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TESTO Commento Matteo 28,16-20

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Santissima Trinità (Anno B) (11/06/2006)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Con questa domenica la liturgia ritorna al "tempo ordinario", che avevamo abbandonato la prima domenica di marzo e che si concluderà con la Festa di Cristo Re a fine novembre.

E' significativo che la liturgia ci proponga, come segno al rientro nel cammino quotidiano, una riflessione sulla SS. Trinità, sintesi della nostra fede. Se pensiamo che questo dogma di fede ha tenuto occupata la Chiesa primitiva per oltre sei secoli, ci rendiamo conto dell'importanza che la Trinità ha nella nostra fede di credenti. Ma quanto essa è conosciuta? Che cosa sappiamo dire su di essa? Eppure tutte le nostre preghiere iniziano con il segno della croce nella Trinità. Le letture di oggi ci aiutano in questo percorso.

Nel brano del Deuteronomio troviamo Mosè che spiega al suo popolo che è il Dio di Israele, un Dio potente, che libera dall'oppressione (richiamo all'Esodo), che si fa conoscere, che è presente con "prove, segni, prodigi e battaglie", cioè che si dà da fare per proteggere il suo popolo in tutti i modi. Le leggi del Signore allora non sono più un peso, ma il mezzo per essere felici, sono i paletti che ci guidano verso la pace e la serenità.

Il salmo 32 ci ricorda, inoltre, che nella Parola, che è retta perché fedele, che è sinonimo di giustizia e di diritto, c'è la potenza creatrice di Dio e la nostra speranza dell'attesa della Sua venuta.

S. Paolo, invece, ci ricorda la potenza dello Spirito di Dio, che abbiamo ricevuto "quali figli adottivi" e che ci permette di chiamare il Signore "Abbà, Padre!". Tutto ciò ci inserisce automaticamente nel mistero della trinità, in quanto "coeredi di Cristo" con cui condividere le sofferenze e la gioia della sua gloria, nella resurrezione.

Matteo nel suo vangelo ci presenta invece un Gesù che, giunto al termine della sua missione, lascia a tutti noi un compito. Un compito che deriva dall'autorità che egli ha ricevuto dal Padre, per mezzo dello Spirito Santo: "andate in tutto il mondo ad ammaestrare" e ad annunciare il vangelo, battezzando nel nome della Trinità. Ma allo stesso tempo non è un Dio che lascia un comando e poi se ne và, sono fatti vostri! Ma egli ci fa una promessa che molto spesso noi dimentichiamo, quando arranchiamo nelle difficoltà di coppia, in famiglia, nella comunità in cui viviamo: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Ne siamo consapevoli o ci sentiamo sempre soli ed abbandonati?

Per la riflessione di coppia e di famiglia:

• Cosa suscita in noi il sentirci dire che apparteniamo al Signore: ci sentiamo suo popolo?

• Come possiamo conciliamo in noi il fatto d'essere figli e nello stesso tempo essere persone libere?

• Siamo convinti che essere cristiani è camminare, sempre e ogni giorno, con il Signore? Questo è per noi motivo di speranza? Come lo realizziamo all'interno della coppia e in famiglia?

Commento a cura di Anna e Carlo Beltramo – Torino

 

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