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TESTO Commento su Luca 2,1-14

don Stefano Varnavà

Natale del Signore - Messa della Notte (25/12/2007)

Vangelo: Lc 2,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

Questo brano di Luca contiene tanti piccoli particolari che ci mostrano una realtà alla quale noi, forse, non abbiamo mai fatto grande attenzione. Primo particolare: un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

Che atmosfera politica c'era quando Gesù è nato? Per averne un'idea e per comprendere come si verificarono i fatti di quel primo censimento, al quale Luca nel suo racconto sul Natale dedica tre frasi apparentemente innocue, potrebbe servire questa descrizione fatta dallo scrittore romano Lattanzio: " Gli esattori Romani comparivano ovunque mettendo tutti in agitazione. I campi erano misurati zolla per zolla, si contava ogni vigna e orto. Ogni capo di bestiame era registrato e si notava con esattezza il numero delle persone. Abitanti delle città e abitanti della campagna erano sospinti insieme nei centri urbani. Tutte le piazze erano assiepate di famiglie che marciavano come greggi. Ciascuno si presentava con l'intera schiera di parenti e figli. Ovunque si udivano le grida di coloro che erano interrogati, a volte con la tortura e con le vergate; si cercava di mettere i figli contro i padri, le mogli contro i mariti. Una volta che tutto era stato controllato, si torturavano quanti dovevano pagare tasse, finché costoro si pronunciavano contro se stessi. E quando il dolore la vinceva si addebitavano tasse su beni inesistenti. Non si aveva alcun riguardo per l'età e le condizioni di salute". Questo di Lattanzio, scrittore latino molto realistico, è un racconto molto forte ma che ci permette di "inoltrarci" in quella che era l'atmosfera politica di allora. Da quello che abblamo letto si comprende che non era, quello dei tempi di Gesù, un ambiente tranquillo. C'erano dei "moti" di ffpo rivoluzionario che avrebbero voluto cacciare i Romani; c'era invece un'altra schiera di persone, a cui faceva capo Simeone, che aspettava la venuta del Messia dicendo agli altri: "Non fate niente, non mettetevi a fare guerriglie: aspettate il Messia..., penserà Lui a liberare la Palestina dai Romani; penserà Lui a scacciare i prepotenti che esigono, anche con la violenza, tasse sopra tasse". Questa era la situazione di allora, quindi, non dobbiamo credere a certe poesie che dicono: "La gente arrivava a Gerusalemme in attesa del Profeta: tutti erano pieni di gioia e di attesa...". Niente affatto: tutti "bestemmiavano come turchi" perché avevano dovuto spostarsi dal loro Paese affrontando viaggi faticosi, così come avevano dovuto affrontarlo Giuseppe e Maria, partendo da Nazareth e arrivando fino a Betlemme, per potersi registrare nel luogo d'origine della famiglia. L'ambiente non era certo tra i più sereni, e tantomeno era tale il "cosiddetto" albergo o "caravan serraglio", cioè un grosso porticato sltuato in un grande cortile le cui porte erano chiuse e salvaguardate dai predoni, un posto dove potevano "stendersi" gli animali con accanto i loro padroni e che Giuseppe sapeva benissimo non essere il luogo più adatto per il parto di Maria e la conseguente nascita del bambino. Una situazione abbastanza "tesa", una situazione abbastanza "tribolata" quella della notte di quel "famoso" Natale!

Ma... in quella notte, in quella Regione, alcuni pastori di veglia al loro gregge vedono un Angelo del Signore. Un Angelo che si presenta davanti a loro in un alone di Luce che illumina, ma che soprattutto crea intorno un 'atmosfera di pace e serenità. Quando si è tribolati, quando si è preoccupati, quando si è immersi in tanti pasticci, ci si può sì rivolgere allo psicologo, all'amico, oppure mettersi a leggere un libro, o ad ascoltare una trasmissione televisiva, ma.... quello di cui abbiamo veramente bisogno è della Luce e della Gloria di Dio che scende dal Cielo e ci avvolge in un alone che ci riporta alla tranquillità. Solo di questo abbiamo bisogno! E questo non è un evadere dalla realtà come è stato detto da Marx, Hegel e tanti altri scrittori. Non è un evadere dalla realtà ma è un prendere forza per affrontare la realtà. Colui che a mezzogiorno, dopo aver lavorato tutta la mattina, si nutre per poter andare a lavorare anche al pomeriggio, non mangia per evadere dalla "realtà", ma si nutre per affrontare la realtà. Colui che si immerge nella realtà di Dio, colui che invoca da Dio la Gloria che scende, come è scesa sulla grotta di Betlemme, non è una persona che evade ma è una persona saggia che si "rifornisce". Noi ci siamo dimenticati di questo "rifornimento" che è la preghiera; ci siamo dimenticati perché ci siamo attaccati ad altri surrogati illudendoci che ci dessero forza; la forza ce la può dare solo la preghiera che invoca "qualcosa" che scenda dal Cielo e che permetta al nostro spirito di salire. "Qualcosa" che scende: quel qualcosa è la Gloria di Dio, la Gloria del Signore che ci riempie di Luce. Luce che non è altro che la potenza di Dio, la potenza della vita che scende su ciascuno di noi, ma... che noi non vediamo. Le persone che uscite dal "coma" dicono di aver visto una Luce, di essersi sentiti immersi in una realtà di pace e di serenità, dicono il giusto, perché quella, è la Luce di Dio che scende su ogni uomo, è la forza della vita, ecco che queste persone infatti.... ritornano alla vita. Sono le persone che si "svegliano" dopo essere state immerse in "questo" bagno di Luce, di serenità, di tranquillità, che ci raccontano tutto questo. Non c'è bisogno di ascoltare, in televisione, i grandi raduni dei "Tuttologhi" per sapere queste cose, non occorre leggere sull'argomento grossi libri, perché sono cose normali: questa è la creazione di Dio, è l'economia di Dio, è il "provvedere" da parte di Dio a ciascun uomo. Nel Vangelo di questa notte c'è proprio: "E' la Luce che illumina ogni uomo"; una Luce che non solo illumina ma che scende su ogni uomo, ed è la Luce delia vita.

La Gloria di Dio che scende sui pastori che vegliano, inizialmente li spaventa: "Essi furono presi da grande spavento, ma l'Angelo di se loro: Non temete!. La Realtà dell'Angelo è una realtà molto forte. Tutte le volte che un Angelo appare deve dire: "Non temere!". Lo ha detto a Daniele profeta, lo ha detto a Maria, lo ha detto alle donne dopo la Resurrezione.. A tutte le persone alle quali appare un

Angelo viene detto: "Non temete: non abbiate paura, state tranquilli. C'è una differenza di potenziale tra la nostra energia e la vostra, ed è questa che vi "colpisce": questa è la realtà nostra e la realtà vostra".

"Ecco vi annuncio una grande gioia". Se l'Angelo dice che è una grande gioia (e l'Angelo non mente) deve essere veramente una grande gioia, e se noi non la viviamo come tale dobbiamo riflettere e cercare di capire il perché.

"Una gioia che sarà di tutto il popolo. Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore, il famoso Messia. Questo per voi il segno...". Il segno è una cosa importante. Il segno lo ha dato l'Angelo a Maria dicendo: "Io ti lascio il segno che quello che ho detto è vero: tua cugina Elisabetta è al sesto mese di gravidanza". Infatti la Madonna è andata da Elisabetta e l'ha trovata al sesto mese. Dio è "onesto", Dio è naturale, Dio ci lascia, ci dà i segni perché noi abbiamo bisogno di segni. Dei segni hanno bisogno anche coloro che vogliono fare le anime "disincarnate", anche coloro che vogliono fare i grandi intellettuaii e che giudicano tutto e solo con l'intelletto e il raziocinio... Tutti abbiamo bisogno di un segno e... il segno è un ricordo. Il segno è ricordo non solo di un fatto, a volte diventa il segno vero autentico di una presenza. La Chiesa stessa si è premurata di lasciarci dei segni della Grazia di Dio: i Sacramenti: segni sensibili, efficaci di una Grazia, che sono necessari nei singoli momenti della nostra vita, dal Battesimo fino all'unzione degli infermi. Il segno è molto importante ma non tutti lo sanno.

Vorrei che voi teneste presente per il Natale prossimo quello che adesso vi dico: io ho benedetto 1500 famiglie: sono entrato in 1500 case ma ho trovato solo 100 presepi (li ho contati) e ancor meno alberi di Natale, e la maggior parte di questi presepi e alberi erano stati fatti da nonni, da zii che avevano voluto accontentare i loro nipotini. Nonni e zii che hanno capito...., capito che l'uomo ha bisogno di un segno, perché continuando a sottintendere, alla fine ci si dimentica. Invece, se si entra nella propria casa e si trova il presepio illuminato... è probabile che qualcosa ci torni alla mente. Ricordando qualcosa, ritorniamo all'ansia del Natale; ansia che ritorna e risorge molto più violentemente in noi perché il Natale ci riporta all'innocenza e all'infanzia. Stimoliamo il ricordo del Natale anche con i segni del presepio e dell'albero!

Io ho sentito delle persone che deridevano il presepio: mi dispiace per loro perché sono sicuro che coloro che ignorano i segni, alla fine, dimenticano anche il significato del Natale.

Un piccolo esempio: una bimba viveva con il padre vedovo; tutte le mattine prima di andare a scuola dava un bacio al suo papà. Un giorno, che si erano trovati a discutere sulla S.Messa, il padre disse alla bambina: "Il Signore sa benissimo che io Gli voglio bene, che credo in Lui, quindi non occorre che io venga a Messa per dimostrarglielo; non occorrono segni per dimostrare il proprio amore". La bambina il giorno dopo uscì di casa per andare a scuola senza baciare il papà..., e così anche il giorno appresso..., e il giorno dopo ancora.... Il padre preoccupato chiese alla figlia: "Non mi vuoi più bene che non mi baci plù?" E la bambina: "Ma papà tu lo sai che ti voglio bene, quindi che bisogno c'è che io ti dia un bacio...". Anche il Natale ha bisogno di segni, quindi nella vostra casa, l'anno prossimo per Natale, mettete un segno! Quando si parla di Natale si parla di nascita: nascita di Gesù, e... quale è il segno della nascita di Gesù? Lo troviamo nel Vangelo: "Questo per voi il segno...". Questa frase la dicono gli Angeli e non gli psicologi o gli insegnanti o i vecchierelli: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia". Il segno: il presepio! Non mi si venga a dire che il presepio è una questione di leggenda o di usanza... perché è Vangelo! Presepio vuol dire mangiatoia. Il segno del Natale è un bambino avvolto in fasce, e non in grembo alla madre, non in una culla, ma in una mangiatoia.

Io vi raccomando una cosa: a Natale scendono degli "eoni", delle entità di bontà sulle persone: sfruttate questi impulsi di bontà, questa Grazia che avete in voi, perché coloro che non sfruttano la Grazia del Signore, anzi la rifiutano, si ritrovano con un animo peggiore dl prima. Più si rifiuta la Grazia, più si diventa cattivi. Non perdete i giorni del Natale, il ciclo di giorni del Natale (il Natale non è solo un giorno); non perdete tutto ciò che la Grazia vi dà nei giorni di Natale perché altrimenti vi ritroverete peggiori. Diceva Henry Vandyke: "Siete disposti a dimenticare quello che avete fatto per gli altri e a ricordare quello che gli altri hanno fatto per voi? (questo è il significato di: sfruttare la bontà che scende a Natale). A ignorare quello che il mondo vi deve e pensare invece a quello che voi dovete al mondo? A mettere i vostri diritti in fondo al quadro, i vostri doveri nel mezzo, e la possibilità di fare un po' di più del vostro dovere in primo piano? Ad accorgervi che i vostri simili esistono come voi, e cercare di guardare dietro i volti per vedere il cuore, che ha sete di gioia? A capire che la sola ragione della vostra esistenza non è ciò che voi avrete dalla vita, ma ciò che darete alla vita? A non lamentarvi per come vanno le cose dell'universo, ma cercare intorno a voi un luogo dove seminare qualche granello di felicità? Siete disposti a fare queste cose, sia pure per un giorno? Allora per voi il Natale durerà tutto l'anno".

 

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