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TESTO Sei tu, Signore, il mio unico bene (305)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/07/2007)

Vangelo: Lc 9,51-62 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.

57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (1 Re 19,16b.19-21) presenta dei gesti simbolici con cui Eliseo è chiamato a prendere il posto del profeta Elia. Il mantello è segno della personalità e dei diritti del profeta: Elia "trasmette" a Eliseo le sue prerogative e il suo spirito ponendo sulle sue spalle del discepolo il mantello. Il nuovo chiamato – faceva l'agricoltore – manifesta il distacco dalla vita precedente: brucia l'aratro per cuocere i buoi che lo tiravano. Eliseo risponde così alla chiamata: chiude con il passato per assumere un nuovo ruolo e mettersi alla scuola di chi lo precede – "si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio", e lo chiama a condividere la sequela di Dio.

Il vangelo (Lc 9, 51-62) racconta come Gesù inizia il suo viaggio verso Gerusalemme: è deciso di annunciare la bella notizia dell'amore di Dio consapevole del rifiuto e del rischio di morte. L'atteggiamento dei Samaritani preannuncia una possibile risposta. Alle persone che vogliono seguirlo per condividerne la missione, il Maestro spiega con chiarezza le esigenze legate alla vocazione profetica per il Regno di Dio: prima di tutto tagliare con il passato che può rallentare il cammino, e poi sapere bene che non si può tornare indietro.

Salmo 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore
senza di te non ho alcun bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare.

Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,

né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

Il salmo esprime bene i sentimenti di chi gioca la sua vita a servizio di Dio. Il Signore è diventato la sua parte di eredità, come avveniva per la tribù sacerdotale che non poteva ereditare case o campi, per vivere solo con le offerte del tempio. Chi si dona al Signore pone la sua stessa vita nelle mani di chi lo ha chiamato, e continuamente, notte e giorno, lo segue e lo istruisce, mettendosi al suo fianco – "sta alla mia destra" – per dargli sicurezza.

Questo legame, che genera piena fiducia e completo abbandono in Dio, non funziona solo nel breve orizzonte di questa esistenza terrena, ma va oltre per giungere fino alla vittoria sulla morte. Dio istruisce ed indica il sentiero della vita, riempiendo di gioia e soddisfazione chi si mette alla sua scuola per seguire il cammino tracciato dall'Altissimo a favore dei suoi eletti. L'amore di Dio è come un frutto dolce che sazia chi lo desidera e lo infine lo coglie.

Un commento per ragazzi

Siamo stati colpiti dal sorriso di quella che può apparirci ancora una "ragazza", dietro la grata del monastero, in realtà è una giovane monaca. Un sorriso non solo nel giorno della sua consacrazione religiosa, ma anche quando passano gli anni, e non viene meno – anzi aumenta – la gioia di servire il Signore. La stessa gioia la ritroviamo nei genitori: non solo nelle foto dei nostri giorni che ritraggono il giorno delle nozze; pure oggi, quando, tornati a casa, stanchi, dopo una giornata di lavoro, ci hanno salutato con un bacio, interessandosi subito a noi, il loro "amore".

Chi ama e si sente amato, sa esprimere la gioia profonda che dà gusto e valore ai gesti che altrimenti potrebbero sembrare così scontati e quotidiani da perdere il loro gusto e la loro bellezza. E forse ci siamo chiesti l'origine, il segreto di tanta gioia.

Forse abbiamo cercato questo "segreto", tanto nella giovane monaca, quanto e soprattutto nei nostri genitori. Ci hanno parlato di dono, scoperta; ci hanno detto della chiamata ricevuta e maturata. Hanno spiegato che l'amore ha in sé una forza tale che porta a questi risultati. Ci hanno ricordato che anche noi siamo amati e che possiamo trovare nel nostro cuore questa forza che ci porta a scoprire la proposta di vita che mostra il senso profondo anche dei piccoli gesti quotidiani come la fedeltà a orari che possono sembrare assurdi, e rende sereni davanti a imprevisti che rischierebbero di smontare anche il sorriso più bello.

Ci hanno anche svelato che non è sempre facile, che certi giorni sono davvero pesanti, che a volte avvertono il peso, e la fatica di portarlo. Ma poi ritrovano sempre la serenità e la forza di ricominciare.

Le loro parole possono diventare per noi eco di altre parole, di cui non avvertiamo il suono, ma che rimangono fondamentali: si tratta delle risposte date da chi per primo è stato coinvolto da Gesù, e ha accettato di diventare suo discepolo. Discepolo – lo hanno capito con l'esperienza – non significa solo "studente" che va a scuola e impara una bella teoria, che ripete a memoria parole sentite da colui che ha scelto come maestro di vita. Nel caso dei discepoli di Gesù, non lo hanno cercato; se mai è lui che li ha scelti e chiamati, li ha formati e aiutati a entrare nella sua storia e condividere la sua missione. Poi ha proposto loro di seguirlo sulla strada verso Gerusalemme; una strada "in salita" non soltanto per la posizione geografica della città santa, bensì per lo stile con cui il loro Maestro e Messia ha deciso di percorrerla per primo. Infatti non è rimasto fermo, mandando avanti gli altri; non ha affidato un compito impegnativo senza svolgerlo per primo. Non è una guida che suggerisce i passaggi e gli appigli rimanendo al rifugio e seguendo la cordata – i potenti mezzi di comunicazione permettono questo e altro – seduto comodamente sulla terrazza di fronte alle vette. Gesù per i suoi discepoli è il capocordata, il primo, che sta davanti a loro. Per gli apostoli, e per tutti, è la guida sicura perché cammina davanti a loro, con decisione e sicurezza, e con tanta, tanta pazienza.

Una guida che ha coinvolto queste persone accanto a noi, soprattutto i nostri genitori, il don, le suore della comunità. Ma anche laici che si impegnano nelle attività sociali e della parrocchia, il ragazzo che vive un anno di volontariato in casa di riposo...

Una guida che offre la sua proposta anche a dei ragazzi come noi, conoscendo bene le nostre qualità, e la voglia di provare a vivere quanto ci dice. Il suo sorriso non ci abbandona se la strada ci appare sempre più in salita, e la meta lontana, e forse non più alla nostra portata. Succede quando gli amici ci mettono in discussione e ci suggeriscono che si diventa grandi anche senza Gesù, che lui non serve per essere "in", seguire la moda, diventare dei leader. Si viene accolti nel gruppo anche senza la fede, si diventa anonimi (aggiungo io) se il gruppo ci rende tutti uguali, quasi degli automi. Di Gesù, il nostro amico, possiamo fidarci; lo hanno fatto tanti prima di noi e non si sono pentiti. Vi do la mia parola.

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, tu sei nostro Padre e sempre ci amici; per questo "ci chiami a celebrare i tuoi santi misteri" anche in questa domenica d'estate. Ti chiediamo: "sostieni la nostra libertà con la forza e la dolcezza del tuo amore, perché non venga meno la nostra fedeltà a Cristo nel generoso servizio dei fratelli." Con noi lo chiede Gesù, il tuo Figlio e nostro Signore.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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