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Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (30/06/2007)

Vangelo: Mt 8,5-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

La prima lettura che la liturgia ci propone oggi ci dà una lezione di ospitalità e mette in luce il valore profondo che Dio le attribuisce. Abramo «nell'ora più calda del giorno», riposa tranquillo all'ingresso della tenda. Certamente non avrebbe nessuna voglia di scomodarsi. Eppure «appena li vide, dice l'autore sacro, a proposito dei tre ospiti giunti in modo misterioso, corse loro incontro, si prostrò fino a terra...». E li supplica di fermarsi presso di lui «per un boccone di pane». Per lui è bello accogliere questi uomini che non ha mai visto, e si dà premurosamente da fare, dà ordini a Sara e serve loro un pasto generoso. E la più squisita ospitalità: premurosa, modesta, generosa. E la narrazione ci dice che è il Signore stesso che Abramo accoglie e rifocilla e che, prima di allontanarsi da lui, gli promette un figlio, contro ogni possibilità umana. Ma «c'è forse qualche cosa impossibile per il Signore?». L'ospitalità, valore sommamente coltivato in Oriente, ha in Abramo il suo modello religioso e diventa, nel Nuovo Testamento, un valore cristiano, al quale Gesù promette una grande ricompensa: «Chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto». Il nostro Santo Padre San Benedetto, insegna i suoi monaci e con stupenda concisione, scrive nella Regola: «Hospes venit, Christus venit». Accogliere gli altri ci dà la certezza di ricevere Cristo stesso. E c'è, per dire così, la più grande delle «accoglienze»: ricevere Gesù, come egli vuol essere ricevuto. Marta si era data un gran daffare per ricevere Gesù, ma fu Maria ad accoglierlo come egli desiderava: lei che, seduta ai suoi piedi, ascoltava la sua parola. Gesù può anche voler essere accolto in un modo ancora più profondo: accogliendo nella nostra carne le sue sofferenze, a favore della sua Chiesa, per completare la sua opera di redenzione, come scrive Paolo ai Colossesi. Chiediamo la grazia di essere pronti ad accoglierlo sempre come egli vuole, con riconoscenza e umiltà.

 

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