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TESTO Commento su Giovanni 20,1-9

don Daniele Muraro  

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno C) (08/04/2007)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

Siamo riuniti insieme per celebrare la resurrezione di Gesù. Lo facciamo all'interno della celebrazione della santa Messa o per meglio dire dell'Eucaristia. C'è un profondo legame che unisce Resurrezione ed Eucaristia.

La Messa è celebrazione a cui il popolo cristiano è invitato a partecipare devotamente, cioè con fede e attivamente, meditando e rispondendo.

La santa Messa è memoria di quello che Gesù ha fatto e di quello che Gesù è: il nostro salvatore. Nella Messa si ascolta la Parola di Gesù e si riflette intensamente sul suo messaggio, ma di più durante la santa Messa si viene richiamati alla sua presenza fra di noi. Il sacerdote ricorda le sue parole e le rende attuali, ma anche se non lo fa o lo fa in maniera insufficiente, al momento della consacrazione tutta l'assemblea è coinvolta nel mistero della fede che Gesù è vivo e viene in mezzo al popolo che lo invoca.

"Fate questo in memoria di me" ha detto una volta Gesù e così il sacerdote ripete concludendo la memoria dell'Ultima Cena, e subito dopo si risponde: "Annunciamo la tua morte o Signore, e proclamiamo la tua resurrezione".

Se non ci fosse la resurrezione di Gesù, la nostra fede sarebbe inutile e anche l'Eucaristia non avrebbe possibilità di esistere, ma proprio perché Gesù è risorto Egli può passare attraverso le porte chiuse e cambiare i nostri cuori dopo aver cambiato il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue.

A questo punto ci si rivela una verità elementare, ma forse non sufficientemente apprezzata: "Secondo la nostra fede quale Gesù riceviamo nel sacramento dell'Eucaristia, quando andiamo a fare la comunione?". La risposta è facile: si tratta del Gesù risorto, che è quello che camminava sulle strade della Palestina duemila anni fa, ma ora è trasfigurato in una nuova dimensione, appunto quella della risurrezione, per cui il suo corpo non è più prigioniero del peso e del volume, ma è docile alla sua volontà di incontrare gli uomini e di donarsi a loro.

È in quanto vivente e risorto che Cristo può farsi nell'Eucaristia "pane della vita", "pane vivo". Sant'Ambrogio lo ricordava ai suoi cristiani, come applicazione alla loro vita dell'evento della risurrezione: "Se oggi Cristo è tuo, egli risorge per te ogni giorno". E san Cirillo di Alessandria a sua volta sottolineava che la partecipazione ai santi Misteri "è una vera confessione e memoria che il Signore è morto ed è tornato alla vita per noi e a nostro favore".

Questo è un mistero. Appunto un mistero della fede, ma non un mistero oscuro, quanto un mistero di luce e di gioia.

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" disse un giorno Gesù nella sinagoga di Cafarnao. La garanzia della nostra futura risurrezione proviene dal fatto che la carne del Figlio dell'uomo, data in cibo, è il suo corpo nello stato glorioso di risorto. Con l'Eucaristia si assimila, per così dire, il "segreto" della risurrezione. Perciò giustamente sant'Ignazio d'Antiochia definiva il Pane eucaristico "farmaco di immortalità, antidoto contro la morte". Tutte queste espressioni e citazioni dei padri della Chiesa vengono dalla lettera enciclica di Giovanni Paolo II sull'Eucaristia intitolato "La Chiesa dall'Eucaristia". Era il 2003.

Più di recente papa Benedetto XVI a Bari ha usato espressioni simili: "La Risurrezione di Cristo - ha ricordato il Pontefice - avvenne il primo giorno della settimana, che per gli ebrei era il giorno della creazione del mondo. Proprio per questo la domenica era considerata dalla prima comunità cristiana come il giorno in cui ha avuto inizio il mondo nuovo, quello in cui, con la vittoria di Cristo sulla morte, è iniziata la nuova creazione. Raccogliendosi intorno alla mensa eucaristica, la comunità veniva modellandosi come nuovo popolo di Dio".

Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente "giorno del Signore" o "domenica". In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare alla eucaristia e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e render grazie a Dio, che li "ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti". (Concilio Vaticano II)

Come cristiani dobbiamo essere ben consapevoli che un Gesù risorto, che in cielo non muore più, nel sacrificio eucaristico continua ad offrire le sue sofferenze per la Chiesa e per rinnovare la storia.

Sant'Ignazio di Antiochia qualificava i cristiani come "coloro che sono giunti alla nuova speranza", e li presentava come persone "viventi secondo la domenica". In tale prospettiva il questo vescovo del primo secolo si domandava: "Come potremmo vivere senza di Lui, che anche i profeti hanno atteso?"

Fra le tante maniera con cui fin da ora possiamo fare esperienza della novità della resurrezione di Gesù nella nostra vita papa Benedetto nella sua ultima esortazione apostolica sull'Eucaristia ce ne propone una e dice: "La bellezza, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. La bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra."

Nella liturgia della Chiesa la bellezza si esprime sempre con una certa misura, ma non ci può lasciare indifferenti: sarebbe segno di uno spirito superficiale e grossolano.

E' la bellezza degli oggetti e delle vesti, la bellezza del canto, la bellezza di ritrovarci assieme nella festa e nella pace, la bellezza di poterci considerare fratelli e sorelle uniti dalla stessa fede al di là delle differenze e dei diffidenze, la bellezza dell'annuncio della resurrezione e della luce che dal Cielo arriva a riscaldare la terra.

Nella celebrazione eucaristica Gesù Cristo ci mostra come la verità dell'amore sa trasfigurare anche l'oscuro mistero della morte nella luce irradiante della risurrezione.

Allora dimostriamo con lo slancio della nostra partecipazione che nella Messa ci riuniamo per incontrare il Risorto con l'augurio che attraverso l'Eucaristia ricevuta degnamente e con fede facciamo esperienza della potenza della resurrezione di Gesù e che Egli trasformi anche la nostra vita come il mattino di Pasqua ha cambiato la vita delle donne che si sono recate al sepolcro e degli apostoli che a cui si è mostrato vivo e glorioso.

 

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