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TESTO Commento su Gv 15, 1-2.6

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S. Giuseppe Lavoratore (01/05/2024)

Vangelo: Mt 13,54-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 13,54-58

54Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». 57Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Come vivere questa Parola?
Per Gesù l'unica condizione per poter “vivere” e di conseguenza produrre frutti è legata al “Rimanere”. Nel Vangelo il padrone perché si produca più frutto taglia e pota... se un tralcio è secco lo taglia, se porta frutto lo pota. Gesù in Gv 10,10 però ci dice che Lui è venuto perché noi possiamo avere la vita e averla in abbondanza e lui è venuto per i peccatori, per i deboli e i fragili. Qui sentiamo parlare di un Padre che taglia e getta nel fuoco e pota, quello che è debole, fragile. Cosa sono allora questi tralci improduttivi che devono essere tagliati? Forse, pensando alla logica di vita che Gesù è venuto a comunicare, non sono le persone, ma i rami secchi presenti nel nostro cuore: le non voglie, gli egoismi, le abitudini cattive, l'orgoglio ecc.. che ci tolgono vita. A noi il compito di identificarli, chiamarli per nome per poi lasciare che l'amore del Padre, possa intervenire per fare spazio a nuovi germogli, a tralci produttivi di vita nuova: la vita nuova in Gesù. Così per le potature, perché ogni angolo della vita possa essere illuminato dalla verità della Parola e mondato dal male per poter produrre la vita, la gioia del Vangelo in abbondanza per sé e per gli altri.

O Spirito Santo riempici con la Tua presenza per poter “rimanere” in Gesù!

La voce di S. Paolo VI, Papa
O San Giuseppe,
Patrono della Chiesa,
tu che, accanto al Verbo incarnato,
lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane,
traendo da Lui la forza di vivere e di faticare;
tu che hai provato l'ansia del domani,
l'amarezza della povertà, la precarietà del lavoro:
tu che irradi oggi, l'esempio della tua figura,
umile davanti agli uomini
ma grandissima davanti a Dio,
proteggi i lavoratori nella loro dura esistenza quotidiana,
difendendoli dallo scoraggiamento,
dalla rivolta negatrice,
come dalle tentazioni dell'edonismo;
e custodisci la pace nel mondo,
quella pace che sola può garantire lo sviluppo dei popoli. Amen.
OMELIA. 1° maggio 1969

Sr Monica Gianoli FMA - gianoli.monica@gmail.com

 

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