TESTO La gloria di Dio è l’uomo vivente (323)
don Remigio Menegatti Parrocchia di Illasi
XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/11/2007)
Vangelo: Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Sap 11, 22-12, 2) loda la grandezza di Dio messa in confronto con la creazione: "tutto il mondo davanti a te è come il pulviscolo sulla bilancia". Grandezza che si manifesta soprattutto nel perdono, frutto dell'amore divino per tutte le creature. A partire dalla creazione e soprattutto con la storia della salvezza, Dio si è legato intimamente a tutte le sue opere, in cui infonde il suo "spirito incorruttibile". Il castigo è solo una possibilità offerta al peccatore per portarlo al pentimento e quindi alla salvezza, che si manifesta nel credere nel Signore, rispondendo con amore alla sua proposta.
Il vangelo (Lc 19, 1-10) mostra nei gesti di Gesù il concretizzarsi dell'annuncio fatto nel libro della Sapienza. Zaccheo è un pubblicano, esattore delle tasse romane, arricchito con i soldi sottratti ingiustamente ai poveri. Gesù, passando per Gerico, lo vede e lo chiama, facendosi invitare a casa sua. La chiamata trova subito una gioiosa risposta, che matura in un solenne impegno di Zaccheo per riparare il male compiuto. Gesù conferma che la sua presenza è causa di salvezza, perché il giudice universale, ovvero "il Figlio dell'uomo" "è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto".
Salmo 144
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome.
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.
Manifestino agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Il salmo esprime la lode del credente che ha sperimentato le qualità del Signore e ha provato nella sua vita quanto è grande. Un credente che si impegna con Dio a "benedire il tuo nome in eterno e per sempre".
Il "nome di Dio" riassume le sue caratteristiche richiamate subito dopo: "paziente e misericordioso", "lento all'ira e ricco di grazia, buono verso tutti" per cui "la sua tenerezza si espande su tutte le creature". Dopo un invito alla lode si aggiunge una nuova qualità di Dio: "sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto". Dio non segue solo i buoni, fedeli alla sua legge, ma è attento e aiuta quanti rischiano di allontanarsi per la loro fragilità. Il vangelo di questa domenica parla di uno che è lontano dalla fedeltà, ma ugualmente oggetto dell'attenzione premurosa di Gesù. Infatti anche lui, come il Padre, è "lento all'ira e ricco di grazia".
Chi loda il Signore invita ad unirsi a lui anche le opere della creazione – "tutte le tue opere" – e in particolare "i tuoi fedeli", che sono chiamati a dire la "gloria del tuo regno" e a parlare agli altri "della tua potenza" per suscitare la fede in chi ascolta.
Un commento per ragazzi
Se non è mai capitato direttamente a noi, forse abbiamo assistito ad una scena del genere, o comunque possiamo con una certa facilità immaginarla. Una telefonata che sembra arrivare improvvisamente, ma in realtà attesa e desiderata, un veloce comunicazione ci pone subito in agitazione. Di corsa in camera, buttiamo qualcosa in una borsa, corriamo un po' avanti e indietro in casa, suscitando le domande e magari anche le battute dei familiari. Poi finalmente il rumore di un'auto che si ferma davanti alla nostra casa, suona il campanello, e siamo già in strada per iniziare una bella avventura.
Chi ci sta attorno può provare meraviglia, accompagnata da gioia, se ha compreso e condivide il motivo della nostra fretta e la meta – ma soprattutto la compagnia – del nostro viaggio. Altri potrebbero risultare solo curiosi, preoccupati di capire il motivo di tanta agitazione. Altri infine, chissà per quali inconfessabili motivi, avvertono fastidio e manifestano contrarietà per ciò che ci sta accadendo.
Somiglia in parte alla vicenda di Zaccheo; un ebreo, funzionario delle tasse per i Romani, uomo ricco e odiato perché collabora con gli invasori e sfrutta il suo popolo – i poveri in particolare – per arricchirsi. Un uomo forse "in ricerca di fede", forse solo curioso: sale su una pianta lungo la strada che attraversa l'oasi di Gerico; gesto poco indicato per uno che dovrebbe mantenere un certo contegno. Voleva vedere Gesù – ci dice Luca – magari senza esser visto. Il primo obiettivo funziona; non così il secondo. Gesù lo vede – forse lo stava pure cercando – e lo osservano anche i suoi compaesani mentre scende dal sicomoro, e si avvia verso casa con il Maestro di Nazaret. La meraviglia dei suoi "vicini" diventa critica e disprezzo, che non risparmia neppure Gesù: "è andato ad alloggiare da un peccatore!" dicono, mormorando contro quella nuova coppia di amici. Stessa accusa in Lc 15, 1 – 2.
Lontani dagli occhi e dai commenti della gente di Gerico, Gesù e Zaccheo entrano in piena sintonia: l'esattore delle tasse manifesta subito con un impegno serio di cambiamento: restituire quattro volte tanto quello che ha rubato, e dare metà dei suoi soldi ai poveri. La prima parte era una regola precisa: il furto doveva essere risarcito moltiplicando per quattro il valore di quanto è stato sottratto. Zaccheo vuole ricominciare, riprendere da capo e con criteri nuovi la sua vita. Vuole tornare ad essere una persona giusta, fedele a Dio e alla sua Alleanza. Gesù coglie e conferma questa nuova disponibilità, e sembra suggellare la nuova nascita di Zaccheo: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". È lui stesso "la salvezza", il salvatore dei figli di Abramo e di tutti gli uomini. Gesù rende viva e realizza la promessa contenuta nel libro della Sapienza, mostrando la verità dei sentimenti che Dio nutre ed esprime verso il suo popolo e ogni sua creatura. La fedeltà di Dio si esprime verso chi non è altrettanto fedele. Non è rapporto alla pari, dove l'uomo compie esattamente e stabilmente quanto il Signore gli propone per la sua felicità. È un rapporto decisamente fragile, almeno per quanto riguarda l'uomo, ma che il Signore riesce a rendere estremamente solido e definitivo.
Il vangelo è "la bella notizia" dell'amore di Dio per gli uomini. Pagine come questa sono il cuore del vangelo stesso; una notizia che ci apre alla speranza. Possiamo sempre sperare, anche se ci riconosciamo peccatori e fragili, instabili e forse anche poco fedeli. Possiamo sperare non perché Dio sia disposto a chiudere un occhio sulle nostre mancanze, quanto piuttosto perché apre i nostri occhi per riconoscere il suo amore che parte non dalla nostra risposta, più o meno fedele, quanto dalla serietà del suo amore.
Una pagina da meditare quando ci prepariamo alla celebrazione della Riconciliazione, perché non emergano solamente i nostri peccati, quanto piuttosto il suo amore. Noi siamo preoccupati di "confessare" le mancanze. Dovremmo confessare – cioè scoprire e annunciare – soprattutto la fede in Dio, che è alla base di tutto, e poi, una volta riconciliati, dire il grazie per il perdono ottenuto. Proveremo la stessa gioia di Zaccheo, amato da Dio.
Un suggerimento per la preghiera
"O Dio," la tua parola ci ha annunciato "che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto". Pieni di speranza ti chiediamo: "rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo". Lo chiediamo a te, che continui a venire nella nostra casa per colmarci di gioia.