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TESTO Onora i tuoi genitori

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (30/12/2007)

Brano biblico: Sir 3, 3-7.14-17a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,13-15.19-23

13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Nella considerazione del grande mistero dell'incarnazione la festa della S. Famiglia, e in particolare la lettura dal Siracide, ci richiama alla concretezza dell'esistenza. Si tratta in fondo di un commento al IV comandamento: "Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il Signore tuo Dio ti dà" (Es 20,12; cf. Lv 19,3; Dt 5,16; Ef 6,1-3). "Onorare" significa nella Bibbia attribuire un peso a qualcuno, riconoscere il suo rilievo, riconoscerlo per quello che è. Non indica quindi di per sé tanto il semplice elevare qualcuno al di sopra di altri, ma piuttosto - sia Dio o un uomo - ammettere e "proclamare" il suo posto. Occorre quindi dare a ciascuno l'onore che gli spetta, il suo posto nella (nostra) vita.

Non potrebbe sfuggire a questa legge generale la coppia umana attraverso la quale siamo arrivati all'esistenza. Questo servizio, e la quantità di bene che i genitori ci hanno fatto, impone un riconoscimento concreto, che si traduce in amore, rispetto, obbedienza, aiuto positivo laddove ce ne sia bisogno. Questo è un dovere non soltanto umano, ma sancito e voluto da Dio stesso, che nel suo ordinamento ha previsto in questo senso un diritto dei genitori nei confronti dei figli (v. 2), il quale è in fondo dettato essenzialmente da una doverosa reciprocità.

L'osservanza del precetto porta con sé una quantità di cose positive: chi lo rispetta "accumula tesori" (v. 3).

Come più in generale la carità, un comportamento riconoscente verso i genitori rende operante in noi il perdono di Dio. Esso inoltre ci mette in sintonia con Dio, facendo in modo che la nostra preghiera non sia un monologo, ma un effettivo dialogo con lui, pertanto evento generatore di vita e salvezza.

Chi onora i genitori dispone le cose in modo favorevole per essere a sua volta onorato dai figli. Anche questo rientra nella più generale legge: "con la misura con cui misurate sarà misurato a voi" (Mt 7,2), o anche "date, e vi sarà dato" (Lc 6,38). In effetti la riconoscenza dei figli non è per niente cosa certa in quanto, scrive S. Tommaso, "naturaliter pater thesaurizat filiis, sed non e converso" (per natura il padre si procura beni per i figli, ma non è vero l'inverso, Collationes in decem praeceptis, art. 6.).

Infine, l'onore dato ai genitori assicura una vita lunga. Non si può evidentemente farne una legge assoluta; rimane tuttavia vero che è degno di godere a lungo del dono della vita, chi ne conserva perenne e grata memoria a coloro che gliel'hanno donata.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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