TESTO Tutti missionari
XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/10/2007)
Vangelo: Lc 18,1-8
In quel tempo, Gesù 1diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 4Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Oggi, tutta la Chiesa, in ogni parte del mondo, celebra la GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE. E così il S. Padre, nel Messaggio intitolato "Tutte le Chiese per tutto il mondo", scrive:
"In occasione della prossima Giornata Missionaria Mondiale vorrei invitare l'intero popolo di Dio - pastori, sacerdoti, religiosi e religiose e laici - ad una comune riflessione sull'urgenza e sull'importanza che riveste, anche in questo nostro tempo, l'azione missionaria della Chiesa. Non cessano infatti di risuonare, come universale richiamo e accorato appello, le parole con le quali Gesù Cristo, crocifisso e risorto, prima di ascendere ai cielo, affidò agli apostoli, il mandato missionario:"Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato... Ecco io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine atti mondo" (Mt 28, 19-20)".
Viene spontaneo chiedersi: chi Dio 'manda ad evangelizzare'? In altre parole, chi sono 'i missionari' in ogni tempo e soprattutto oggi? A chi si rivolge Gesù? Dove è oggi il campo della missione: solo nei Paesi che non sono ancora venuti a conoscenza del Vangelo e, quindi, della loro chiamata alla santità ed alla felicità del Cielo, o anche tra di noi? Sorge spontanea la domanda: noi, che ci chiamiamo cristiani, siamo 'terra di missione' o popolo missionario?
Sarà colpa di tanti fattori, della Chiesa, che non ha saputo trovare i modi per evangelizzare, o della famiglia, o... di tutti!
Certo si respira un aria di completa 'ignoranza della Parola del Vangelo', tanto che nasce il dubbio: non saremo forse noi da evangelizzare?
Un caro amico missionario mi confessò un giorno: "Quanta poca fede c'è tra voi, al contrario della mia gente, in missione, che, non solo crede e sa a Chi crede e quale impegno contiene la fede, ma per la quale credere è grande festa: festa di una vita con Cristo!" Ho avuto vicino a me, durante il terremoto dell'Irpinia, un meraviglioso giovane comboniano, che sprizzava gioia da tutti i pori ed aveva un grande desiderio: andare in missione.
"Che ci faccio qui? - ripeteva spesso - La gente non desidera conoscere Dio, come ce lo presenta Gesù nel Vangelo". Fu accontentato. Andò in missione in Brasile. Si mise subito dalla parte dei poveri e fu ucciso dopo poco tempo. Si chiamava Padre Lele.
"Essere cristiano" e per di più chiamato a "essere missionario" - per lui - era comunicare la gioia, che definiva "missione di Dio", portarla e donarla a chi non la conosceva.
Paolo VI, vero appassionato di Cristo, cosi ci 'provoca' ed annuncia: "Se io domandessi agli uomini del nostro tempo: chi ritenete che sia Gesù Cristo? Come Lo pensate? Ditemi: chi è il Signore? Chi è questo Gesù che noi andiamo predicando da tanti secoli e che riteniamo, ancora più necessario della nostra vita, annunciarLo alle anime? Alla domanda, alcuni, molti, non rispondono, non sanno che dire. Esiste come una nube - e questa è opaca, pesante - di ignoranza che preme su tanti intelletti. Si ha una cognizione vaga di Cristo, non Lo Si conosce bene: si cerca, anzi, di respingerLo. Al punto che all'offerta del Signore di voler essere, per tutti, Maestro e Guida, si risponde di non averne bisogno e si preferisce tenerLo lontano. Quante volte gli uomini respingono Gesù e non lo vogliono sui loro passi, lo temono più che identificarLo e amarLo. C'è persino chi urla contro Cristo: "Via!" - è il grido blasfemo della croce! - Non c'è posto per Iddio, né per la religione: si affannano a cancellare il Suo Nome e la Sua Presenza. Tale è il contenuto di questo laicismo sfrenato che incalza fino alle porte delle nostre chiese e che in tanti Paesi, ancor oggi, infierisce.
Noi, che ci diciamo di Cristo, abbiamo questo grandissimo e dolcissimo Nome da ripetere a noi stessi; noi che siamo fedeli; noi che crediamo in Cristo, ma...noi sappiamo bene chi è? Sapremo dirGli una parola diretta ed esatta; chiamarLo veramente per nome: chiamarLo Maestro, Pastore; invocarLo quale Luce dell'anima e ripeterGli: Tu sei il nostro Salvatore? Sentire che Lui è necessario e noi non possiamo fare a meno di Lui, è la nostra gioia, felicità, promessa e speranza, la nostra Via, Verità e Vita?
Gesù è 'un tabernacolo di amore', è l'Uomo che porta dentro di sé l'ampiezza del cielo, è il Figlio di Dio fatto uomo, è il miracolo che passa sui sentieri della nostra terra" (Paolo VI, 14 marzo 1964).
In queste parole di Paolo VI c'è davvero la passione che lui, come tutti i veri discepoli, sentono e vivono. È la passione che spinge tanti a rispondere alla chiamata di Dio di andare là dove Dio non è conosciuto e quindi amato: i nostri missionari.
Commuove la loro 'passione' di 'andare' e portare la conoscenza di Gesù ai confini della terra, a volte con il rischio della propria vita, come per Padre Bossi o don Santoro e quanti altri... interessa portare il Vangelo più che la propria sicurezza o il proprio agio. Non ci siamo mai chiesti perché, quando i missionari tornano tra di noi, per un momento di riposo, si sentono a disagio nel respirare la nostra 'aria'?
Forse perché è un'aria di benessere, che tante volte ha lambito, se non invaso totalmente, le nostre case e,...anche i nostri cuori, diventando 'aria di sufficienza', ma senza Dio? Ritornano tra di noi e...già desiderano tornare tra 'i loro cristiani'.
Raccontano l'adattamento al clima e ai costumi, le difficoltà della loro gente, anche solo a sopravvivere, ma, soprattutto, la fede dei loro villaggi, la gioia delle comunità, che stravolgono tutte le nostre false sicurezze.
Mi scrive un innamorato della sua missione in Perù: "Che bello stare con questa gente, semplice, cordiale, senza i capricci del nostro benessere, ma con tanto spazio all'amore e all'accoglienza di Gesù! Che bello celebrare con loro la S. Messa, tutto un canto di gioia, come toccassero il cielo... e sono privi di tutto! Quando spieghi il Vangelo ti stanno a sentire con uno stupore, simile a quello che noi proviamo di fronte a un'opera d'arte, anzi di più".
E' lo stesso missionario, come tanti altri, che anche descrive le incredibili situazioni di povertà: Ogni giorno è una lotta per la vita. E chiede un sostegno perché, vedendo troppi bambini esposti ai disagi, senza cure, vorrebbe 'mettere su' un piccolo centro che li accolga.
La gioia di 'entrare nella conoscenza di Dio' manca in molte nostre famiglie, dove, troppe volte, è calato il silenzio su Dio e così si rischia di essere cristiani solo nel nome.
Forse la missione dovrebbe proprio cominciare dalle nostre famiglie.
Vi confesso che, quando ero piccolo, ero affascinato dalle missioni e sognavo viaggi e prediche nelle missioni. Avevo 10 anni. Una passione che non ho mai perso, trovando la mia gioia, ancora oggi, nel 'continuare ad andare ovunque' e aprire il Vangelo alla gente. Per me è sempre grande festa.
Una sera, chiamato a parlare in una cittadina, considerata indifferente a certe problematiche dagli stessi organizzatori, vennero tantissimi a sentire. Il tema era una vera provocazione: "Cristo è la sola Via, Verità e Vita". Parlai per più di un'ora. Quando tentai di licenziare il numeroso pubblico, uno espresse il desiderio di tutti: "Continui, Padre, non ci mandi via. Fuori davvero sentiamo il buio della vita, qui abbiamo visto la luce che desideriamo e, forse, non abbiamo il coraggio di cercare". Tornai dopo due anni. Tornarono tutti e...di più! "Non si può fare a meno di Dio - mi dissero - è la Luce della vita e senza di Lui ci accorgiamo che gli occhi servono a nulla". Forse, tante volte, anche noi sacerdoti non sappiamo trovare le vie o il modo appassionato di annunziare il Vangelo.
Ma dobbiamo tornare tutti al V angelo, a cominciare da noi, dalle famiglie, a quanti dicono di amare l'uomo. È quello a cui ci esorta il grande evangelizzatore, S. Paolo, scrivendo a Timoteo: "Carissimo, rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso e che fin dall'infanzia conosci le Sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, esorta con ogni magnanimità e dottrina" (2 Tim 3, 14).
Accogliamo il grido di Gesù, nel Vangelo di oggi, Giornata Missionaria Mondiale, che fa davvero riflettere: "Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?", suggerendo anche, nello stesso brano, "la medicina da prendere": "Pregate sempre senza stancarvi" (Lc 18, 1-8).
E non manchiamo di 'farci vicini', tutti, con la nostra generosità, ai missionari, perché possano mostrare l'amore del Padre verso i poveri tra cui vivono, usando delle nostre mani, e... preghiamo con le parole di Madre Teresa di Calcutta:
"O Signore, fa' sì che ogni uomo sulla terra conosca la Bibbia. Suscita in loro la fame della Tua Parola e lascia che questa sia il nostro pane quotidiano. Fa' che quanti sanno leggere, guardino al Vangelo con i propri occhi, mentre quanti non sanno leggere, incontrino altri che leggano per loro".