TESTO Farò di te una luce ardente
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
Natività di S. Giovanni Battista (Messa del Giorno) (24/06/2007)
Brano biblico: Is 49,1-
57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
La prima lettura (della messa del giorno) è il secondo dei quattro canti del Servo del Signore.
Vi si parla di un profeta, oggetto della chiamata e dell'attenzione di Dio fin dal seno materno.
Egli ha goduto di una speciale cura da parte di Dio, che ha voluto rendere la sua parola come una spada e una freccia, una parola penetrante, che entra nel vivo della carne, che colpisce da vicino e da lontano: ad essa non si sfugge comunque.
La sua esistenza è totalmente posta a servizio di Dio, la sua vita è glorificare Dio, lasciar emergere e trasparire la sua bellezza.
Anche per lui, come per altri profeti, ci sarà l'esperienza dell'insuccesso umano: egli ha l'impressione di aver gettato le sue forze, il suo servizio non ha avuto esito, è sfociato nel nulla.
Ma no, nulla è andato perduto: Dio risponde a questa dedizione glorificandolo, "conferendogli un peso", dandogli un posto rilevante nella storia.
Così egli non realizzerà solo la missione di riunire lo scampato resto fedele di Israele: la sua parola si irradierà su tutta l'umanità, sino ai confini del mondo.
Se è evidente che questo testo trova la sua realizzazione ultima in Gesù, la liturgia ci invita a leggerlo in riferimento a S. Giovanni Battista.
Il nome gli è attribuito da Dio (attraverso l'angelo Gabriele, Lc 1,13), e fin dal grembo egli è animato dallo Spirito per una missione di testimonianza (Lc 1,41).
La sua parola colpisce e scuote, al punto che le folle accorrono da tutta la Giudea (Mt 3,5; Mc 1,5), creando un vasto movimento popolare.
Non indica se stesso, non convoca intorno a sé, annunzia un altro (cf. Lc 3,16; Gv 1,26-27). Ha l'animo del piccolo, sa di non essere lo Sposo e trova la sua gioia nell'indicarlo presente (Gv 3,29-30).
Farà l'esperienza del rifiuto e dell'ostilità (Lc 7,33), fino a restarne vittima (Mt 14,2-12; Mc 6,17-29).
Egli però rimane colui che prepara la strada al Salvatore, è nella gloria di chi ha reso testimonianza all'Emmanuele, e rimane per sempre "una lampada che arde e risplende" (Gv 5,35).
In ciascuno di questi aspetti la figura del Battista è puntualmente esemplare. In modo complementare a Maria, egli esprime le attitudini della Chiesa e del discepolo, continuamente chiamato a passare dall'attesa all'adempimento, dalla profezia al Regno (Lc 16,16).
I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.