2. Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

Iniziamo con un piccolo gioco. Immaginate per un momento (e mi scuso in anticipo per l’improbabilità della cosa) di non ricordare più in quale periodo liturgico dell’anno siamo, è domenica e partecipiamo alla Messa. Il coretto parrocchiale all’inizio della celebrazione intona questo canto:

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Viene il Signore e non tarderà
, dobbiamo rinnovare l’attesa, annunciare con gioia e nuovo vigore il Vangelo, la Parola di Dio nascerà in mezzo a noi… in quale tempo liturgico ci troviamo? Ovviamente l’Avvento!

Avvento
La Chiesa pellegrina sulla terra continua il suo cammino verso il Regno tornando a celebrare in maniera nuova anche se apparentemente uguale – circolarità del tempo liturgico abbinata alla linearità del tempo dell’uomo e del mondo – il nuovo anno liturgico, e lo fa con un tempo che ha una doppia caratteristica: preparazione alla solennità del Natale e contemporaneamente attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Questo vuol dire che il tempo di Avvento corona d'avventoè molto più profondo e impegnativo della semplice “attesa di Gesù bambino”. Una comunità che perde di vista l’orizzonte escatologico di questo tempo “ricorda” ma non fa “memoriale” del Signore che è venuto, che è presente e che ritornerà. Solo vivendo pienamente le due caratteristiche si capisce il cammino di purificazione a cui ci invita la liturgia che in questo periodo, come in Quaresima, tinge di viola i paramenti e ci priva del Gloria. Una purificazione che ovviamente non è la mortificazione quaresimale ma è l’atteggiamento di coloro che accogliendo l’invito del Battista si impegnano a preparare la via al Signore raddrizzando i sentieri in loro stessi e nel mondo.
La scelta dei canti in questo periodo deve quindi esprimere questo colore di attesa, purificazione e missionarietà: i testi devono essere scelti con cura e i canti devono segnare un certo distacco rispetto al quotidiano. Importantissimo diventa il canto d’ingresso che “colora” tutta la celebrazione e anche il canto di comunione e/o ringraziamento che può portare a far riflettere sul legame profondo tra Eucaristia ed eschaton, fra il già e il non ancora su cui gioca tutta la liturgia di Avvento.   

L’angolo dell’animatore liturgico
Alcuni suggerimenti musicali per il canto d’ingresso:

Marco Frisina, Stillate cieli dall’alto
in Stillate cieli dall’alto – Canti per le celebrazioni di Avvento e Natale (Paoline 2005)

Le parole di Isaia: “Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il Salvatore”, descrivono bene l’attesa della Chiesa. Il canto tradizionale del Rorate coeli accompagna tutta la liturgia dell’Avvento e con la sua connotazione penitenziale e insieme di speranza ne riassume i temi.

Per un’assemblea più giovanile, oltre a Innalziamo lo sguardo (il canto intonato dal nostro coretto parrochiale all’inizio dell’articolo), interessante anche

Francesco Buttazzo, Prepariamo la via al Signore
in Maranatha Vieni Signore (Paoline 2002)

Le quattro strofe del canto aiutano ad entrare nel “tempo di attesa” ricolmo di promesse, invitano ad ascoltare la Parola per farla brillare in noi e portarla al mondo e implorano la misericordia del Signore glorioso quando tornerà alla fine dei tempi.

La domenica “Gaudete”
Unintroitus gaudete cva indicazione a parte merita la III domenica di Avvento, detta “Gaudete” (gioite, rallegratevi) dalla prima parola dell’Introito della Messa in latino ripresa dalla Lettera ai Filippesi di San Paolo (Fil 4,4-6). L’Apostolo invita a rallegrarsi perché il Signore è vicino e la liturgia assume un tono festoso, il viola dei paramenti si stempera nel rosaceo e… i canti in questa domenica devono sottolineare la gioia dei fedeli per la vicinanza della venuta del Signore. E la differenza con le altre domeniche d’Avvento deve essere evidente. Un canto d’ingresso ottimo per questa domenica potrebbe essere

D. Semprini – A.M. Galliano, Il Signore è vicino
in Il Signore è vicino (Paoline 2009)


L’Alleluia

Cosa c’entra l’acclamazione al Vangelo con il Tempo di Avvento? Molto semplice. Un’acclamazione è qualcosa di collettivo che esprime ammirazione, gioia e oggi come allora, per “acclamare” usiamo spesso parole di origine straniera, come per esempio “hurrà!”. Le liturgie cristiane hanno fatto la stessa cosa, conservando alcune parole ebraiche nella liturgia stessa, una di queste parole è alleluia, che in ebraico significa «Lodate Dio». 2813_250Tutte le acclamazioni devono quindi essere gioiose, ritmate, “acclamate”, appunto, e per questo l’Ordinamento Generale del Messale Romano (63) precisa che se l’acclamazione non viene cantata si può anche omettere. Già, perché un’acclamazione “letta” che senso ha? Leggere l’acclamazione alleluia (magari con voce anche piatta e monotona) è come star comodamente seduti durante la lettura del Vangelo come lo si è stati durante tutte le altre letture. Invece se acclamiamo e ci alziamo in piedi vuol dire che qualcosa di nuovo sta succedendo… o che qualcuno di importante sta arrivando e ha qualcosa di prezioso da dirci.
È buono avere in repertorio un certo numero di acclamazioni al Vangelo e non limitarsi a cantare l’alleluia pasquale o quello di Taizé in tutti i tempi dell’anno (Quaresima esclusa ovviamente). In Avvento, per esempio, l’alleluia può “colorarsi” del tempo liturgico anche con l’aggiunta di un semplice “vieni Signore”.
Un alleluia di facile esecuzione ma di ottima resa per l’assemblea può essere questo

F. Palma – A. Di Stefano, Alleluia, vieni Signore
in Alzati e risplendi (Paoline 2006)

oppure dato che le Antifone Maggiori accompagnano la preghiera della Chiesa nell’ottava che precede il Natale e vengono utilizzate anche come canto al Vangelo, un alleluia alternativo ma profondamente in tema può essere questo

Marco Frisina, Viene il Signore
in Stillate cieli dall’alto – Canti per le celebrazioni di Avvento e Natale (Paoline 2005)

Il canto può essere utilizzato usando una singola strofa o un gruppo di strofe seguite dal ritornello ed è ottimo per accompagnare la Parola se questa viene portata processionalmente all’ambone. In tal caso, infatti, è sempre bene non scegliere alleluia troppo brevi per non rischiare di interrompere la solennità del momento con la sospensione del canto o la sua monotona ripetizione. Da ricordare inoltre che l’acclamazione oltre che prima, può sempre ripetersi anche dopo il Vangelo (e per dopo intendo subito dopo il “Parola del Signore” del sacerdote). Il signore ha parlato e la nostra risposta in canto risulta così “acclamata” ancora più convinta e partecipata.
Buona celebrazione e buon cammino d’Avvento!

Silvia Mattolini, fsp

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Francesco Buttazzo, Innalziamo lo sguardo
in Maranatha Vieni Signore (Paoline 2002)

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