TESTO Lascia che i morti seppelliscano i loro morti
XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/07/2007)
Vangelo: Lc 9,51-62
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.
57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Nell'aprile scorso è uscito il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret". Ho pensato di commentare alcuni dei prossimi vangeli domenicali tenendo conto delle riflessioni del papa. Anzitutto, qualche cenno sul contenuto e sullo scopo del libro. Esso si occupa di Gesù nel periodo che va dal battesimo nel fiume Giordano fino al momento della trasfigurazione, cioè dall'inizio del suo ministero pubblico fino verso il suo epilogo. Un successivo volume, se Dio, confida il papa, gli darà forze e tempo sufficienti per scriverlo, si occuperà dei racconti della morte e risurrezione, come pure dei racconti dell'infanzia, rimasti fuori da questo primo volume.
Il libro presuppone l'esegesi storico-critica e si serve dei suoi risultati, ma vuole andare oltre questo metodo, mirando a un'interpretazione propriamente teologica, cioè globale, non settoriale, che prende sul serio la testimonianza dei vangeli e delle Scritture, come libri ispirati da Dio.
Lo scopo del libro è mostrare che la figura di Gesù che si raggiunge per tale via "è molto più logica e, dal punto di vista storico, anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni. Io ritengo – aggiunge il papa – che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli – sia una figura storicamente sensata e convincente".
È molto significativo che la scelta del papa di attenersi al Gesù dei Vangeli trovi una conferma negli orientamenti più recenti e autorevoli della stessa critica storica, come nell'opera monumentale dello scozzese James Dunn (Christianity in the Making, trad. ital. Gli albori del cristianesimo), secondo cui "i vangeli sinottici attestano un modello e una tecnica di trasmissione orale che hanno garantito una stabilità e una continuità nella tradizione di Gesù maggiori di quelle che si sono sin qui generalmente immaginate".
Ma veniamo al brano evangelico della XIII Domenica del Tempo Ordinario. Esso riferisce tre incontri di Cristo nel corso dello stesso viaggio. Concentriamoci su uno di questi incontri. "A un altro [Gesù] disse: Seguimi. E costui rispose: Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre. Gesù replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".
Il papa, nel suo libro, commenta il tema qui sottinteso dei rapporti di parentela in dialogo con il rabbino ebreo americano Jacob Neusner. Neusner ha scritto un libro (A Rabbi Talks with Jesus; trad. ital. Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù) in cui immagina di essere uno degli ascoltatori presenti quando Gesù parlava alle folle e spiega perché, nonostante la sua grande ammirazione per il Rabbi di Nazareth, non avrebbe potuto farsi suo discepolo. Uno dei motivi è proprio la posizione di Gesù nei confronti dei vincoli familiari. In più occasioni, afferma il rabbino, egli sembra invitare a trasgredire il IV comandamento che dice di onorare il padre e la madre. Chiede, come abbiamo sentito, di rinunciare ad andare a seppellire il proprio padre e altrove dice che chi ama il padre e la madre più di lui non è degno di lui.
A queste obiezioni si risponde di solito richiamando altre parole di Gesù che affermano con forza la permanente validità dei vincoli familiari: l'indissolubilità del matrimonio, il dovere di assistere il padre e la madre. Il papa, però, nel suo libro da una risposta più profonda e illuminante a questa obiezione che non è solo del rabbino Neusner, ma anche di tanti lettori cristiani del vangelo. Egli parte da una parola di Gesù. A chi gli annunciava la visita dei suoi parenti, egli rispose un giorno: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 49-50).
Gesù non abolisce con ciò la famiglia naturale, rivela però una nuova famiglia in cui Dio è padre e gli uomini e le donne sono tutti fratelli e sorelle, grazie alla comune fede in lui, il Cristo. Aveva diritto di fare ciò?, si chiede il rabbino Neusner. Questa famiglia spirituale esisteva già: era il popolo d'Israele unito dall'osservanza della Torah, cioè della Legge mosaica. Solo per studiare la Torah era permesso a un figlio di lasciare la casa paterna. Ma Gesù non dice: "Chi ama il padre o la madre più della Torah, non è degno della Torah". Dice: "Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me". Pone se stesso al posto della Torah e questo può farlo solo uno che è superiore alla Torah e superiore a Mosè che l'ha promulgata.
Il rabbino ebreo ha ragione, secondo Benedetto XVI, di concludere: "Solo Dio può esigere da me quanto Gesù richiede". La discussione su Gesù e i vincoli di parentela (come quella su Gesù e l'osservanza del Sabato) ci riporta così, fa notare il papa, al vero nocciolo della questione che è di sapere chi è Gesù. Se un cristiano non crede che Gesù agisce con l'autorità stessa di Dio e che è egli stesso Dio, allora c'è più coerenza nella posizione del rabbino ebreo che rifiuta di seguirlo che nella sua. Non si può accettare l'insegnamento di Gesù, se non si accetta anche la sua persona.
Tiriamo qualche insegnamento pratico dalla discussione. La "famiglia di Dio" che è la Chiesa, non solo non è contro la famiglia naturale, ma ne è la garanzia e la promotrice. Lo vediamo oggi. È un peccato che alcune divergenze di opinioni in seno alla società attuale su questioni legate al matrimonio e alla famiglia impediscano a tanti di riconoscere l'opera provvidenziale della Chiesa a favore della famiglia ed essa sia lasciata spesso sola in questa battaglia decisiva per il futuro dell'umanità.