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TESTO Vieni, Signore, a giudicare il mondo (325)

don Remigio Menegatti  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/11/2007)

Vangelo: Lc 21,5-19 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 21,5-19

In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».

10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

12Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. 13Avrete allora occasione di dare testimonianza. 14Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. 16Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; 17sarete odiati da tutti a causa del mio nome. 18Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. 19Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Ml 3, 19-20) ci fa incontrare Malachia, un profeta minore, il cui nome significa: "messaggero del Signore". Il messaggio di questo brano riprende un'immagine di Amos, che parla del "giorno del Signore", il momento, conosciuto solo da Dio, in cui si attuerà la giustizia voluta dall'Altissimo a favore degli oppressi. La giustizia di Dio sarà come un fuoco che brucerà i superbi e chi commette ingiustizie, estirpando per sempre la loro stirpe. Ovvero: il male sarà vinto in maniera definitiva e i giusti potranno godere della realizzazione della promessa di Dio.

Il vangelo (Lc 21, 5-19) ci presenta Gesù nel tempio di Gerusalemme mentre annuncia la distruzione del luogo centrale per la fede in JHWH (avvenuta poi il 16 agosto del 70 d.C.). La situazione si farà sempre più difficile, - dice Gesù - e tutto ciò può diventare occasione per accogliere la chiamata di Dio alla conversione. Non serve indagare sulla la data di questi avvenimenti – Gesù stesso afferma di ignorarla, in quanto conosciuta solo dal Padre – quanto piuttosto di lasciarsi convertire senza prendere paura perché Dio non smette di proteggere i suoi fedeli. Più che l'ansia della fine, è in gioco il senso della vita di fede. Si deve guardare vicino e non lontano; preparare il dopo con l'impegno attuale.

Salmo 97
Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
con la tromba e al suono del corno

acclamate davanti al re, il Signore.

Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,

esultino insieme le montagne.

Esultino davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia

e i popoli con rettitudine.

Riusciamo a comprendere il salmo che questa domenica lega la prima e la terza lettura – che parlano del "giorno del Signore" e il giudizio di Dio sulla storia –se partiamo dalla fine.

Di fronte a Dio che "viene a giudicare la terra" nasce l'invito ad esultare, perché il Signore "giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine". Il giudizio di Dio non è la condanna senza riserve di un potente arrabbiato con i suoi sudditi, ma la lettura della storia da parte di un Padre buono che ha mandato il suo Figlio non per condannare, bensì per salvare il mondo. È un Dio che vuole il bene delle sue creature e gioisce per la loro salvezza. Giustizia nel linguaggio biblico significa fedeltà di Dio al suo progetto.

Per questo l'uomo è invitato a cantare "inni al Signore con l'arpa" e "con suono melodioso; con la tromba e al suono del corno". Al canto di gioia del popolo eletto – primo destinatario del messaggio del salmo – è aggregata anche la creazione e tutta la popolazione del mondo: "il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne". Una lode senza confini perché il giudizio finale mostrerà la misericordia sconfinata di Dio, e la stessa creazione metterà in luce il progetto di amore in cui è stata pensata.

Un commento per ragazzi

Non so adesso, ma quando andavo a scuola si doveva fare i conti con interrogazioni e verifiche "a sorpresa". Nessuno si aspettava che l'insegnante scegliesse proprio quel giorno per valutare il grado di preparazione della classe. Come si reagiva a queste "sorprese"? Dipende! Dipende dal fatto di aver studiato oppure no. Chi studiava tutti i giorni, mantenendosi sempre "alla pari" con la spiegazione forse non aveva da preoccuparsi; come invece accadeva più probabilmente per chi studiava solo negli ultimi giorni, prima del compito o quando sapeva con certezza di essere interrogato.

Il "giorno del Signore" – qui non si tratta della domenica, la pasqua settimanale – nell'idea di Amos e poi di Malachia, è un giorno che non si trova segnato sul calendario della storia. Non è conosciuto e nessuno può fare calcoli per trovarsi preparato proprio in quella occasione. Sarà un giorno speciale, ma potrebbe essere di gioia e di festa, oppure di sofferenza e segnato dal pianto. Dipende! Dipende solo da noi. I "superbi e tutti coloro che commettono ingiustizie saranno come paglia" mentre per i "cultori del mio nome" – dice il Signore attraverso il suo profeta – "sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia". Chi vive amando Dio e i fratelli viene confermato nelle sue scelte; chi invece fa il male e non tiene in alcun conto la promessa di Dio, avrà motivo di soffrire a causa delle sue scelte negative.

Verrebbe la curiosità di sapere quando. Gesù mette in guardia anche i suoi amici di non preoccuparsi di conoscere questo tempo, neppure davanti a fatti che potrebbero fungere da "segni" dai quali comprendere la data di questo avvenimento. I fatti possono solo stimolare l'impegno; ciò che conta è che quando accadranno queste cose possiamo guardare con fiducia al Signore, come alunni che hanno studiato e sono sempre pronti alla verifica.

Anche perché chi studia solo per superare l'interrogazione, presto dimentica quel poco che ha imparato; mentre chi si applica costantemente sarà certamente più sicuro e stabile nella conoscenza. Un esempio più vicino allo sport: allenarsi il giorno prima della gara o con un ampio anticipo non produce lo stesso risultato. Conosciamo bene la differenza tra avere degli amici fidati e vicini tutto il tempo dell'anno, oppure chi si fa vicino solo in occasione della festa di compleanno, o di qualche altra occasione per godere "gratis" della nostra ospitalità. Gesù non cerca come amici quanti sono solo preoccupati di salvarsi all'ultimo istante, per non finire all'inferno. Lui desidera amici che vivano costantemente – o almeno quanto possibile – le sue parole; non ci vuole preoccupati unicamente del paradiso, quanto invece attenti a vivere il suo messaggio di salvezza e realizzare nella nostra vita la sua proposta d'amore. Il paradiso comincia anche in questo mondo, quando noi viviamo secondo la Parola di Gesù, realizzando il suo progetto. Amare Dio con tutto il cuore, la mente e le forze, e amare il prossimo come se stessi non è una password per accedere al secondo livello, il paradiso, quanto il segreto – ma per nulla nascosto – per vivere felici ed essere "beati", secondo la proposta del Maestro. Anche adesso, qui, in questa nostra vita quotidiana. Il Paradiso è già aperto a chi lo cerca.

Certo, non siete preoccupati della fine della storia, del giudizio universale, di cose che sembrano lontane nel tempo e soprattutto fuori dal vostro orizzonte di ragazzi. E avete ragione. È quello che pensa anche Gesù, che ci ricorda che non devono essere i segnali di una possibile fine a farci "mettere la testa a posto" per la paura di una possibile condanna, senza appello per giunta.

Anche Gesù ci invita a vivere bene...perché ha valore e gusto una vita vissuta secondo il meglio delle nostre possibilità, seguendo il suo Vangelo che non vuole essere un "manuale per gestire le emergenze" quanto invece una bella notizia sulla vita. Su questa vita prima di tutto; la vita quotidiana, normale, fatta di scuola (accidenti!), di gioco (già meglio!), di amicizia (adesso ci siamo), di famiglia (ok anche per questa). Una vita vissuta al meglio di noi stessi per dare a chi ci sta vicino una gioia grande. Una gioia che non andrà distrutta, anzi portata al massimo delle nostre attese.

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, tu sei "principio e fine di tutte le cose", tu "raduni tutta l'umanità nel tempio vivo del tuo Figlio". Ti chiediamo: "fa' che attraverso le vicende, lieti e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita" Lo chiediamo insieme con il nostro Signore Gesù Cristo, luce che illumina il nostro cuore.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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