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TESTO Rimanere

don Michele Cerutti

VI Domenica di Pasqua (Anno B) (05/05/2024)

Vangelo: Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,9-17

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Ritornello di queste settimane è la parola rimanere.

Quando pensiamo alla felicità siamo rimandati a due verbi: volare e amare.

Certo l'amore rimane il caposaldo a cui uniamo però il termine rimanere.

D'altra parte il termine greco di felicità è εὐδαιμονία stare in compagnia di uno spirito gentile.

Gesù ci dice: la vostra realizzazione si compie nel rimanere con me.

Non è roba da poco comprendere che la felicità sta nel restare e non nel librarsi di qui e di là.

Pensiamo di avere raggiunto i nostri obiettivi, ma poi siamo schiavi di questo movimento sempre alla ricerca dell'ottimo che non esiste.

Di tutte le cose ho visto il limite solo la tua Legge è perfetta” Salmo 118.

Questi versetti del Vangelo oggi ci offrono la via per realizzarci uscendo dalle logiche che possono abitare la nostra visione, ovvero felicità, secondo la mentalità comune, vuol dire fare quello che si vuole.
Felicità invece ci dice Gesù è rimanere, restare.
Come rendere concreto tutto questo concetto?

Ascolto della Parola, vita sacramentale e amore per il prossimo.

Tre pilastri alla cui scuola si sono alimentati i santi ovvero coloro che la vita l'hanno vissuta in pienezza portando avanti con forza il loro rimanere uniti a Cristo e lì dove il Signore li ha messi.

Nella cappella dell'Ospedale ho posto vicino alla Croce le immagini degli amici di Dio.

Comprendo che i Santi sono coloro che seguono Gesù ovunque vada, come dice l'Apocalisse.

Essi non si scostano da lui perché solo uniti e innestati e in lui trova senso quello che hanno percorso su questa terra.

In questi giorni mi viene da pensare a don Giuseppe Rossi, un sacerdote nelle Valli dell'Ossola, che il prossimo 26 maggio verrà beatificato a Novara.

Era il febbraio del 1945 la mattina del 26 come tutte le mattine suona le campane delle 9, ma quel giorno i fascisti salgono la valle e i partigiani fanno una imboscata. Quel suono viene interpretato dalle squadre nere per un segnale agli avversari. Effettivamente dopo poco inizia una sparatoria, ma non segnalate da quel suono che indicava come tutti i giorni la presenza del Parroco nel villaggio.

Occasione per i fascisti per un rastrellamento del paese ne sequestrano 45 e tra questi anche don Rossi che fedele al suo motto della prima Messa rimarrà sul posto: «Darò quanto ho, anzi darò tutto me stesso per le anime vostre».

A chi lo invita a scappare afferma con tranquillità: State certi prima di voi prenderanno me. Così avviene si scaglieranno come bestie su questo povero prete e lo uccideranno.

Nel rimanere unito sul modello del buon Pastore c'è stata la pienezza che ora in Cristo si realizza.

Rossi uomo della Parola spezzata nei suoi quasi 7 anni di ministero, uomo dell'Eucarestia donata in tante Messe celebrate diventa uomo che dà la vita per i propri amici e dimostra a tutti che non c'è più gioia grande di questa.

Il modello a cui mi sono riferito è quello presbiterale, ma poi penso al rimanere di una madre e di un padre e nella mia esperienza sacerdotale innumerevoli esempi posso trarre.
Questi accanto a un figlio malato e provato non si scostano.

Sono anche loro esempio di una felicità in quel rimanere e fa contro alla mentalità di chi propone la scappatoia dell'eutanasia e dell'aborto come via per fuggire dalle proprie responsabilità.

Rimanere, restare verbi che possono suonare fastidiosi, ma che dischiudono invece ciò che gli uomini cercano, la vera felicità che ci dona la parte migliore che non ci verrà mai tolta.

 

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