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TESTO Il buon pastore sempre vicino alle sue pecore

don Michele Cerutti

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (30/04/2023)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Nel momento più alto di un contrasto, come quello che sta vivendo Gesù, dopo la guarigione di un cieco nato, con i soliti farisei ci saremmo aspettati parole dure nei confronti di questi tali.
Il Maestro ci indica invece la via umile della correzione fatta senza imporre, ma che si fa invece dolce per aiutare i fratelli in errore a non perdersi.
Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire e questo dialogo di cui leggiamo i primi versetti finirà con l'interrogarsi dei farisei sul fatto che Gesù sia un indemoniato.
Gli apostoli con Pietro ci mostrano anche la franchezza con cui nello stesso tempo siamo chiamati ad annunciare la verità, ma per riuscire a condurre i fratelli a un vero pentimento.
Gli uditori del discorso di Pietro interrogheranno il principe degli Apostoli chiedendo: che cosa dobbiamo fare?
La risposta più che indicare azioni invita a una contrizione gradita a Dio perché dalle piaghe di Gesù siamo stati guariti, come abbiamo proclamato nella seconda Lettura.
Nel brano evangelico proclamato dopo essersi indicato come Luce oggi il Maestro ci dice che è la Porta da cui passano le pecore e Pastore del gregge differente dagli altri perché mentre siamo abituati a vedere chi guida i pascoli porsi dietro a tutte insieme ai cani qui ci viene detto che Lui si pone all'inizio.
In questo modo Egli traccia e rende sicuro il cammino con lo stile delicato di chi conosce ogni pecora e non vuole che nessuna vada perduta.
Di questo pastore sappiamo bene le caratteristiche. Egli si distingue da quelli che sono stati posti alla guida di Israele. Questi ultimi non hanno pasciuto il gregge affidato, lo hanno sorvegliato per forza e malvolentieri e anche di cattivo animo.
Le invettive contro di loro sono ritrovabili nei diversi testi profetici.
Ezechiele afferma come molte volte sono stati violenti contro le pecore approfittando di loro.
Certo un esame di coscienza per chi nelle comunità è chiamato a essere guida.
Davanti al comportamento del bel Pastore come mi atteggio io nei confronti di coloro che il Signore mi chiede di farmi vicino? Capisco che io sono di Lui solo un semplice aiutante? Mi piace emergere o essere a fianco per aiutare il gregge stesso a camminare con passo deciso e non incerto dietro a Gesù?
A noi tutti il compito di riconoscerci gregge radunato intorno al Pastore.
Mi ha colpito, cercando qua e là le caratteristiche delle pecore, come Gesù riuscisse veramente in modo efficace a utilizzare immagini capaci di rendersi semplici agli uditori.
In una società dedita all'agricoltura e pastorizia non sarà stato difficile comprendere cosa volesse dire il Maestro, mentre noi uomini e donne del XXI secolo dobbiamo cercare informazioni per capire meglio. Non ci aiuta il fatto che l'utilizzo di espressione tipo “come pecore” non significano un grande apprezzamento.
Eppure il loro addomesticamento risale all'11000 a.C. ed è il primo sottoposto questo processo nella storia dell'umanità.
Erbivori che si adattano alle diverse temperature e altitudini. Sono docili pur mantenendo un livello di attenzione e di guardia e preferiscono la compagnia di altri provando in solitudine molto stress e diventano incapaci di foraggiamento.
Capacità di adattamento, docilità e attenzione nei pericoli, mai da soli ma sempre protesi a camminare insieme.
Noi siamo chiamati a vivere nelle dimensioni di adattamento esortati a comprendere le sollecitazioni dello Spirito nel percorrere nuove strade e percorsi per affrontare le emergenze del mondo.
Docilità agli insegnamenti del Magistero sapendo che traiamo insegnamenti utili.
Quante critiche lanciamo alle gerarchie pensandoci noi autosufficienti e capaci di camminare sui percorsi senza bisogno di indicazioni.
Cadiamo nei pericoli e molto spesso ci troviamo da soli e questa apre ai momenti difficili in cui ci alimentiamo in maniera errata di ciò che il mondo ci propina.
Gesù si identifica, in questo capitolo 10, con la Porta.
Una Porta che non si chiude e anzi si spalanca e la Croce rende visibile ancor di più cosa voglia dire Gesù identificandosi in tal modo.
Porta questa che infatti che permette alle pecore di non rinchiudersi in recinti senza uscite, ma anzi aprirsi ai grandi spazi che con abbondanza Dio ci dona attraverso il Figlio.
La Pasqua con gli eventi di morte e di Risurrezione ci offre la via che siamo chiamati a seguire stretti intorno al pastore con adattamento, docilità e insieme.

 

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