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TESTO Una parola vicina

don Marco Pratesi  

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XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (15/07/2007)

Brano biblico: Dt 30,10-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

La prima lettura è tratta dall'ultimo e più breve dei tre discorsi di Mosè che compongono il libro del Deuteronomio (cc. 29-30). Esso ricorda i termini dell'alleanza e invita pressantemente Israele alla fedeltà, come si legge nei primi versetti della lettura odierna: "Obbedirai alla voce del Signore tuo Dio". Idea essenziale nel Deuteronomio: se Israele rimane nella legge di Dio vive in pace e prosperità nella sua terra; diversamente, troverà soltanto rovina ed esilio.

Il testo intende superare un'obiezione: come possiamo sapere la volontà di Dio? Il punto è questo, non tanto la difficoltà di eseguire la volontà di Dio, quanto di coglierla: "Chi salirà per noi in cielo o attraverserà per noi il mare, per farci udire il comando di Dio e così eseguirlo?" L'esatta determinazione di questa volontà non è forse al di là delle capacità umane? Chi può pretendere di sapere quello che Dio vuole? Uomini limitati, non dobbiamo più modestamente e realisticamente accontentarci di darci degli obiettivi plausibili e - almeno per il momento - probabili? E in tal caso che senso possono avere premio e castigo? Come si vede, son domande tutt'altro che superate.

"Questa parola è molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica". Dio si è incaricato di superare l'abisso, e nella sua Parola ti rivela se stesso. Essa ti è data come cibo per la bocca, da masticare continuamente, da gustare, da digerire, in modo che diventi nutrimento costante ed essenziale, e che il tuo cuore ne risulti abitato in permanenza. Da lì rischiarerà la vita, determinandola e orientandola concretamente verso il progetto divino. A sua volta, la vita confermerà e chiarirà ulteriormente la Parola, ponendole anche nuove domande, in un movimento dove Parola e vita formano una unità indivisibile.

Dobbiamo nutrirci della parola di Dio, mangiarla, ruminarla. Mangiare è più che leggere o capire mentalmente: è assimilare, assorbire, assumere in sé. In questo modo, quanto è umanamente irraggiungibile, quanto è "di là dal mare e alto come il cielo", discende sulla terra e dimora al cuore dell'esperienza umana. Siamo sulla linea dell'incarnazione. Non diversamente parlerà ai suoi la Parola fatta carne: "se uno mi ama, custodirà la mia parola, il Padre mio lo amerà e noi rimarremo in lui" (Gv 14,23).

Esiste la mensa del pane e del vino, esiste la mensa della Parola, e le due mense ci sono imbandite nella celebrazione eucaristica: "La Chiesa ha sempre venerato le Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo" (Dei Verbum 21).

Non è necessaria alcuna impossibile scalata al cielo: da quando il Pane della vita è disceso dal cielo per darci vita (cf. Gv 6,51) si tratta "soltanto" di accoglierlo e nutrirsene.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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