PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Cristo Sacerdote

don Daniele Muraro  

II Domenica di Avvento (Anno A) (09/12/2007)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,1-12

1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Oltre che essere Profeta e Re, Gesù è anche Sacerdote. "Colui che viene dopo di me, dice san Giovanni Battista nel Vangelo di oggi, è più forte di me... egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco".

Amministrare il battesimo è un gesto solenne, tipicamente religioso, liturgico. Quello che Giovanni il Precursore praticava ai margini del deserto, sulle sponde di un corso d'acqua di media portata, era solo un anticipo. Lui aveva incominciato, ma Gesù avrebbe portato a termine l'iniziativa.

In effetti il battesimo comandato da Gesù sarebbe stato del tutto diverso da quello di conversione del cugino Giovanni. È il battesimo della Chiesa, il primo dei sette sacramenti, che apre la porta alla vita di grazia.

Dal quarto Vangelo veniamo a sapere un particolare poco noto: all'inizio, per un breve tempo, mentre Giovanni si trovava a battezzare in un posto chiamato Ennon, anche Gesù battezzava in una località poco lontana.

Precisamente erano gli apostoli di cui Gesù si era circondato da poco tempo che imitavano direttamente il Battista e col loro modo di fare, ci dice il Vangelo, richiamavano quasi più gente che il Battista: Gesù lasciava fare. La cosa non durò a lungo. Giovanni fu imprigionato e Gesù partì per predicare. In realtà il vero battesimo portato da Gesù doveva ancora venire.

Prima Gesù avrebbe dovuto portare a termine il suo annuncio del Regno di Dio e solo sulla croce, e durante l'Ultima Cena, si sarebbe manifestata la sua qualità di sacerdote della nuova ed eterna alleanza.

La sua missione sarebbe culminata nel battesimo di sangue della Croce e nel battesimo di fuoco della Pentecoste. Perciò Giovanni Battista non sbagliava quando indicava in Gesù il vero protagonista che avrebbe inaugurato il Regno dei cieli.

Solamente per i suoi nuovi riti e per le sue celebrazioni definitive sarebbe stato necessario aspettare il compimento della Pasqua di morte e resurrezione. A quel punto il battesimo di Gesù sarebbe stato davvero efficace.

Chi andava da Giovanni a farsi battezzare diceva il desiderio delle folle di convertirsi e di farsi perdonare i peccati in vista dell'arrivo del Messia; il battesimo di Gesù fa partecipare veramente alla sua vittoria sul male del peccato e sulla morte.

Esiste quindi una continuità fra l'opera di Giovanni il Battista e quella di Gesù, ma non possiamo fare a meno di sottolineare le grandi differenze.

Tutto il brano di san Matteo di oggi è pieno di contrasti: all'aridità immobile del deserto si contrappone il fertile scorrere del fiume, allo scorrere dell'acqua che lava ma non arriva a purificare in profondità si oppone l'annuncio del fuoco che consuma le scorie e raffina i metalli, allo scarto della pula buona solo per essere bruciata viene contrapposto il raccolto del grano da conservare per scorta. Oltre la denuncia del male da estirpare Giovanni annuncia anche un cammino di conversione da iniziare ed egli sa che la sua voce costretta a gridare per farsi sentire presto avrebbe lasciato il posto al lieto annuncio della parola di Gesù.

Con la sua genuina semplicità e la sua irruenza Giovanni Battista rappresenta bene la distanza fra l'azione dell'uomo e la l'opera della grazia di Dio.

La stessa esperienza noi la possiamo vivere nella celebrazione del rito cristiano. Nella preghiera ufficiale della Chiesa che è la liturgia noi esprimiamo con gesti umani, sempre limitati e sproporzionati il grande evento della nostra salvezza.

E Gesù come ha fatto con il cugino Giovanni invece che sottolineare la differenza fra la mistero evocato e l'incerta espressione umana accoglie il nostro modo di fare e lo trasforma con la potenza della sua grazia.

Nei confronti di Gesù Giovanni Battista sapeva di esercitare un servizio: la sua preoccupazione era di preparargli la strada, ossia un popolo ben disposto, dopodiché Gesù si sarebbe dovuto affermare come protagonista ed egli stesso, Giovanni, si sarebbe eclissato.

Come abbiamo sentito in conclusione del Vangelo di oggi nei riguardi di Gesù Giovanni non si riteneva nemmeno degno dell'umile gesto di presentargli i sandali da calzare.

Anche nella Messa ad un certo punto noi riconosciamo la nostra indegnità di fronte alla grandezza di Dio: lo facciamo all'inizio con l'atto penitenziale, ma anche prima di accostarci alla comunione eucaristica.

Anche nei nostri confronti Gesù però non insiste nel sottolineare la distanza fra la sua santità e la nostra condizione di individui peccatori, ma assume il ruolo del mediatore fra Dio e l'uomo ed anche Lui non rifiuta la qualifica di servo. "Cristo è diventato servitore degli Ebrei per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei padri".

Tutta la liturgia è servizio di Dio, ma noi la viviamo uniti a Gesù il vero adoratore del Padre. È soprattutto nella preghiera che noi imitiamo i suoi sentimenti e non possiamo dire di pregare Dio e rendere gloria Lui con un solo animo e una voce sola, se prima non siamo uniti a Gesù Cristo che è l'ispiratore e la guida della nostra lode.

Nella liturgia vissuta bene noi esperimentiamo già quella pace promessa per tempi finali di cui parla la prima lettura.

Giovanni Battista si sforzava di attrarre verso il Messia prossimo a manifestarsi, quanta più gente possibile. La destinazione della persona di Gesù è universale. Ora noi costatiamo che si realizza la frase del salmo responsoriale: in lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutte i popoli lo diranno beato.

Al sacerdote ci si rivolge perché metta in contatto con Dio. Ma solo Gesù può fare questo. Ecco perché la profezia finale della prima lettura non ha perso di valore: in quel giorno la radice di Iesse, cioè il discendente del Re Davide si leverà come un punto di riferimento sicuro. Le nazioni lo cercheranno con ansia.

La qualifica di sacerdote perciò bene si attaglia a Gesù: Egli lo è perché su di Lui si è posato lo Spirito del Signore, lo è perché unica è la sua mediazione con Dio Padre, lo è perché offre la salvezza a tutti quelli che si rivolgono a Lui non respingendo nessuno, ma accogliendo tutti.

È ben giusto perciò che in questo tempo di Avvento guardiamo a Lui e da Lui ci facciamo ispirare e guidare nella nostra preghiera.

 

Ricerca avanzata  (54743 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: