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TESTO Commento su Giovanni 16,12-15

don Daniele Muraro   Home Page

Santissima Trinità (Anno C) (03/06/2007)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

La solennità della santissima Trinità arriva come il riassunto e la sintesi di tutte le principali feste dell'anno liturgico che abbiamo già vissuto. In questa circostanza noi celebriamo il Padre che ha mandato nel mondo il suo Figlio Gesù, celebriamo il Figlio nato a Betlemme da Maria vergine, che ha vissuto in mezzo a noi, è morto ucciso sulla croce e dopo tre giorni è risuscitato ed è salito al cielo. Da lassù Egli ha pregato il Padre e il cinquantesimo giorno nel suo nome Dio Padre ha mandato lo Spirito santo a rafforzare la Chiesa nascente.

Questa storia della salvezza aveva avuto il suo prologo fin nel paradiso terrestre, quando Dio promise ai progenitori Adamo ed Eva la vittoria sul serpente e quindi il riscatto dalla caduta del peccato originale. Questo fu l'inizio. La conclusione di tutto è che l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

"Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso": così parla Gesù in apertura del Vangelo di oggi.

Dobbiamo constatare che l'affermazione di Gesù seppure perentoria, è vera in tante circostanze. Non siamo capaci di portare il peso della nostra fede le volte in cui abbiamo paura di professarci cristiani; non siamo capaci di portare il peso della nostra fede quando vorremmo timidamente dare la nostra testimonianza, ma ci mancano le parole, quando sentiamo che si dovrebbe fare qualcosa, ma non sappiamo decidere che cosa.

Per chi è genitore, o educatore, ed è profondamente credente, questa è una preoccupazione quotidiana: come trasmettere la fede ai propri figli, alle nuove generazioni, di fronte all'indifferenza e anche all'ostilità generale?

Il giusto riconoscimento della nostra debolezza è fondamentale per aprirci all'azione dello Spirito. Solo lui può guidarci alla verità tutta intera e alla testimonianza successiva.

La prima carenza sta nella nostra mente. Non riusciamo a farci una idea sufficientemente chiara delle verità della nostra fede. Che Dio sia uno solo in Tre Persone è una realtà a cui non saremmo mai arrivati con le nostre sole forze, ma anche adesso, dopo che Gesù ce lo ha mostrato, facciamo fatica a dare una spiegazione adeguata di questo mistero. Eppure non possiamo ignorare quanto la Chiesa ci propone a credere. Verrebbe meno uno dei punti di riferimento fondamentali della nostra esistenza cristiana, a cominciare dal segno di croce la mattina.

Come dice la professione di papa Vigilio "I cristiani sono battezzati nel nome – e non nei nomi – del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". In Dio esiste una unità che non gli impedisce di essere una relazione di tre persone distinte: tre Persone e un solo Dio.

Per definizione Dio è uno solo: Egli è il più grande di tutti. Da lui viene ogni perfezione che c'è nel mondo; tutto quello di positivo a cui aspira il cuore umano, in Lui c'è già da sempre. Di fronte a questo mistero come possiamo reagire noi uomini sottoposti a tanti limiti e a tante necessità?

Sicuramente non possiamo riuscire a comprendere, è come se volessimo abbracciare l'oceano. Possiamo però fermarci a considerare la grandezza e la vastità dello spettacolo, come facciamo appunto sulle sponde di un mare sconfinato. Ma possiamo anche fare di più che contemplare la vastità del mare dall'esterno, possiamo entrare in esso e nuotare.

Rivolgendosi alla Trinità, S. Caterina da Siena esclama: "Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo, e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti."

Se oggi ci tuffiamo nel mistero di Dio, per "lo gran mar dell'essere" come diceva il poeta Dante, è perché abbiamo ricevuto lo Spirito santo. E lui che ci tiene a galla e ci impedisce di sprofondarci in questo grande abisso, anzi quasi ci fa sentire a nostro agio, come succede in acqua una volta superata la paura dell'ambiente liquido.

Soffermiamoci allora su questo Spirito santo, terza persona della santissima Trinità. Finora nelle settimane precedenti abbiamo visto i suoi sette doni, ma sarebbe vera scortesia accettare dei regali, da qualsiasi parte provengano, senza interessarsi del donatore.

È Signore e dà la vita, diciamo nel Credo. Dire è Signore è lo stesso che dire: è Dio, e questa qualità divina dello Spirito noi la constatiamo perché Egli dà la vita, non solo quella fisica all'inizio della Creazione del mondo quando Dio alitò su Adamo ed egli divenne un essere vivente, ma soprattutto la vita dell'anima, quella appunto spirituale.

"Quanto sono grandi, le tue opere, Signore! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature..." dice il salmo 104 e continua "Se nascondi il tuo volto, vengono meno,

togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere"

e poi: "Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra."

Come dice Joseph Ratzinger – Benedetto XVI nel suo ultimo libro "Gesù di Nazareth": l'uomo in ricerca ha "bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e spiega il significato della vita, indicandogli così la via della vita. Certo l'uomo ha bisogno di pane, ha bisogno del nutrimento del corpo, ma nel più profondo ha bisogno soprattutto della Parola, dell'Amore, di Dio stesso".

In particolare quando siamo riuniti in assemblea per pregare, l'unità delle nostre menti e dei cuori proviene da quel vincolo di unione divino che è lo Spirito santo.

L'assemblea deve prepararsi ad incontrare il suo Signore, essere "un popolo ben disposto". A questo scopo la grazia dello Spirito Santo cerca di risvegliare la fede, di provocare la conversione del cuore e di sollecitare l'adesione alla volontà del Padre.

Inoltre lo Spirito santo rende attuale il Mistero di Cristo e fa in modo che il suo sacrificio sia reso attuale, presente. Il Mistero pasquale di Cristo non viene ripetuto, ma celebrato; sono le celebrazioni che si ripetono; in ciascuna di esse ha luogo l'effusione dello Spirito Santo che attualizza l'unico Mistero.

Infine "la grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo" ( 2Cor 13,13 ) devono rimanere sempre con noi e portare frutti al di là della celebrazione eucaristica.

È questo non solo il saluto iniziale, ma il vero frutto di tutta la celebrazione eucaristica, se la viviamo con intensità e con la coscienza della Trinità che opera per la nostra salvezza.

 

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