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TESTO Fare tutto nel nome del Signore Gesù Cristo

diac. Vito Calella

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (31/12/2023)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Vivere ascoltando e pregando la Parola di Dio

Conforme indicavano Lv 12,6-8 ed Es 13,11-12, quaranta giorni dopo la nascita di un bambino, questo doveva essere presentato al Tempio, la madre doveva offrire un rito di purificazione. In questa cerimonia si doveva offrire un agnello di un anno (per le famiglie più benestanti) oppure due colombe o due tortore (per le famiglie con minori risorse). I maschi primogeniti dovevano essere consacrati al Signore. È proprio in questo scenario che ci colloca il Vangelo di oggi. Maria e Giuseppe ci danno testimonianza della loro santità per essere stati fedeli osservatori delle leggi contenute nelle Sacre Scritture.

In questo giorno, nel quale rendiamo grazie a Dio per la testimonianza di vita della Sacra Famiglia, riceviamo il primo invito: che ogni coppia, insieme ai propri figli, ponga al centro della propria vita familiare l'ascolto orante della Parola di Dio, la preghiera con i salmi della Bibbia e la meditazione sui testi delle Sacre Scritture. Sempre più spesso la nostra vita familiare è scandita da una serie di attività quotidiane che si sviluppano una dopo l'altra, in una routine frenetica dove non c'è più spazio per la preghiera individuale e familiare, non c'è più tempo nemmeno per pregare il rosario tutti insieme in casa.

La Parola di Dio, attraverso l'autore della lettera ai Colossesi, discepolo di san Paolo, ci esorta a vivere ascoltando e pregando la Parola di Dio: «La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori» (Col 3,16).
Fare tutto nel nome del Signore Gesù Cristo

La Parola di Dio e la preghiera illuminano la vita di due anziani: «Simeone, uomo giusto e pio, che sperava nella consolazione del popolo d'Israele» (Lc 2,25) e «la profetessa Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere» (Lc 2,36-37). I pastori avevano trovato il bambino Gesù, adagiato nella mangiatoia con Maria e Giuseppe, perché avevano ricevuto l'annuncio dell'angelo. Dopo aver visitato il bimbo, visto l'avvenimento, cominciarono ad annunciarlo, lasciando stupite altre persone (cfr Lc 2,8-20).

Simeone ed Anna, a differenza dei pastori, riconobbero il bambino Gesù per la loro intensa vita di preghiera e per aver imparato a lasciarsi condurre dallo Spirito Santo. Riuscirono a identificare il bambino Gesù tra molti altri neonati e coppie, che quel giorno si trovavano nel tempio di Gerusalemme. Certamente non c'era solo il bambino Gesù con i suoi genitori, a compiere i riti di purificazione e consacrare a Dio i primogeniti maschi appena nati! Le loro parole e la testimonianza che dettero del bambino Gesù aiutarono anche Maria e Giuseppe a rafforzare ulteriormente la loro missione di prendersi cura dell'infanzia e dell'adolescenza di Gesù. Ma nonostante la responsabilità della paternità e della maternità, impararono fin da subito che quel ragazzo era veramente il Signore della loro vita.

L'anziano Simeone annunciò a Maria e a Giuseppe la missione del Messia di diventare «luce per illuminare tutte le nazioni del mondo e gloria del popolo d'Israele» (Lc 2,32). Il Messia veniva per diventare il salvatore, il redentore di tutta l'umanità. E profetizzò a Maria che, nel popolo d'Israele, molti avrebbero accolto la missione di Gesù, ma altri l'avrebbero respinta, vedendo in Lui «un segno di contraddizione» (Lc 2,34b). Sappiamo che la morte in croce di Gesù fu promossa dalle autorità religiose del Tempio di Gerusalemme (il Sinedrio) e sappiamo anche che Maria era ai piedi della croce. Pertanto, «la spada che le trafiggerà l'anima» (Lc 2,35) è profezia del suo dolore di madre, mentre assisteva all'orrenda morte del figlio sul patibolo della croce. Maria e Giuseppe, insieme a Simeone ed Anna, impararono a fare tutto nel nome del Signore Gesù. Questo è ciò che siamo chiamati a scegliere nella nostra vita, ringraziando Dio per la testimonianza della vita di Maria e di Giuseppe e per la testimonianza di quei due anziani, santi, poveri, ma esperti nella preghiera. Facciamo nostro l'appello della lettera ai Colossesi: «E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre» (Col 3,17).

Nel nome del Signore Gesù Cristo, vivere nella grande famiglia della comunità cristiana per praticare l'amore fraterno

La Parola di Dio oggi ci invita a fare tutto nel nome di nostro Signore Gesù Cristo, valorizzando il dono della nostra comunità cristiana, accogliendola come se fosse la nostra grande famiglia dove impariamo a praticare la fraternità, tenendo conto di quanto sia difficile sia il vivere relazioni autenticamente rispettose con l'altro.

La lettera ai Colossesi ci invita a valorizzare la scuola di fraternità e di sinodalità che possiamo sperimentare partecipando attivamente alla vita della nostra comunità cristiana. «Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!» (Col 3,12-15).

Nel nome del Signore Gesù Cristo, vivere i rapporti familiari con l'opzione dell'obbedienza e del rispetto del ruolo di ciascun membro.

Forti dell'esperienza di fraternità nella grande famiglia della comunità, nel nome del Signore Gesù Cristo, coloro che sentono la chiamata a formare una nuova famiglia sono invitati a fare la stessa scelta fondamentale di Gesù Cristo: l'obbedienza al Padre. L'appello alle donne affinché «siano sottomesse ai loro mariti» (Col 3,18) non va interpretato come un'accettazione passiva del machismo, tipico della cultura di quel tempo e ancora presente nella cultura di tanti popoli. È riconoscere la diversità dei ruoli che ciascun membro della famiglia ha all'interno della famiglia, sapendo che anche nella relazione trinitaria tra Dio Padre e Dio Figlio c'è il riconoscimento della superiorità del Padre rispetto al Figlio. Gesù, durante tutta la sua vita, ha fatto la scelta fondamentale dell'obbedienza alla volontà del Padre. Anche noi non possiamo paragonarci a Gesù Cristo, considerandoci al suo stesso livello! All'atteggiamento di sottomissione della donna verso il marito corrisponda l'atteggiamento di servizio, di rispetto del marito verso la moglie, così come Gesù, nostro Maestro e Signore, si è chinato a lavare i piedi dei suoi discepoli.La stessa cosa si dice ai figli rispetto ai loro genitori: «Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore» (Cl 320). All'atteggiamento di sottomissione dei figli ai genitori corrisponda quello di rispetto e di dedizione amorevole dei genitori verso i figli, senza mai usare la propria autorità per giustificare la violenza domestica e l'abuso di potere. E per i figli, sono di grande valore le raccomandazioni del saggio Bem Sira, che, nella prima lettura di oggi, ci presenta una bella catechesi sulla pratica del quinto comandamento di «onorare il padre e la madre», soprattutto quando diventano anziani e hanno bisogno maggiore attenzione da parte loro.

La comunione eucaristica con il Corpo e il Sangue di Cristo rafforzi la pratica dell'amore nelle nostre famiglie

Quanto più maturiamo nella pratica della fraternità all'interno della comunità e nella pratica del rispetto reciproco nei nostri rapporti familiari, accettando la sfida di vivere l'obbedienza e il servizio, tanto più scopriamo che la comunione con Cristo, che ci è offerta nell'Eucaristia, ci viene incontro e rafforza questa pratica dell'amore, facendo sì che lo stesso Spirito Santo, che ha trasformato il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo, possa orientare la nostra libertà affinché i nostri comportamenti irradino la luce della gratuità dell'amore.

 

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