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TESTO Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro

don Michele Cerutti

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/09/2023)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Per comprendere bene i passaggi che Matteo ci offre per una fruttuosa correzione fraterna ci viene in aiuto la prima lettura e il passo finale del Vangelo che oggi abbiamo proclamato: In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
Il profeta Ezechiele ci rimanda alla dimensione della responsabilità.
Un tema che nella Sacra Scrittura non è nuovo, ma in questi versetti ci viene offerto una sintesi importante.
Teniamo conto che nei primi capitoli viene offerto un dettame fondamentale.
Nel contesto della creazione Dio affida all'uomo ciò che la sua fantasia creatrice ha posto in essere e questo è nella posizione di “collaboratore” di Dio. Al dono ricevuto corrisponde una responsabilità da esercitare. L'uomo, a differenza di tutto il resto della creazione ha da coltivare e custodire il creato.
La vicenda di Caino e Abele ci consegna l'incapacità di Caino di riconoscere la responsabilità nei confronti del fratello. Quest'ultimo non si sente rivestito di questa responsabilità tanto da arrivare ad eliminare proprio Abele per avere il potere assoluto. Quando non si riconosce che l'altro è appello alla nostra risposta di amore, il rischio (“sempre accovacciato alla porta” - v.7) è di trattarlo da concorrente: così facilmente si procede all'eliminazione apparentemente capace di spianare la via ma realisticamente inizio del tormento interiore.
Il brano che oggi abbiamo proclamato permetterà poi al profeta stesso di pronunciare una invettiva forte.
Ezechiele, nel contesto della caduta di Gerusalemme, mette in guardia i pastori che non si sono presi cura delle pecore e hanno badato semplicemente a se stessi tanto che per colpa loro si sono disperse le pecore. Questa è la situazione del popolo di Israele! Ai suoi pastori Dio chiede conto (v.10). Contro di loro emette sentenza tanto da sollevarli dalla loro responsabilità e da sostituirli occupandosene in prima persona.
Matteo si rivolge a comunità prevalentemente convertite dal mondo ebraico.
Il filo comune del suo Vangelo è mettere in evidenza che Dio è con noi.
Nel primo capitolo ci viene detto: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele, che significa Con-noi-Dio» (Mt 1, 23). Nell'ultimo capitolo ci viene detto: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Il perno sta nel comprendere che il nostro essere Comunità è Cristo e allora i passaggi che Matteo ci indica sono da considerarsi nella logica dell'essere ciascuno dono per l'altro come Gesù stesso lo è stato per tutti.
Il segreto cari amici è proprio la preghiera che sostiene la correzione fraterna e la rende autentica e non uno sfogo di chi si sente superiore.
Allora il Signore si rende veramente presente tra coniugi che si amano, tra sacerdoti che si confrontano in una fraternità o tra religiosi in una comunità, tra parrocchiani che vivono un'appartenenza a una realtà di parrocchia.
Gesù stesso non ha mai puntato il dito con Zaccheo, Levi per fare degli esempi.
Lo ripeto e lo ripeterò sempre i cristiani non si riconoscono perché vanno a Messa, perché recitano il Rosario. Il cristiano all'occhio del non credente si riconosce per l'amore che ha per i fratelli e questo diventa contagioso.
Brevi considerazioni vi offro questa domenica perché veramente adesso si apre il momento dell'interrogare la propria coscienza e chiedersi: ora che cosa posso fare, come posso agire?
Buona preghiera.

 

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