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TESTO Commento su Marco 7,1-8.14-15.21-23

don Daniele Muraro  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (03/09/2006)

Vangelo: Mc 7,1-8.14-15.21-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 7,1-8.14-15.21-23

1Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. 2Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate 3– i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi 4e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, 5quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

6Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:

Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

7Invano mi rendono culto,

insegnando dottrine che sono precetti di uomini.

8Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

14Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! 15Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».

21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, 22adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Il commento segue lo schema predisposto dall'autore per ogni anno liturgico, che potete trovare cliccando qui.

L'uomo si distingue dalle altre creature, non ragionevoli, come gli animali, perché è padrone dei propri atti mediante la ragione e la volontà. Qualunque azione compia, lo sappia o no, egli agisce sempre per un fine.

Lo scopo ultimo delle azioni umani è il raggiungimento della beatitudine. Su questo argomento si sono espressi pensatori e scrittori di tutte le epoche e le inclinazioni. Nella Costituzione americana è dichiarato il diritto alla felicità. Gesù nel Vangelo ha detto: "Se voi sapete queste cose, sarete beati se le metterete in pratica". Dunque si raggiunge la beatitudine mediante le opere.

Però ci sono azioni buone e azioni cattive: questo è il principio della moralità. Quello che fa buona o cattiva una azione è il soggetto stesso, a seconda di come sceglie i suoi obiettivi e di quali metodi si serve per raggiungerli.

Gesù nel Vangelo di oggi ci tiene a sottolineare questo punto: non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo. Non sono le cose con cui veniamo in contatto a cambiarci in profondità, ma le intenzioni.

Il richiamo di Gesù rimane attuale anche per noi: facciamo attenzione a quello che mangiamo, a quante calorie, quanti carboidrati, quanto colesterolo ingeriamo e non facciamo attenzione a quello che esce dalle nostre labbra. La bocca infatti parla dalla pienezza del cuore. Occorre dunque esaminare con attenzione il proprio cuore. Qui il cuore è inteso come il centro della persona: potremmo dire la nostra anima.

Dal cuore degli uomini, dice sempre Gesù nel Vangelo di oggi, escono le intenzioni cattive: esse vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo. Dal cuore dell'uomo vengono anche le disposizione buone: la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza, la fede, la speranza e l'amore. Dunque è importante tornare a riflettere sulle virtù e sui vizi.

"Fa' attenzione ai tuoi pensieri perché essi saranno le tue parole. Fa attenzione alle tue parole perché esse saranno le tue azioni. Fa attenzione alle tue azioni perché esse saranno le tue abitudini. Fa attenzione alle tue abitudini perché esse saranno il tuo destino." Questo è un detto della sapienza ebraica. E può servire da ottimo concentrato dei nostri ragionamenti.

Negli ultimi giorni che ha trascorso come Joseph Ratzinger l'attuale papa Benedetto ha evidenziato il costituirsi nella cultura moderna di una cosiddetta "dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie."

"La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da potenti ondate che l'hanno gettata da un estremo all'altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all'individualismo radicale; dall'ateismo ad un vago misticismo religioso; dall'agnosticismo al sincretismo e così via."

Dietro tutte queste correnti, affascinanti quanto forse misteriose per i più, sta sempre comunque un atteggiamento morale: qualsiasi filosofia di vita uno sposi non può scappare al problema del bene e del male o del giusto e dell'ingiusto.

La tentazione legata a tanta varietà di scelte e di atteggiamenti è quella di cedere alla provvisorietà: oggi mi va bene così, domani si vedrà. E' ben vero che l'uomo saggio è sempre pronto a migliorare il suo punto di vista; ma se non si sa in che cosa valga la pena di impegnarsi non si combinerà mai nulla di buono nella vita e si diventerà schiavi dei propri vizi. Il vizio infatti consiste proprio nel lasciarsi andare.

Uno scrittore francese si è fatto questo domanda: "Perché la morale cristiana ce l'ha tanto con i vizi e le cattive abitudini?" e ha dato la seguente risposta: "Essenzialmente per questo: perché sono delle schiavitù, perché, attentando alla libertà dell'uomo, attentano alla sua dignità."

Ogni azione infatti non lascia mai l'uomo quello che era prima: o lo migliora o lo peggiora. Se uno poi preferisce non agire non per questo sfugge alla regola, ma diventa automaticamente incline all'apatia e all'inerzia.

Dunque le nostre azioni sono come tanti mattoni con i quali costruiamo la nostra personalità. Una giro di mattoni ben connessi assicura stabilità alla casa, una intervallo di mattoni sistemati come capita compromette l'equilibrio anche del giro successivo.

Forse c'è un equivoco dal quale bisogna uscire: che sia meritorio solo quello che costa fatica. Liberarsi da un vizio costa senz'altro fatica. Però non si può dire che costi meno fatica il mantenerlo. Una buona parte delle sofferenze umane sono causate dal cattivo uso dei beni che Dio ha messo a disposizione: chi non sanno dominare i propri istinti si tormenta da se stesso con molti guai, non necessari e non previsti da Dio.

E' praticamente impossibile fare l'elenco completo di tutte le tragedie che potrebbero essere evitate all'umanità e al singolo dal mancato assenso alla passione che conduce al vizio: pensiamo alle guerre, ma anche a tante malattie; agli sprechi e agli inquinamenti.

Tutte le altre creature devono; solo l'uomo è l'essere che vuole. Ogni grande incendio parte da una piccola scintilla: tante volte per non gemere sulle rovine fumanti sarebbe bastato spegnere il fuoco finché era una piccola fiamma. Aver lasciato che prenda piede può voler dire essersi rovinati da soli. Se ogni anno estirpassimo anche un solo vizio, presto diventeremmo uomini perfetti. Questo però come vedremo non è possibile senza attivare la virtù corrispondente.

L'abitudine condivide il suo nome con l'abito. E' qualcosa che indossiamo e che però alla fine ci appartiene. Ci identifichiamo con esso. Alcuni vizi, soprattutto da giovani, si prendono proprio per questo motivo: come con l'abbigliamento, si seguono le mode. In questo senso coltivare la virtù significa dimostrare di avere carattere e indipendenza di giudizio. Ogni virtù infatti va controcorrente rispetto all'andazzo generale. Identica è la potenza che ci fa determinare per il bene o per il male: la nostra volontà. Invece l'abito che ha per oggetto il bene non è identico a quello che ha per oggetto il male.

Quanti abiti buoni, o buone abitudini abbiamo a disposizione nel nostro guardaroba? Chiediamocelo prima di uscire per qualsiasi impresa.

Le abitudini, come gli abiti tagliati su misura, richiedono tempo per essere perfezionate, ma poi rimangono nostre. Che abitudini vogliamo scegliere per affrontare le nostre giornate? Che abitudini abbiamo scelto? C'è sempre la possibilità di cambiare, ma come per cambiare vestito occorre trovare il tempo e il modo.

A quale sarto ci vogliamo rivolgere o ci siamo rivolti per i vestiti delle nostre abitudini? Siamo sicuri che sia il migliore in circolazione, fra tutti quelli possibili?

Per avere successo nella vita non basta avere stoffa: occorre sapere anche trovare una mano buona che sappia tagliare e cucire. Non permettiamo che siano le brutte pieghe a rovinare la stoffa della nostra personalità, ma rivolgiamoci con fiducia a chi può darci la gioia di rinnovarci interiormente ogni volta che ne abbiamo bisogno e con il nostro aiuto può renderci migliori e degni del destino che ci ha preparato.

 

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