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TESTO La misura massima: un granellino di senapa

don Maurizio Prandi

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/10/2007)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Una richiesta percorre il vangelo di oggi, richiesta che per alcuni può diventare un grido ogni qualvolta la vita ci fa provare una effettiva piccolezza o in qualche modo un certo smarrimento: Aumenta la nostra fede! Penso che provare questo senso di piccolezza e questo senso di smarrimento sia già una grazia, perché riconosco che spesso nulla mi tocca, nulla mi scalfisce e io vivo tranquillo...

Tornando al vangelo di domenica scorsa davvero preferisco la cecità allo sforzarmi di guardarmi un po' intorno per non lasciarmi toccare, per non interrogarmi, per non dare svolte significative alla mia vita. Un tempo di grazia allora questo, passato qui a Cuba, perché ti restituisce la dimensione giusta della vita, la dimensione giusta della tua vita, che non è certo la dimensione della onnipotenza o della grandezza, bensì quella del granellino di senapa. Credo che questa sia anche la dimensione giusta della Chiesa, che potrà dare i frutti desiderati dal Signore solo nella misura in cui saprà sempre partire dalla consapevolezza della povertà a cui è chiamata, dalla consapevolezza della piccolezza a cui deve essere fedele e dalla consapevolezza della in-utilità (ovvero della gratuità, del senza-utile) con cui è chiamata a servire gli uomini e le donne del nostro tempo.

La fede allora, come tema che percorre la Liturgia della Parola di questa domenica... mi piace la richiesta dei discepoli anche se a prima vista potrebbe un po' disturbare, perché si sa che la fede non è una questione di quantità. La fede non è questione di quantità perché non si tratta di misurarla... se la misuri corri il rischio di misurare anche quello che fai all'interno della comunità, e la piccola parabola dei servi inutili va proprio nel senso contrario a questo. Se il criterio del mio discepolato è la quantità, allora sarò solo capace di rivendicare diritti e posizioni all'interno della comunità presentando come credenziale tutto quello che ho fatto... di più... se il criterio è quello della quantità sarò capace solo di misurare quello che fanno (o non fanno) gli altri. Mi pare il modo migliore per fare terra bruciata attorno a me e per rimanere solo.

Ripeto, mi piace la richiesta dei discepoli, perché parte dalla consapevolezza di un limite, di una povertà... richiesta che non domanda una soluzione, ma è espressione del desiderio di essere abilitati a cooperare con Dio, espressione del desiderio di partecipare al Suo disegno, espressione del desiderio di responsabilità all'interno della comunità... ricordo che alle domande del vescovo, il giorno dell'ordinazione diaconale, io e i miei amici abbiamo promesso alla fine: Sì, con l'aiuto di Dio... e questo si ripete anche nell'ordinazione sacerdotale ed episcopale... con l'aiuto di Dio, come dire: Aumenta la mia fede!

I discepoli fanno questa richiesta a Gesù subito dopo il suo invito a perdonare fino a sette volte a giorno il fratello che pecca... chiedendo la fede, mostrano così di aver capito che il perdono non è solo un gesto di etico ma è dono dello Spirito Santo, irruzione del Regno di Dio nella storia degli uomini... mostrano di aver capito che la comunione nella comunità cristiana è possibile solo grazie alla fede, al far regnare la signoria di Dio... mostrano anche di aver compreso che la fede è dono che trova nel Signore stesso la sua origine e la sua fonte (Enzo Bianchi). Mi pare di poter aggiungere che alle volte, sulla fede, si fa un discorso un po' facilone e si cerca anche impiantarla, trapiantarla... della fede, sia la mia fede o quella degli altri, io non sono padrone... la fede non la posso imporre, la posso solo accogliere con gratitudine e nutrirla con la preghiera...

E' bello allora quanto è scritto nella prima lettura: di fronte alla violenza, all'oppressione, all'iniquità, alla rapina, il giusto vivrà per la sua fede... è il contenuto della visione che Dio chiede di scrivere ed incidere bene... come dire sottolineala mille volte, che sia scritta per sempre dentro di te, non dimenticarla mai... ogni domenica ci ritroviamo non per assolvere semplicemente un precetto, ma per scrivere nei nostri cuori e nelle nostre vite la visione che è la visione di Dio, che è il suo sogno, che è il suo desiderio. Mi pare di ricordare le parole di don A. Casati: I nostri occhi vedono quello che vede Dio... ci è chiesto di credere agli occhi di Dio e gli occhi di Dio gioiscono nel vedere che il bene trionfa', che l'amore crocefisso vince per sempre la morte, gli occhi di Dio vedono che c'è un uomo giusto che non ricorre alla forza perché si fida del Padre...

Se aveste fede quanto un granellino di senapa... ci viene consegnata questa immagine, quella del seme più piccolo che c'è... e in altra del vangelo si dice: il regno dei cieli si può paragonare ad un granellino di senapa... Che bello! La nostra fede ha nel granellino di senapa la stessa dimensione del regno di Dio. La dimensione del granellino di senapa non quindi la dimensione minima richiesta, ma la dimensione massima richiesta... più del granellino non si può, perché così è il regno dei cieli... pensavo a questo sempre in questi giorni, dove si aprono comunità a due ore di camion da dove si risiede e dove parlando con una donna questa ci diceva: mi dà allegria il vedervi, erano quarantacinque anni che vi aspettavo... l'ultimo prete è passato di qui quando avevo otto anni. Un granellino quella comunità, di quattro o cinque persone, un granellino questa chiesa, che non pretende di risolvere ma desidera soltanto condividere, ascoltare insieme a queste persone la Parola di Dio.

 

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