TESTO Il killer
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XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/10/2007)
Vangelo: Lc 18,1-8
In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
"La legge è uguale per tutti", ma molto spesso non sono uguali i tempi della sua applicazione.
I ritardi e i rimandi sono proverbiali ed è per questo che anche il Maestro ne parla con un pizzico di delusione, invitando all'insistenza.
C'è sempre chi scavalca, chi escogita scorciatoie, chi ha conoscenze influenti e chi invece con le proprie forze tenta disperatamente di ottenere giustizia.
Il tempo passa veloce sulla testa degli impotenti e degli indifesi. Gli anni non contano per chi non conta niente. Giustizia è fatta per quelli che contano soldi, prestigio, importanza, cariche e onorificenze.
Sembra che non si difenda l'uomo, ma la sua proprietà o la sua notorietà.
Nel nostro buon cuore abbiamo inventato i difensori d'ufficio, ma, spesso, sono latitanti più del reo o disinteressati più del nemico.
Da qualunque parte ti rivolgi, se non hai conoscenze, dopo aver fatto una lunga e penosa fila, trovi sempre che hai sbagliato sportello. La paziente e silenziosa attesa non commuove più nessuno. Se non hai un avvocato intraprendente giri inutilmente da un'aula all'altra senza la speranza di trovare ascolto.
Sarà così anche con Dio?
Dal racconto di Gesù sembra che anche con Lui le cose stanno alla stessa maniera: insisti, sii costante, si stancherà e ti esaudirà!
Bella consolazione!
E' ingiusto! Povero in canna e maltrattato tra gli uomini, altrettanto povero e insignificante con Dio?
"Non mi deludere anche tu, Signore, ti prego! Fammi giustizia! Altrimenti a che serve che mi rivolga a te?"
Ma quale giustizia chiedo a Dio? Quella umana? E oso chiederla a Lui che ha invitato gli uomini a superare quella pur rigida degli Scribi e Farisei?
Forse la giustizia che chiedo è che si sporchi le mani al posto mio o è un affidarsi al suo saper fare? E' fiducia nel suo operato o è volere soddisfazione a poco prezzo, come assoldessi un killer, magari solo con una preghierina?
Mi rivolgo a Lui come all'ufficio reclami per il rimborso!
E' comodo un Dio che rimette le cose a posto, restituisce la refurtiva, bacchetta il ladro, fa morire il delinquente, dissangua il parassita e taglia le teste inesorabilmente.
La legge del taglione, abrogata da tempo tra gli uomini, vorremmo che continuasse ad esercitarla dall'alto. E' questa non è fiducia in Dio, ma è fiducia che realizzi quello che io desidero.
Ora capisco perché il passo del Vangelo si chiude con una strana domanda: "Quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?" o troverà degli uomini che avranno assoldato Dio per ottenere quello che loro stessi non sono capaci di fare o non vogliono fare? Invochiamo la sua giustizia o la nostra?
Se invochiamo la sua e abbiamo fiducia nella sua, chiediamoci quale essa sia.
Giusto è colui che agisce come insegna e opera Dio, il Giusto. E Dio non giudica e condanna senza aver prima amato in maniera straordinaria anche il malfattore, attirandolo a sé. Se quindi chiediamo la sua giustizia, noi chiediamo che lo ami e lo converta.
La preghiera insistente verrà di certo esaudita e anche velocemente perché Dio intraprende subito l'opera di conversione del malfattore. A noi sembra che ritardi perché la conversione è sempre molto lenta e, sinceramente, avremmo preferito una sbrigativa esecuzione.
E la preghiera insistente e costante serve anche per ottenere il cambiamento del modo di concepire la giustizia da parte di chi prega e liberarlo dalla legge del taglione e, semmai, dall'animo vendicativo.
La giustizia divina non è una bilancia in perfetto equilibrio, è sempre a buon peso, per ottenere due risultati: la conversione del peccatore e il superamento della giustizia umana.
Sarebbe un guaio serio se ottenesse solo la prima, rischiando di capovolgere la situazione del credente che, pur invocandola da Dio, si tira fuori dai suoi canoni.
So che sei deluso, credevi di trovare un giudice che ti desse soddisfazione. Ti ha ascoltato ed è già all'opera!
Per Lui la vera giustizia è la conversione del reo. La miglior vendetta è il portarlo a riconoscere l'errore.
Forse, se avessi saputo non ti saresti rivolto a Lui!
Adesso sai, e cosa fai? Ti fidi o preferisci ancora la tua giustizia?