mia 'amara' sorpresa, di restare 'digiuni' proprio a Natale, ricordo che mi disse: "Il nostro più bel Natale è quello che farà quella famiglia. A noi basta averle donato un po' di gioia". Questo è Natale.

Con Isaia vestiamoci dunque di gioia e lasciamoci 'riscattare' e consolare: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza. Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, gridano di gioia, perché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, poiché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme" (Is 52, 7-10)... pregando insieme: Mio Dio, donami il continuo senso della Tua presenza: della Tua presenza in me e attorno a me. Al tempo stesso, donami quell'amore intriso di timore, che si prova in presenza di tutto ciò che si ama appassionatamente e fa' che si rimanga davanti alla persona amata senza poter staccare gli occhi da lei, con il desiderio grande e la volontà di amare tutto ciò che le piaccia, tutto ciò che è buono per lei, per Te, Gesù.

Concedimi il grande timore di fare, di dire, di pensare qualcosa che ti contristi e ti ferisca.

In te, Gesù, da te e per te (C. de Fuocauld).

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AFFETTUOSI AUGURI DI BUON NATALE AMICI CARISSIMI!

Sono sicuro che oggi, Santo Natale di Gesù, tutti voi avete ricevuto auguri.

Sono un mezzo per dirvi 'ti voglio bene' o ancor più - per quanto mi riguarda - attingendo la penna nel Cuore di Gesù Bambino, augurarvi e pregare, per ciascuno di voi, la grande Gioia, che Dio desidera tanto donarvi.

E se ci pensiamo bene, un Padre, come è Dio, che ci ama tanto da donare Suo Figlio Gesù, per condividere con noi gioie e speranze, sofferenze ed angosce, può non amare me, te, che, buoni o cattivi, siamo suoi figli?

Può mai un Padre disinteressarsi della bontà, della felicità di un figlio? È impossibile. Eppure capita a me, a te, a tanti, di dimenticarci di essere come avvolti da tanto Amore, per abbandonarci ad altro che nulla ha a che vedere con la gioia, frutto dell'Amore.

Il Natale pare ci inviti a metterci nei panni dei pastori di quella notte santa.
Così racconta Matteo:

"Appena gli angeli si furono allontanati, per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: Andiamo fino a Betlemme a vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva in una mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato loro detto. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (Mt 2, 15-19).

È da tanto tempo che, insieme, ogni settimana, tentiamo di imitare i pastori. Leggiamo quello che ci dice Gesù nel Vangelo e ci mettiamo in cammino per trovarLo. E tanti di voi - lo attestano le vostre lettere - hanno provato e provano grande gioia, o almeno conforto.

La nostra amicizia non è, carissimi, fondata su 'parole', ma su questo prezioso 'camminare alla ricerca di Gesù': grandissima Gioia!

Vi ringrazio tanto perché camminate, gioite, soffrite, ma con la speranza nel cuore, sapendo che Gesù si fa sempre trovare e ci ama.

Sarò vicino a ciascuno di voi, per dirvi con il cuore e la preghiera:
'AUGURI DI UN SANTO NATALE!'.

Non ho doni materiali da offrirvi, ma ho il cuore colmo di amicizia. Ed è quello che conta per la gioia.

Antonio, vescovo

 

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