Chiudi Informativa: Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più, consulta la cookie policy.
Dal libro della Genesi
In quei giorni, Giuda si fece innanzi e disse a Giuseppe: “Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te! Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: Avete un padre o un fratello? E noi avevamo risposto al mio signore: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e suo padre lo ama. Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo possa vedere con i miei occhi. Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza.
Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. E nostro padre disse: Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri. E noi rispondemmo: Non possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore.
Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto. Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie nella tomba”.
Allora Giuseppe non poté più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: “Fate uscire tutti dalla mia presenza!”. Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi fratelli. Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone.
Giuseppe disse ai fratelli: “Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?”. Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: “Avvicinatevi a me!”. Si avvicinarono e disse loro: “Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita”.
Salmo responsoriale (Sal 104)
Ricordiamo, Signore, i tuoi prodigi.
Il Signore chiamò la fame sul paese di Canaan
e distrusse ogni riserva di pane.
Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.
Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città”.