TESTO Commento su Matteo 16,24-28
mons. Vincenzo Paglia Diocesi di Terni
Venerdì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (10/08/2007)
Vangelo: Mt 16,24-28
La risposta di Pietro, fatta a nome di tutti, conforta Gesù e gli permette di andare verso quella vera intimità che è la comunione con Lui e il suo mistero. Gesù apre loro il suo cuore e manifesta quale sarà la fine che lo attende a Gerusalemme: il Messia non è un potente, ma un debole che verrà persino ucciso. Pietro non capisce quello che Gesù sta dicendo; pensa, anzi, che stia vaneggiando. E spinto dal suo istinto, non certo dalla fede che prima lo ha fatto parlare, vuole allontanare Gesù dalla sua missione e dalla via verso Gerusalemme. In verità, è lui che deve percorrere ancora molta strada sulla via della comprensione del Signore, come del resto ognuno di noi. La fede non è un dato fisso e acquisito per sempre; è piuttosto un quotidiano e perseverante cammino di ascolto, di comprensione e di amore per il Signore. Gesù è durissimo con Pietro: il Vangelo sta sopra tutto e tutti; richiede tagli con il proprio orgoglio e le proprie convinzioni; ed impegna ad un nuovo cammino. È la croce che Gesù chiede a chi vuol seguirlo; ma non è una pratica di sacrificio. L'adesione al Vangelo - che comporta anche una dura lotta contro il male - è l'unico modo per non perdere la propria vita, per non dissiparla in cose futili che né contano né rendono felici. A che serve avere tutto se perdiamo la nostra anima?