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TESTO Dio è gratis. Il diavolo no.

don Alberto Brignoli  

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I Domenica di Quaresima (Anno C) (06/03/2022)

Vangelo: Lc 4,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,1-13

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, 2per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. 3Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».

5Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra 6e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. 7Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». 8Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».

9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

affinché essi ti custodiscano;

11e anche:

Essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

12Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

13Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

È divenuto ormai un appuntamento fisso, una specie di “cult” per il cristiano, iniziare il tempo di Quaresima nel deserto, associando il deserto a un numero, il numero quaranta, simbolo della vita dell'uomo (era la durata di una generazione, secondo la mentalità ebraica), ma anche a un popolo, il popolo d'Israele, nel suo lungo percorso di liberazione verso la terra promessa; in era cristiana, poi, il deserto viene associato a Gesù, che lo vive come spazio geografico ma anche interiore per quaranta giorni (o forse per tutta la vita, vista l'aridità che spesso ha incontrato nei discepoli e nella gente). E questi quaranta giorni, nel deserto, anche per Gesù sono una specie di cammino di liberazione, di purificazione interiore da quell'ambizione di essere Dio che inevitabilmente, in quanto Figlio, si portava dentro e che correva il rischio di far emergere nelle sue parole, nei suoi gesti, nelle sue scelte, nei prodigi che compiva. Il rischio più grande, per Gesù, era quello di sfruttare le sue doti, le sue capacità, e la potenza dello Spirito Santo che operava in lui per ottenere fama, gloria, potere in maniera indipendente e autonoma da Dio suo Padre.

E allora, proprio lo Spirito - di cui si era ricolmato nel momento del Battesimo al Giordano - lo conduce nel deserto, dove ci rimane per essere tentato da un altro spirito, lo spirito del male, per quaranta giorni (che diventano, sì, tutta una vita, per lo spirito del male, perché anche quando si allontanò da lui, ci dice Luca, lo fece “fino al momento fissato”, fino all'ultimo, senza tregua). Quale sia questo “momento fissato” non è difficile immaginarlo, visto che due delle tre tentazioni del diavolo nel deserto torneranno sulla bocca di chi, passando sotto la croce, metterà alla prova Gesù con la stessa allettante e subdola affermazione: “Se tu sei il Figlio di Dio”. Allora, i capi del popolo gli chiederanno di dimostrare a tutti la sua divinità (della quali essi fortemente dubitavano) facendo il gesto eclatante di scendere dalla croce; ora, invece, il diavolo, colui che ha come scopo nella vita di “dividere” da Dio, gli chiede di fare a meno di suo padre, e di procurarsi da solo il cibo.

Visto che non ottiene il suo scopo, perché Gesù dimostra il suo legame col Padre citando continuamente la Parola di Dio come unica fonte di vita, il diavolo accetta la sfida e dimostra a Gesù di aver capito perfettamente che lui è il Figlio di Dio, anche perché (da buon conoscitore delle cose di Dio) gli cita la Bibbia, e non una, bensì due volte, come due volte Gesù gli aveva già risposto con versetti tratti dalle Scritture. Quasi a dire: “Siamo due pari, anche io sono potente quanto Dio. Anzi, no: se voglio, posso esserlo anche di più. Perché il potere e la gloria dei regni della terra sono stati dati a me, e io li dono a chi voglio, a patto che essi mi adorino. A te la scelta, Gesù”.

La seconda tentazione è la più terribile, perché messa sul tavolo da gioco dal diavolo puntando tutte le sue fiches: i regni della terra. Potere e gloria di tutti i regni della terra, messi a disposizione dal diavolo a Gesù “in un istante”, sono l'immediata risposta alla sete di ricchezza, potenza e dominio che l'uomo porta con sé da sempre e che (lo vediamo in questi giorni) non viene e non verrà mai meno. Perché, in fondo, alla tentazione del cibo e dello stare in cima al pinnacolo del tempio con il rischio di cadere, forse è anche possibile resistere, con l'aiuto di Dio: qualcosa da mangiare, nella sua provvidenza, Dio ce lo darà sempre; e qualcuno che viene in nostro soccorso nel momento in cui cadiamo e ci facciamo male (qualche “angelo custode”, come lo chiama il diavolo), alla fine lo troviamo anche. La prima e l'ultima tentazione possono essere superate se si invoca l'aiuto di Dio: e “dato che tu sei Figlio di Dio” - sembra far intendere il diavolo a Gesù - questo non dovrebbe essere per te un problema, per via del tuo filo diretto con il Padre. Ma sulla seconda tentazione, quella della ricchezza, del potere e del dominio, non c'è aiuto di Dio che tenga. Lì non c'è il “se sei Figlio di Dio”; lì non c'entra niente “chiedere aiuto a Dio”: lì sei da solo di fronte al luccichio allettante del potere, della ricchezza, del dominio. Se cedi, neppure Dio ti salva, perché queste cose - prosegue il tentatore - sono mie e sono state date a me: le puoi avere se ti prostri a me e mi adori, invece di adorare Dio. Qui la scelta è decisiva e definitiva: o Dio (e la strada è quella che indica Gesù, la croce, dalla quale non scenderà neppure se istigato a farlo) o il potere e la ricchezza (e la strada è una sola, e conduce ai piedi del demonio, in casa sua).

Un tema, questo, caro a Luca, che ne farà il leitmotiv del suo vangelo: chi segue ricchezza e potere si danna, e non c'è via di scampo. Il ricco epulone, il ricco stolto e il giovane ricco ne sanno qualcosa. I poveri, invece, un pezzo di pane lo troveranno sempre; un samaritano che li raccolga tramortiti per strada colpiti dai briganti o precipitati dal tetto del tempio mentre giocavano a fare il Messia, lo troveranno sempre. Perché Dio non abbandona il povero, né chi si riconosce povero o si fa povero per arricchirsi solo di lui.

L'essenzialità della Quaresima, di cui le privazioni e i sacrifici che molto lodevolmente scegliamo di fare in questo periodo sono un segno, ci riporti all'unica vera cosa che conta nella vita: il nostro rapporto con Dio, dalla cui gratuità (la Grazia) dipendiamo in tutto e per tutto, lungo i quarant'anni del nostro camminare nel deserto della vita.

L'altra opzione è vendere l'anima al diavolo: lui può darti ricchezza, potere e gloria, in maniera immediata. Ma non è gratis: verrà a chiederti il conto “al momento fissato”.

 

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