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TESTO La croce: splendore del perdono del Padre

don Maurizio Prandi

Domenica delle Palme (Anno C) (01/04/2007)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Brevissimamente riassumo il percorso fatto insieme in queste domeniche e che riguarda le sorgenti, le fonti dell'intimità.

L'intimità nasce dall'attraversare ed abitare il deserto, dal salire sul monte, dall'ascolto del quotidiano, dalla misericordia e dal perdono ed infine, grazie alla liturgia della parola di domenica scorsa, abbiamo intuito che l'intimità nasce dallo sguardo. Quest'oggi, in ascolto del vangelo di Luca che ci racconta la passione di Gesù, viviamo insieme a Lui alcuni momenti di grande intimità: la cena con i discepoli, la preghiera nell'orto degli ulivi, il Golgota. C'è un minimo comun denominatore in questi momenti: la tentazione. Torna il legame fortissimo che c'è tra intimità e tentazione che sottolineavo nella prima settimana. Ripeto allora che è l'intimità, la vicinanza, la relazione con il Padre che il Diavolo vuole lacerare.

E' nel momento della maggiore intimità (questo è il significato che avevano il pranzo e la cena nel mondo ebraico), che prepotentemente torna il tentatore. Nella prima domenica di Quaresima, alla fine del racconto della tentazioni di Gesù nel deserto, abbiamo ascoltato: ed eccoci al tempo fissato, l'ora della passione, in cui Gesù è nuovamente tentato dal demonio ed è sottoposto ad una prova terribile: restare fedele al Padre, anche al prezzo della croce, o percorrere le vie suggerite dal demonio, che portano come promessa sazietà, potere, ricchezza, successo? La passione secondo Luca è davvero l'ora della grande tentazione: di Gesù come dei discepoli...dunque è anche la grande tentazione della chiesa. (E. Bianchi). Quanti drammi al cuore della Eucaristia celebrata da Gesù: il tradimento di Giuda, il tradimento di Pietro, la discussione che nasce tra i discepoli su chi tra di loro è il più grande... proprio durante la cena pasquale, quando Gesù anticipa con le sue parole e con i gesti sul pane e sul vino quello che gli sarebbe accaduto, proprio quando svela che la sua vita è offerta fino all'effusione del sangue per i discepoli, questi mostrano di entrare in tentazione ed anche di cedere alla tentazione, mostrano di essere sedotti dal denaro e dal potere, mostrano di essere sopraffatti dalla paura. Innanzitutto uno di loro tradisce l'alleanza della comunità, la nuova alleanza sancita dal sangue di Gesù consegnandolo ai nemici (ricordiamo la prima tentazione di Gesù nel deserto, che verteva proprio sul mangiare.. durante la cena pasquale Gesù svela che il senso di comunione del mangiare insieme è stravolto da un discepolo con il tradimento); Pietro, la "roccia", proclama a Gesù una fedeltà che smentirà per tre volte (anche qui un parallelo, con la terza tentazione di Gesù nel deserto, durante la quale gli veniva suggerito di gettarsi dal pinnacolo del tempio per farsi venire a salvare dagli angeli: l'orgoglio religioso, il piegare Dio a sé stessi... qui Pietro presume di sé e della sua fede: orgogliosamente si dichiara pronto ad andare con Gesù fino alla morte); mentre Gesù serve a tavola, mentre Gesù spezza il pane, i suoi litigano per sapere "chi tra di loro poteva essere considerato il più grande". Nell'ora della prova i discepoli soccombono, mentre Gesù si mostra fedele a Dio e ai suoi discepoli. Ciò che impedisce l'intimità allora è la ricerca del potere, la ricerca dei primi posti... la seconda tentazione nel deserto riguardava proprio il potere e ora sono i discepoli che, al cuore dell'ultima cena, litigano tra loro per una questione di potere... anche negli altri evangelisti questo appare chiaramente. In Marco sono Giacomo e Giovanni a chiedere i primi due posti e gli altri discepoli si arrabbiano perché anche a loro, tutto sommato, il potere non fa poi così tanto ribrezzo... Per contro, ciò che favorisce l'intimità è il servizio: il più grande, tra voi – dice Gesù - diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve... È un comando costitutivo: la chiesa non è un luogo di accaparramento del potere. Qui c'è la logica dell'abbattimento di ogni potere. Il Signore Gesù si dona ad una comunità che lo tradisce, non capisce, fugge e rinnega. Questo è il servizio nella tradizione cristiana e questo rovescia un po' la mentalità dei discepoli che invece tendono a dire: ci vuole il potere. Siamo di fronte ad una gravissima incomprensione da parte loro. Tutto questo appare evidente dal testo della seconda lettura tratta dalla lettera di Paolo apostolo ai Filippesi: Ha assunto la condizione di servo... tenendo presente quanto detto allora mi rifaccio alla grande icona della lavanda dei piedi, che la sera del Giovedì Santo la chiesa ci chiederà di ascoltare e meditare. Un gesto scandaloso quello di Gesù, ma che ci dice il perché del servizio: chiamati a servire i fratelli e le sorelle perché per Gesù il Regno di Dio è l'uomo. Servire allora vuol dire anche avere passione per l'uomo; nessuno come Gesù ha avuto passione per l'uomo, nessuno come Gesù ha posto tanto in alto l'uomo. Secondo M. Zundel, il mistico svizzero che tanto affascinava papa Paolo VI°, con il gesto della lavanda dei piedi Gesù ha introdotto una nuova scala di valori: Gesù ci dà una lezione di grandezza perché la grandezza ha cambiato aspetto... essa non consiste nel dominare, ma nel servire. Troppo spesso, scrive Zundel, si è presentato Dio come un faraone, rivestito di broccati e di pietre preziose: tutto ciò crolla con la lavanda dei piedi. La vera grandezza è la generosità, è il donarsi... il più grande è il più generoso. Alla scala dei valori, normalmente basata sul dominio, Gesù sostituisce quella della generosità perché in questo consiste la grandezza dell'uomo: nella capacità di donarsi. Dio in Gesù donando la sua vita dona tutto quello che ha... per questo è il più grande, perché non è il sommo padrone che possiede tutto ma è il più grande povero, colui che non possiede nulla perché ha donato tutto. Dio è Dio proprio perché non ha nulla e noi non dobbiamo sentirci sminuiti nel credere in un Dio così, non dobbiamo sentirci offesi se in noi abita una presenza interiore estremamente povera. Possiamo gioire insieme perché in noi abita un Dio inginocchiato, un Dio che si propone non si impone, un Dio che serve.

Da Gesù impariamo che la sola vera grandezza è quella di servire, la sola vera grandezza è quella di donarsi, la sola vera grandezza è quella di inginocchiarsi davanti all'uomo, perché è nel sacramento del fratello che riconosciamo il Regno di Dio che ci viene incontro.

Veniamo ora al secondo momento di intimità cui prima accennavo: la preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi. La preghiera per non entrare in tentazione, la preghiera per accogliere il disegno di Dio e la sua volontà. La preghiera per sentirsi uomo fino in fondo... sento anche questo come un momento, da parte di Gesù, di condivisone con l'umanità. La preghiera per dire al Padre quello che spesso noi invece vorremmo cancellare perché troppo doloroso, pesante, difficile da portare e da assumere: le nostre paure, le nostre angosce, i nostri drammi, i nostri fallimenti, le nostre divisioni, i nostri abbandoni, le nostre ferite. Gesù riconosce tutto questo come presente nella sua vita e lo consegna al Padre. Nel racconto di Luca la debolezza dell'uomo Gesù si fa trasparente... lo dimostra la frase: nel momento dell'agonia più fortemente pregava... quel "fortemente", in greco dice l'insistenza di chi è in difficoltà ed ha bisogno di aiuto. Gesù si aggrappa all'aiuto del Padre il quale manda un angelo ad infondergli coraggio. Come ogni uomo, anche l'uomo Gesù non trova in se stesso la forza di superare la prova, ma l'implora dal Padre. Così l'uomo sperimenta al tempo stesso la debolezza e la forza, la fatica e la consolazione di Dio. Nella preghiera inoltre, Gesù accoglie l'arresto senza difendersi, senza opporre violenza a violenza, senza mutare stile e comportamento che restano segnati dalla mitezza e dall'amore... il testo della prima lettura su questo ci aiuta a fare chiarezza: la sottomissione alla violenza dei suoi avversari fa emergere la determinazione e la risolutezza del Servo e della scelta di fare della sua vita una vita non-violenta. Ecco un'altra fonte dell'intimità: la non-violenza, il consegnarsi... nel momento in cui i discepoli dormono e poi lo abbandonano, al cuore della sua passione, Gesù nega la logica della forza, la logica della violenza e della difesa e fa suo il mistero del servo sofferente di Isaia 50: Non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro, ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba, non mi sono sottratto... e di Isaia 53: maltrattato si è lasciato umiliare... era come agnello condotto al macello...

Gesù, dicendo ai suoi discepoli quando gli presentano due spade e ai discepoli che vogliono difenderlo, rifiuta decisamente la violenza della spada e afferma che la via che intende percorrere non è quella della difesa, ma quella dell'obbedienza al Padre... per questo si è fatto obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Attenzione però.... Il Gesù che racconta l'evangelista non è un Gesù rassegnato, passivo, inerte... niente di tutto questo! Don Bruno Maggioni, nel suo libro sui racconti della Passione, dice che per descrivere lo stato d'animo di Gesù Luca non ricorre al vocabolario di Marco e di Matteo, che parlano di sbigottimento, angoscia, tristezza, ma ricorre ad una parola mutuata dal linguaggio sportivo: agonia. Propriamente, questa parola indica lo stato di tensione dell'atleta nell'imminenza della gara o, anche, nel momento in cui, ormai vicino al traguardo, raccoglie tutte le sue forze in un ultimo slancio (...) Rispetto a Marco e a Matteo la figura di Gesù è allora trasformata. Non più un uomo "impietrito", come in Marco o "prostrato" come in Matteo, ma un uomo "proteso". Nel significato di agonia non è certo assente l'apprensione, e ancor meno lo sforzo, la fatica, la sofferenza. Tuttavia non c'è l'angoscia che paralizza. Nel momento decisivo della prova Gesù è proteso fino allo spasimo, non è ripiegato su se stesso.

Infine la crocifissione, o, per meglio dire con il linguaggio lucano, lo spettacolo della crocifissione. Pregando Gesù è entrato nella sua passione e, pregando, ha fatto della sua morte violenta un atto ben preciso: ha chiesto al Padre di perdonare chi lo stava uccidendo e ha consegnato al Padre la sua stessa vita. Nella preghiera sulla croce ha racchiuso tutta la sua esistenza, ogni uomo, ogni donna, la sua obbedienza al progetto divino. La croce, che spesso abbiamo definito insieme come il vangelo totalmente dispiegato ci dice che è proprio lì, su quel patibolo, che i tratti più caratteristici e costanti della vita di Gesù si fanno ancora più chiari. Gesù ha passato tutta la sua vita in perenne ricerca degli esclusi e dei peccatori e ora muore in croce tra due malfattori. Ha parlato di perdono e ha predicato l'amore ai nemici e ora sulla croce non solo rifiuta la violenza ma perdona i suoi crocifissori: bellissimo! Gesù non muore minacciando, ma muore perdonando in una invocazione che non è puntuale, ma ripetuta... lo suggerisce l'imperfetto: diceva... una richiesta ripetuta quindi, un'invocazione insistente. Gesù ha pronunciato la preghiera del perdono più di una volta. Don Bruno Maggioni sottolinea come Gesù non perdoni direttamente ma lo chieda al Padre. Deve essere chiaro che il suo perdono rinvia al Padre. La croce è lo splendore del perdono del Padre. Tutta la passione di Gesù è attraversata dalla misericordia: il gesto di Gesù che guarisce l'orecchio del servo del sommo sacerdote, lo sguardo a Pietro che lo rinnega, questa parola di perdono. Muore per coloro che lo rifiutano, icona vivente della misericordia di Dio. Gesù non si è mai preoccupato di sé, ma solo di Dio e degli uomini... sulla croce resiste alla tentazione di salvare se stesso... qui per l'ultima volta è raggiunto dalla tentazione; tutti (capi de farisei, soldati, ladrone) sembrano dirgli: Perché Dio non ti aiuta se sei il suo eletto? Hai voluto percorrere la strada dell'amore? Eccoti accontentato, stai morendo in croce! Ma allora questo non è il segno del fallimento di chi percorre la strada dell'amore? Non è il segno che la via di Dio è un'altra? Anche qui è bellissimo che Gesù non raccolga la provocazione e rinunciando a salvare se stesso rimanga solidale con tutti gli uomini, che nella morte, solo e soltanto da Dio possono attendere salvezza. Sulla croce accoglie immediatamente il ladrone pentito... con questo gesto Gesù compie nella morte quello che ha fatto per tutta la vita: accoglie i peccatori. Al tempo stesso mostra che la sua salvezza è diversa da quella sognata dai capi, dai soldati, dall'altro ladrone. Una annotazione importante: c'è solennità nella promessa di Gesù... qui Gesù non prega, non chiede a Dio, semplicemente garantisce! Ad una domanda che riguarda il futuro (quando sarai nel tuo Regno) Gesù risponde con una promessa che rinvia al presente (oggi).

Concludo leggendo le parole di don Bruno Maggioni: La preghiera di Gesù sulla croce è la preghiera di un povero abbandonato, smentito, che nell'assenza di ogni verifica proclama la sua unica fiducia in Dio e in quella fiducia abbandona tutto se stesso. Morire serenamente, fidandosi di Dio, è un tratto essenziale del martire cristiano. Per Luca la vita di Gesù finisce nella serena convinzione di un compimento. Serenità fiducia, abbandono sono i sentimenti di Gesù morente, per il quale, come ogni uomo, non c'è stata una salvezza dalla morte ma nella morte.

Sulla croce Gesù rivela il vero volto di Dio, Gesù è la figura dell'amore di Dio per l'uomo.

 

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