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TESTO Il "tormento" di Cristo

Monaci Benedettini Silvestrini  

Mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (04/07/2007)

Vangelo: Mt 8,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Alla luce della scrittura sacra nessuno può dubitare della presenza di satana nella storia dell'umanità. Fa la sua funesta apparizione sin dal principio: appare come il menzognero, il nemico di Dio e dell'uomo, capace di insinuarsi in modo subdolo nelle nostre scelte per indurci al male. Ha vari nomi: il serpente, il maligno, satana, diavolo, lucifero, tentatore: è ribelle a Dio avendo rifiutato il progetto della incarnazione di Cristo e il progetto di salvezza che egli come Padre ha pensato per noi nella sua infinita misericordia. Ha osato tentare lo stesso Cristo dopo il digiuno di quaranta giorni nel deserto e nel momento della sua agonia sulla croce. Ha creato il suo regno in aperta contrapposizione a quello di Dio. Nel suo domina l'odio, il disordine, il tormento e la morte. Si scaglia contro di noi nel tentativo di vanificare l'opera redentiva di Cristo e attirarci a se, nel suo inferno. Talvolta, con particolare violenza, s'insinua nello spirito dell'uomo sostituendosi alla sua volontà, infliggendogli ogni sorta di tormento e inducendolo al male verso se stesso e verso gli altri. È capace di pervadere vasti strati della nostra società, semina ovunque zizzania, anche nel campo della chiesa, dove lo stesso Signore sparge a piene mani il seme buono della sua parola e della sua grazia. Oggi ascoltiamo il grido satanico contro Cristo: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?». Non c'è più comunione tra Dio e satana e la Verità di Cristo, il suo essere vero Dio e vero uomo, il suo essere salvatore del mondo e liberatore dal male, la sua stessa presenza gli è motivo di tormento e causa di rovina. Pur essendo nella menzogna non possono fare ameno di riconoscere Cristo vero Dio, ammettere la sua missione liberatrice per l'uomo e sentire che egli ha la forza di scacciarli dagli indemoniati: «Se ci scacci, mandaci in quella mandria». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti". Dobbiamo comprendere lo stile evangelico e il reale significato che Matteo vuol dare alla narrazione: andare nei porci significa che lì il male ha la sua dimora, dove c'è l'immondezza e precipitare nel burrone ci induce a pensare agli inferi, al luogo della morte e dei dannati. Ciò che però più interessa è convincerci che Cristo è il nostro liberatore, che egli è più forte del male e che tutta la sua missione è un annuncio ed una realizzazione storica e perenne di salvezza. Va anche riscoperta la verità sul demonio alla luce della rivelazione, purificando ogni tendenza a misconoscerne la presenza nel nostro mondo o ad attribuirgli poteri che non gli appartengono.

 

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