TESTO La curiosità di Zaccheo....
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/11/2007)
Vangelo: Lc 19,1-10
In quel tempo, Gesù 1entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
L'episodio di cui alla pagina del vangelo di oggi mi fa ricordare un avvenimento singolare che mi interessò quando da pochissimi mesi aveva preso forma in me l'idea del sacerdozio, questa tuttavia ancora pallida e velleitaria: ancora adolescente e privo di ogni istruzione religiosa specifica e di accompagnamento spirituale, per niente avvezzo al linguaggio religioso e alla vita ecclesiastica e lontano dal frequentare i preti (eccetto che per la Messa domenicale) venni a sapere che dopo un lungo periodo di chiusura per ristrutturazione veniva riaperto il seminario della Diocesi a cui appartenevo. Sebbene non avessi conoscenza alcuna di sacerdoti, seminaristi e altre persone del posto, volli prendere parte alla cerimonia di inaugurazione che prevedeva la Celebrazione Eucaristica solenne presieduta dal Vescovo a cui faceva seguito il ricevimento nei locali del seminario ristrutturato. Al termine dalla funzione, uscendo dalla cattedrale mi trovai nel mezzo di una poderosa turba di gente che si accalcò subito davanti al portone del nuovo edificio facendo pressione per entrarvi; ero del tutto spaesato e mi chiedevo se la mia presenza ivi non fosse inopportuna visto che non avevo mai avuto relazioni con le persone del luogo, laici o ecclesiastici che fossero. Vidi che un giovane sacerdote, che poi identificai con il vice rettore del seminario, tratteneva a stento la folla in mezzo alla quale io mi trovavo, disciplinando non senza difficoltà tutta quella massa di gente; improvvisamente questi mi notò da lontano e, dopo avermi avvicinato, quasi a bruciapelo mi domandò: " Tu come ti chiami?"
Mi prese subito in disparte e mi propose immediatamente un itineario di formazione con un gruppo giovanile del seminario che mi porterà a coltivare progressivamente la vocazione al sacerdozio attraverso le tappe della frequenza della parrocchia, la direzione spirituale, la preghiera, la Messa quotidiana; da qui maturerà poi l'ingresso in seminario e la successiva scelta di vita religiosa. Oggi penso che se non avessi avuto quell'incontro probabilmente non mi sarei deciso a lanciarmi nell'esperienza seminaristica, considerando la titubanza che mi caratterizzava di fronte agli ambienti ecclesiastici che erano per me un'incognita...
Vi è un connubio fra l'abitudine dell'uomo a procedere con le proprie forze nel tentativo di cercare il suo posto nel mondo cercando il senso della propria esistenza (vocazione) e l'accorrere immediato di Dio che in Cristo si pone come il senso unico dell'esistere e il fondamento di ogni vocazione. Se l'uomo si interroga sul suo progetto di vita dando a se stesso delle risposte che scaturiscono dalla proprie connvizioni, Dio si mostra come il fautore e il garante di ogni progetto. Più generalmente, Dio si fa trovare dove l'uomo mai si aspetterebbe di trovarlo. Dio ci si rende vicino egli medesimo e non manca di mostrare egli stesso, attraverso gli eventi della nostra vita, la direzione che siamo tenuti a seguire e l'orientamento esatto del nostro itinerario di vita.
Questo per il semplice fatto che Lui ama l'uomo e lo cerca egli stesso continuamente, recuperandolo tutte le volte che egli si perde e per riavvinare l'uomo alla comunione con sé Dio sa trovare le modalità e gli espedienti più consoni e appropriati.
Ed eccoci a Zaccheo, la cui esperienza ci delucida quanto stiamo dicendo:
Uno fra i tanti curiosi, a cui si da il nome di Zaccheo, si trova pigiato fra una moltitudine di gente che fa ressa attorno a Gesù vedendolo passare da quelle parti; desideroso semplicemente di "vedere" chi sia la persona tanto attesa quanto basta per soddisfare la propria curioità, cerca in tutti i modi di aprirsi un varco, di svincolarsi da quella folla che preme da ogni parte bloccandogli il passo e togliendogli ogni visuale; finalmente riesce a liberarsi dalla turba per guadagnare un sicomoro sul quale si arrampica proprio mentre Gesù sta passando sotto i suoi occhi.
Quest'uomo è ben lungi dal desiderare di coferire con quello che noi consideriamo il Signore e non ha nemmeno la più lontana idea di avvicinarlo e intrattenersi con lui. Dedidera solamente osservare da lontano la sua figura per rendersi conto di chi sia quel personaggio tanto bramato e ammirato dalla gente, del quale si era sentito parlare molto spesso e la cui fama di uomo grandioso e prodigioso aveva valicato monti e valli e adesso sta probabilmente correndo anche il rischio di cadere dal sicomoro pur di appagare la sua curiosità: riesce a vedere Gesù.
Questo a lui basterebbe, senonché, contrariamente a quanto avviene nei nostri concerti rock o negli stadi al termine di ogni partita di calcio dove nessuno è in grado di avvicinare i propri idoli, succede che lo stesso Gesù, con molta familiarità e disinvoltura, trattando quello sconosciuto come se lo avesse conosciuto da molto tempo, lo invita a discendere dall'albero e ad invitarlo a pranzo a casa sua....
Come dicevamo prima, Dio in Cristo si manifesta all'uomo in tutti i casi e soprattutto quando si tratti di ripristianare la sua comunione con noi e di realizzare la dicotomia della reciproca unione di salvezza, semplicemente in ragione dell'amore che egli nutre per tutte le creature, di cui è testimone la Scrittura nel libro della Genesi e nella Sapienza dove si evince che la creazione per intero e nei singoli elementi è oggetto della predilezione divina.
La prima Lettura di oggi rafforza questo pensiero con maggiore profondità attraverso una bellissima espressione:: "... Se avessi odiato qualcosa non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa se tu non vuoi?" che riafferma la preferenza di Dio per le cose create, la Sua premura nei riguardi degli oggetti e dei viventi, nonché la somma predilezione verso tutte le cose che alla Sua vista risultano preziose ed indispensabili perché scaturenti dal suo AMORE che diventa molto spesso amore di ricerca e di riconciliazione nei nostri riguardi.
. Forse anche noi dovremmo lasciarci catturare dalla stessa curiosità di Zaccheo, ed essere disposti a salire sul sicomoro per cercare di vedere "quale sia Gesù". Stiamo dicendo "quale sia" non "chi sia"... Nel secondo caso infatti un po' di catechesi e di attività liturgica ci hanno condotti a sapere intellettualmente che Egli è il Figlio di Dio; quello che invece è urgente sapere è se noi lo abbiamo riconosciuto davvero come il Gesù dei peccatori, degli esclusi amante di tutti, non discriminatorio se non per i deboli e per i poveri...