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TESTO Senza di me non potete fare nulla

don Roberto Seregni  

V Domenica di Pasqua (Anno B) (28/04/2024)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Mentre ci avviciniamo alla grande festa della Pentecoste, la Parola di Gesù continua a punzecchiarci per aiutarci a vedere tutte quelle zone d'ombra della nostra vita che non sono ancora state raggiunte dalla Pasqua. Il Risorto ci invita, stende la mano, ci chiama, ma siamo noi che dobbiamo dare il passo decisivo. Il suo amore che ha sbaragliato la morte deve essere accolto per dare frutto. Le nostre azioni e decisioni, i nostri sogni e progetti devono profumare di Vangelo, ma questo è possibile solo quando smettiamo di voler tenere tutto sotto controllo e abbandoniamo la presunzione di avere tra le mani la bussola onnipotente della felicità. La Pasqua ci chiama allo sbaraglio, a lasciare le redini, a sperimentare la freschezza spumeggiante dello Spirito che apre cammini inaspettati e sorprendenti.

Gesù ce lo ricorda senza fare troppi giri di parole: “Senza di me non potete fare nulla”. Non dice che faremo le cose male o a metà, dice che proprio non faremo nulla. Forse proprio qui sta il segreto della vita spirituale: abbandonarci a Lui, lasciare che sia lo Spirito a plasmarci e a guidare il nostro cammino. La vita spirituale è leggere la storia, gli incontri, il dolore e la gioia con gli occhi di Dio. È per questo che in poche righe viene ripetuto per sei volte l'espressione “rimanere in me”. Dobbiamo rimanere in lui, perché lontani da lui siamo come un osso fuori posto, una bicicletta senza ruote, una candela spenta... Noi non siamo la fonte della nostra gioia, da soli non possiamo conquistare la pienezza della vita, siamo tralci secchi e senza frutti.

Il Signore Risorto ci invita a rimanere in Lui, ad abbandonare le nostre paure e le nostre difese, a perdere il controllo, a fidarci ed affidarci. Solo Dio può saziare i desideri insaziabili della nostra vita.

don Roberto Seregni

 

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