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TESTO Commento su Luca 9,11-17

don Daniele Muraro  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (10/06/2007)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Oltre che insegnare e guarire, nel Vangelo di oggi Gesù si dimostra capace anche di sfamare le folle che lo ascoltavano e si stringevano a lui. I discepoli mettono a disposizione cinque pani e due pesci, Gesù li benedice e inizia a spezzarli e miracolosamente tutti mangiarono e si saziarono. Radunati nel prato stavano in attesa circa cinquemila uomini e alla fine furono raccolte e portate via dodici ceste di avanzi.

Tutto comincia dal buon senso degli Apostoli che si rendono conto che la gente è tanta, l'ora è tarda e il luogo è isolato. "Siamo in una zona deserta" dicono a Gesù; in un tempo in cui ci si spostava principalmente a piedi occorrreva mettere in conto delle ore per trovare vitto e alloggio, chiedendo ospitalità agli abitanti dei villaggi e delle campagne circostanti. Nessuno avrebbe negato rifugio e conforto a dei pellegrini, perché il senso della solidarietà umana era vivo allora come adesso e la fiducia nel prossimo si manteneva ad un buon livello.

Gesù però non ritiene opportuno disperdere una folla così consistente e tanto desiderosa di stare vicino a lui. La loro fede meritava di essere premiata. A lui nulla era impossibile, ma nel miracolo che sta per compiere egli intende coinvolgere i suoi discepoli.

La risposta di Gesù alla richiesta dare il congedo alla folla risuona sconcertante alle orecchie degli Apostoli: "Date loro voi stessi da mangiare". La pretesa sembra assurda. La stessa mensa di Gesù e degli Apostoli sarebbe stata frugale quella sera. Gli Apostoli già sapevano che raccogliendo tutto quanto avevano potuto trovare da mangiare, non erano riusciti a mettere insieme che cinque pani e due pesci.

L'alternativa era mettersi in cammino di buona lena e andare a fare compere per tutta quella folla languente, ma evidentemente sarebbe stata una spesa eccessiva. Il Vangelo di Marco ci informa che sarebbe occorsi duecento denari di pane, una cifra spropositata.

Di fronte a queste obiezioni sensate Gesù non cambia idea, ma comincia a dare disposizioni ai discepoli: avrebbero dovuto far sedere la gente per gruppi di cinquanta. I discepoli obbediscono e in quel momento mettono in gioco la loro reputazione.

Come si sarebbe usciti da quella situazione? Non era bello tradire le aspettative di tanta gente e ben presto i brontolii di stomaco sarebbe diventate le proteste di uomini stanchi e spazientiti.

E invece i discepoli ricevono ciascuno il proprio paniere con cui dirigersi verso un gruppo di affamati e per quanto ne levassero, il pane continuava ad affiorare alla superficie del contenitore. Non c'è niente di più normale che vedere soddisfatti i propri bisogni elementari di sopravvivenza e la gente riceveva contenta la propria razione di pane e pesce, facendo replica e stando allegra. Solo gli apostoli che sapevano in anticipo si guardavano stupiti, ma non avevano tempo di commentare perché la gente da accontentare li pressava.

"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" aveva detto qualche tempo prima Gesù, mandando per la prima volta in missione i dodici. Ora quella parola si realizzava in modo concreto oltre ogni immaginazione.

"Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?", sono parole di Gesù, e così la Provvidenza di Dio non può restare insensibile alle giuste richieste di aiuto dei suoi figli. Anche ai nostri giorni sappiamo che non è la terra che dà poco nutrimento, ma bisogna riformare la maniera di spartire.

Non è su questo punto però che mi fermo stamattina, quanto sulla collaborazione che Gesù richiede ai suoi apostoli per mandare a buon fine il miracolo, anzi addirittura per cominciarlo.

Se i discepoli non avessero messo a disposizione della potenza divina di Gesù i loro cinque pani e due pesci non se ne sarebbe fatto di nulla. Basta invece questa disponibilità limitata, ma sincera per innescare il miracolo strepitoso. È il mistero della Chiesa.

"Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre" ha detto questa settimana durante l'udienza generale in piazza san Pietro papa Benedetto, citando san Cipriano.

Subito dopo l'articolo di fede sullo Spirito santo, nel Credo troviamo nominata la Chiesa. Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica. Lo diremo fra poco.

A questo propostio i teologi fanno notare la differenza: per tre volte si dice "Credo in... Dio Padre onnipotente,...in Gesù Cristo suo unico Figlio,...nello Spirito santo Paraclito", non si continua "Credo nella Chiesa", ma si afferma "Credo la Chiesa". Verso la Trinità santissima c'è un movimento di adesione, come quando uno dice ad un altro "Credo in te!". Della Chiesa non si dice: "Credo nella Chiesa", perché verso la Chiesa non c'è lo stesso rapporto che con la Trinità santissima, ma non si dice nemmeno "Credo alla Chiesa".

Se la formula fosse "Credo alla Chiesa" vorrebbe dire che la Chiesa richiede una fede solo umana come quella che si dà a uno che parla e dice la sua opinione.

Invece si dice "Credo la Chiesa" ossia con queste parole noi riconosciamo che la Chiesa è un mistero "Credo la Chiesa", cioè credo che esiste la Chiesa e che essa è "una, santa, cattolica e apostolica."

Nei testi antichi talvolta si trova anche l'espressione "Credo nella Chiesa", ma in questo caso "nella Chiesa" si deve intendere come "dentro la Chiesa", dentro questa comunità che non è stata fondata dagli uomini, ma viene da Dio stesso e quindi è un mistero che attraversa il tempo e la storia. Questi punti meritano un approfondimento nelle domeniche successive.

Celebriamo oggi la solennità del Corpus Domini. Il miracolo della moltiplicazione dei pani è stato un segno che ha anticipato un altro miracolo destinato a durare fino alla fine del mondo, che è quello dell'Eucaristia: pane e vino trasformati nel Corpo e Sangue di Cristo.

Attorno a questo pane e a questo vino noi ci riconosciamo cristiani. Durante la settimana siamo dispersi nel mondo, ma la domenica ci ritroviamo attorno all'unico mistero del Corpo e sangue del Signore. L'Eucaristia fa la Chiesa. Ma è vero anche che "la Chiesa fa l'Eucaristia". Se non ci fosse la Chiesa che continua nel tempo l'opera di Gesù non ci sarebbe neanche la Messa e quindi neanche il Tabernacolo.

Questo è il mistero della nostra fede, in cui anche la Chiesa ha la sua parte, come hanno avuto la loro parte i discepoli il giorno della moltiplicazione dei pani. Facciamo il possibile per sentirci anche noi parte di questa Chiesa che Dio ha voluto nella storia come segno e strumento della sua salvezza.

 

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