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TESTO Commento su Matteo 8,1-4

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Venerdì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (29/06/2007)

Vangelo: Mt 8,1-4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Signore, se vuoi tu puoi sanarmi. E Gesù stese la mano e lo toccò: Lo voglio: sii guarito.

Come vivere questa Parola?

Gesù è appena sceso dal monte dove ha spezzato alla gente il Pane delle verità più alte: quelle più consolanti ma anche impegnative per lasciarci salvare. Tanta gente fa da sfondo alla scena a cui ora assistiamo. Un lebbroso si accosta a Lui, gli si prostra davanti. Nella modalità della sua richiesta, quello che ci colpisce anzitutto è la correlazione tra il volere e il potere. Il lebbroso intuisce che Gesù non è un uomo qualsiasi, al limite non è un uomo soltanto. Solo di chi è più che uomo, solo di Dio, si può dire che può tutto ciò che è nella sua volontà. C'è dunque, sia pur implicita, l'affermazione della divinità di Gesù. Ma c'è dell'altro. Noi non abbiamo abbastanza chiara l'idea di quello che era il lebbroso per la società mediorientale di quei tempi: una vera maledizione per sé e per chi avvicinava. Di qui regole precise perché si tenessero appartati, non si avvicinassero a nessuno, non toccassero e non venissero toccati nel timore del contagio.. Era una morsa, una catena nei loro riguardi. Ma Gesù, non solo non ordina l'allontanamento del lebbroso ma stende la mano verso di lui in segno di accoglienza, di amicizia. E poi giunge a toccare quella carne ammalata e piena di piaghe putride. A volte noi ci rapportiamo a Gesù con timore e ritrosia. Come se Lui, nella sua infinita purezza, vivesse ora in una tale inaccessibile luce da non poter noi avere, con Lui, un vero contatto. Le nostre comunioni, a volte, rischiano di essere prese nel giro di un'abitudinarietà, di un ritualismo. Sì, pensiamo che Lui viene in noi ma con fede un po' fiacca e sbiadita. Anche perché il nostro peccato, che è quello di non impegnarci veramente ad amare, a rapportarci agli altri in bontà e gratuità, non ci sembra una lebbra.

Ecco, oggi, nella mia pausa contemplativa, prenderò coscienza che il mio modo d'essere freddo, distaccato, risentito, pretenzioso, esigente con chi mi vive accanto è lebbra spirituale perché è mancanza di amore. E poi, con tanta lieta fiducia, mi appoggerò a Gesù che abita in me.

Signore, dammi di conoscere la mia lebbra spirituale ma ancor di più la tua misericordia. Toccami e fa' che io mi lasci toccare da te e sanare dal tuo amore.

La voce di un padre del deserto

Accogliamo il Signore Iddio, il solo autentico medico che sia in grado di guarire le anime nostre, dopo aver tanto sofferto per noi!
Pseudo Macario

 

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