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TESTO Incontro al Signore

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

I Domenica di Avvento (Anno A) (02/12/2007)

Brano biblico: Is 2,1-5 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Il testo di Isaia ci presenta il tempo di avvento come un cammino. Siamo chiamati a metterci in movimento, come proclama il responsorio del salmo odierno: "Andiamo con gioia incontro al Signore". Oggi ciascuno di noi nuovamente ascolta con gioia il lieto annunzio: "andremo alla casa del Signore!" (Sal 122,1).

Questo nostro itinerario presuppone però un precedente venire a noi da parte del Signore: "da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore" (v. 3). Questo pellegrinaggio della Parola tra i popoli ("il seminatore uscì a seminare", Mt 13,4 par) produce un movimento di risposta, per il quale i popoli a loro volta si mettono in cammino verso Gerusalemme.

C'è un cammino delle genti che è mettersi in ascolto e accogliere la parola e la torah. Tale cammino genera un altro cammino, che è la retta prassi, il concreto vivere la volontà di Dio: "Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (v. 2). Si tratta di vedere quel che è bene e di attuarlo. La liturgia chiede a Dio che il suo popolo "veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto" (orazione della I settimana del tempo ordinario).

Il segno concreto del compiersi di questo cammino sarà l'abbandono della violenza, della volontà di sopraffazione e asservimento dell'altro ai propri interessi, per dedicarsi all'edificazione, a far crescere la vita e moltiplicare la benedizione di Dio sulla terra (v. 4; cf. Gaudium et Spes 78).

C'è poi un cammino di Israele, chiamato a camminare "nella luce del Signore" (v. 5), a lasciarsi quindi illuminare da quella luce, per essere città posta sopra il monte che richiama le genti (cf. Mt 5,14 e Is 60,1-6, prima lettura nella festa dell'Epifania). Questo cammino nella luce significa concretamente lo stesso vedere il bene e viverlo, ma con la sottolineatura della forza di testimonianza e di richiamo che un simile cammino possiede: ogni volta che ci si lascia illuminare dal Signore si diviene a nostra volta luce per altri.

La colletta lega il tema del cammino a quello evangelico della vigilanza: "risveglia in noi uno spirito vigilante, perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore". Vigilare per camminare "da forza a forza" (cioè con energia sempre maggiore, Sal 84,7) verso il Signore Gesù, Parola e Legge fatta carne.

Signore, facci conoscere la strada da percorrere e guidaci nelle tue vie! (cf. Sal 143,8).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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