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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (02/06/2002)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,51-58

51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Capita a tutti di dimenticare: anche chi è più giovane, a volte, ha la testa vuota. Soprattutto ci capita di dimenticare il significato delle cose che abbiamo fatto: magari abbiamo tanti ricordi, portiamo nel cuore tante esperienze, e tuttavia fatichiamo a mettere ordine fra questi ricordi. Succede così spesso che il ricordo del passato genera in noi più malinconia che incoraggiamento, ridimensionando in fretta ogni speranza per il futuro.

Accadde così al popolo di Israele, al termine del cammino nel deserto (come leggiamo nella prima lettura di domenica: Dt 8,2-3.14-16): i discendenti di Abramo ricordavano i tanti anni passati sotto le tende, dopo l'uscita dall'Egitto; ricordavano soprattutto gli stenti e le fatiche di quegli anni; ma rischiavano di dimenticare il Signore che li aveva guidati. E invece soltanto il ricordo del Signore li avrebbe potuti salvare, come diceva loro Mosé: "Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto" (Dt 8,14). Soltanto il ricordo del Signore li avrebbe potuti salvare: perché era stato lui a liberarli dalla condizione servile; lui aveva fatto sgorgare per loro l'acqua dalla roccia; ancora lui li aveva nutriti con la manna; ed era dunque lui che poteva di nuovo liberarli dalle mille insidie di ogni giorno...

Eppure il popolo di Israele, lungo i secoli, ha spesso dimenticato il ricordo del Signore: anche al tempo di Gesù troviamo tanti Giudei che sono più attenti alle loro opere buone che al ricordo delle opere di Dio. Ed è appunto contro questa dimenticanza che Gesù combatte per tutta la sua vita: nella sua missione egli non fa altro che ricordare al popolo la potenza del Signore, insegnando a confidare in lui ogni giorno.

Soprattutto sulla croce Gesù compie questo ricordo delle opere di Dio: nell'ora della morte, quando tutti lo hanno abbandonato, egli si ricorda del Padre dei cieli, affidandosi con fiducia alla sua misericordia. E proprio il ricordo del Padre gli apre la strada verso la risurrezione e la vita.

Ebbene, nella festa del Corpus Domini il Signore Gesù vuole insegnarci a fare altrettanto: ci insegna infatti a ricordare le opere che Dio ha compiuto nella nostra vita per guardare con speranza al futuro. E lo fa attraverso la celebrazione dell'Eucaristia, attraverso il pane eucaristico che ogni domenica spezziamo e condividiamo: "Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno" (è la conclusione del Vangelo di domenica: Gv 6,51-58).

Certo, il pane dell'Eucaristia sembra essere ben poca cosa di fronte alla complessità della nostra vita. Eppure questo pane – che domenica verrà portato in processione tra le nostre case – ci ricorda la vita e la morte di Gesù, il suo dono per la vita del mondo. E dunque, attraverso Gesù, ci ricorda le opere che Dio, il Padre dei cieli, ha compiuto e continua a compiere nella nostra vita. Possiamo allora guardare al futuro con speranza e fiducia: perché la nostra memoria ritrova le promesse degli inizi; e noi ci accorgiamo di essere ancora in buone mani, come in principio.

 

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