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TESTO Commento su Matteo 12,38-42

mons. Vincenzo Paglia   Diocesi di Terni

Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (23/07/2007)

Vangelo: Mt 12,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Quante volte anche noi, come quegli scribi e farisei, chiediamo un segno che ci tranquillizzi e ci assicuri! Sembra una richiesta bella, eppure è piena di ambiguità: non crediamo sia sufficiente la testimonianza di Gesù con quello che ha fatto e quello che ha detto. Cerchiamo rassicurazioni che ci liberino dalla fatica della scelta e della decisione. Quale segno più grande del Vangelo? Gesù stesso non può dare altro segno che quello di Giona. E' il segno della morte e resurrezione: come Giona fu trattenuto tre giorni nel ventre del pesce e poi fu fatto uscire e mandato a predicare a Ninive, così anche il Figlio dell'uomo starà tre giorni nella terra e poi sarà risuscitato. Questo è il segno dato da Dio, infinitamente più grande di quello di Giona. Eppure noi facciamo fatica a convertirci. Persino la regina di Saba, continua Gesù, fece un lungo viaggio per andare ad ascoltare la sapienza di Salomone, mentre noi facciamo fatica anche solo ad aprire il Vangelo. Oggi, noi e le nostre città, più che di segni straordinari e miracolistici abbiamo bisogno di una forte e chiara predicazione del Vangelo, testimoniata con la vita. E' questo il compito che i discepoli debbono riscoprire per essere luce e sale del mondo.

 

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