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TESTO Gesù, l'amore verticale e orizzontale di Dio

don Giacomo Falco Brini  

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31/10/2021)

Vangelo: Mc 12,28-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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28Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; 30amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 32Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; 33amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Il vangelo di domenica scorsa ci ha consegnato l'invito a passare dal desiderio di Giacomo e Giovanni, espressione insipiente e fuorviante dalla strada indicata da Gesù, a quello del cieco Bartimeo, richiesta sapiente ed esemplare per poterci ritrovare sull'unica via battuta dal Signore e diventare suoi discepoli. La domanda dello scriba di oggi permette a Gesù di chiarire come la via della Croce fin qui indicata si identifichi con la via dell'amore. Uno scriba che forse sentiva un urgente bisogno di risposta alla sua domanda, poiché grande era (ed è sempre) il rischio di perdere l'anima, il fulcro ispiratore e unificatore della Legge, con dispersione e smarrimento della propria religiosità nel labirinto di tanti precetti. Insomma, è davvero urgente e vitale sapere cosa conta di più per Dio, cosa tiene uniti tutti i comandamenti.

È interessante che Gesù, da Rabbi ebreo qual era, risponde evocando prima lo Shema' (Dt 6,4) che in Israele si prega all'inizio e alla fine della giornata. La fede ebraica e il cristianesimo suppongono infatti l'apertura dell'orecchio umano quale condizione imprescindibile per la conoscenza di Dio. Prima del comando c'è l'accoglienza di Colui che comanda. Prima della risposta c'è da accogliere Colui che fa la proposta. Prima di sapere il suo contenuto, c'è da aprire l'udito a Colui che parla. Non è dunque scontato che si viva la risposta che Gesù dà allo scriba. Non a caso, intravedendo in lui saggezza per aver riconosciuto il centro che cercava, aggiunge: non sei lontano dal regno di Dio (Mc 12,34a). Affermazione che avrebbe dovuto indurre lo scriba a chiedergli: “perché? Come posso avvicinarmi di più? Cosa manca per entrarci?”. Marco però annota che davanti a questa affermazione nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo (Mc 12,34b), nemmeno lo scriba.

Qui dobbiamo ricordare un personaggio di qualche domenica fa. Quel tale che aveva un'altra domanda, cioè cosa fare per entrare nella vita eterna. Lì Gesù rispose di andare a verificare l'osservanza dei comandamenti, cosa che costui praticava sin dalla giovinezza. Gesù lo guardò con amore, ma la sua risposta gettò in crisi l'uomo: una sola cosa ti manca. Poi l'indicazione di lasciare l'amore per le ricchezze condividendole con i poveri, e incamminarsi dietro di Lui per amarlo al di sopra di tutto. Ma non fu così, perché il suo cuore confidava nella propria ricchezza. Analogamente, anche qui vediamo che lo scoglio resta la persona di Gesù. Manca una sola cosa allo scriba per entrare nel regno di Dio: non solo riconoscerlo come maestro di fede, ma aderire a Gesù con il suo cuore. Perché per adempiere al più grande dei comandamenti non è sufficiente l'adesione intellettiva o la buona volontà, occorre prima di tutto lasciarsi amare da Lui, poiché in questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio ma è Lui che ha amato noi mandando il suo Figlio (1Gv 4,10).

Gesù è il regno di Dio che si è già fatto vicino all'uomo. Lo scriba non era lontano perché ha cominciato a riconoscere autorità alla sua parola. Ma avrà continuato a cercare una relazione anche affettiva con Lui? Non lo sappiamo. Questo però è il fondamento per poter vivere il primo dei comandamenti. Amare Dio e il prossimo come se stessi è un processo che si realizza radicando bene il nostro povero, fragile amore sull'amore divino, quello sicuro e fedele. Come dire, se si vuole fare l'esperienza gioiosa di questo comandamento, bisogna ancorarsi bene alla verticale dell'amore che è la relazione con Dio. In questo tempo così confuso, dove l'insicurezza dell'amore è una cifra interpretativa del generale smarrimento umano, resta prioritario per il credente (ma anche per chi non crede) mantenere l'unità dei 2 comandamenti: chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (1Gv 4,20). E tuttavia rimane vero che tanti fallimenti nell'amore sono la conseguenza del suo stacco dalla sorgente, poiché l'uomo pensa di poter fare a meno di Dio in questo campo. Chi ama e confida in Gesù invece, fa ristabilire l'armonia del movimento verticale e orizzontale dell'amore dentro di sé.

L'uomo è creato per amore e non sta in piedi se non si sente amato e non ama.

Normalmente si spiegava il grande comandamento fondandolo sulla sua orizzontalità,
Oggi dobbiamo ristabilire la sua verticalità.

 

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