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TESTO Amore da imparare

don Fulvio Bertellini

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/10/2005)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Un confronto impietoso?

Chi conosce la versione di Marco e quella di Luca dello stesso episodio, resta forse un po' deluso ascoltando quella di Matteo. Luca conclude il dialogo tra lo scriba e Gesù con la parabola (cosiddetta) del "buon samaritano", vero capolavoro letterario, oltre che provocazione evangelica sempre attuale. Marco ci presenta uno scriba attento e disponibile, che al termine del dialogo si scopre "non lontano dal Regno di Dio". In Matteo tutto appare ridotto all'osso: i farisei pongono la domanda, con fare né troppo minaccioso, né troppo disponibile, e Gesù risponde. Se togliamo il brano dal suo contesto, non appare nessuna polemica, nessun contrasto, e Gesù si presenta come un maestro che dialoga con altri maestri. Solo nel dialogo immediatamente successivo, vediamo Gesù che pone una domanda a cui i suoi interlocutori non sanno rispondere in maniera convincente.

Insegnamento allo stato puro

In definitiva, tutti gli evangelisti ci presentano questo stesso episodio, di un maestro della legge che interroga Gesù sul più grande dei comandamenti. Marco è il più incoraggiante, Luca il più coinvolgente, e Matteo in che posizione sta?

Al di là del contesto polemico di tutto il capitolo, l'intenzione di Matteo è di mettere in rilievo la capacità di Gesù di insegnare. Si valorizza l'insegnamento allo stato puro, la questione in se stessa, perché si tratta di una domanda fondamentale. Per noi ovviamente non potrà essere formulata allo stesso modo che per Gesù: "Qual è il comandamento più grande della Legge?". Noi ci chiederemo eventualmente "Qual è la cosa più importante della vita?" o "Tra tutte le virtù, i comportamenti, le regole che quotidianamente dobbiamo seguire, ce n'è una che le riassume tutte?". Sarebbe importante riuscire a farsi questa domanda in modo corretto, ma non abbiamo tempo di approfondire. Anche perché ormai ci sembra di sapere la risposta: quello che conta è amare. Ogni discussione ulteriore sembra essere oziosa.

L'illusione di conoscere

Sembra. Perché l'amore, che si crede di conoscere, che si crede di cercare, che si crede di capire, è in realtà qualcosa che si impara. Qualcuno potrebbe obiettare che si impara con l'esperienza, non con le discussioni teoriche. Ma è proprio questo il punto: l'esperienza si completa proprio quando arriva a diventare una "teoria", cioè un modo diverso di guardare le cose. Il grande inganno in cui cadono molti uomini e donne da molto tempo è proprio il credere che si possa fare a meno della riflessione e che basti l'esperienza. Se non si riflette sull'esperienza, se si crede di poter fare a meno di una "teoria" diversa, si diventa come un passero che entra incautamente in una stanza, senza saper ritrovare la porta da cui è uscito - e che nel frattempo è stata chiusa; se entra qualcuno nella stanza, il volatile si spaventa, fugge verso la luce, e sbatte contro il vetro. Poi forse si riprende, di nuovo fugge, e di nuovo andrà a sbattere contro il vetro. E continuerà sempre a sbattere contro il vetro, finché non cade tramortito, o finché qualcuno non gli apre la finestra. Anche noi cerchiamo l'amore, come un passero impaurito cerca di volare verso la luce. Ma anche noi incontriamo una barriera invisibile, e non capiamo cos'è. Abbiamo bisogno di imparare ad amare. E a fuggire dalle nostre prigioni.

Amore come inizio

La domanda riguarda il "più grande" comandamento. Gesù risponde che "il più grande" è anche "il primo". E ce n'è un "secondo". Così facendo, contraddice un modo sbagliato di intendere "il più grande comandamento": il pensare che "fatto quello è fatto tutto". Ritenere di poter "essere a posto" attraverso l'osservanza di quel solo comando, che ingloba tutto. Ora, è certamente vero che l'amore ingloba tutto (e Gesù stesso lo dice), e che tutto parte dall'amore. Ma l'amore vero, ci dice Gesù, non si esaurisce in se stesso. Rimanda sempre a qualcosa di successivo da compiere. Non è mai esaurito. Dall'amore DERIVANO altri comandamenti. L'amore, che sta al primo posto, genera altre obbligazioni, altre esigenze. Deve poter germogliare e ramificarsi come il granello di senape...

Amore come totalità

Il discorso si fa più chiaro se consideriamo la qualità e la quantità dell'amore richiesto: Gesù ci dice "Ama Dio CON TUTTO TE STESSO, e ama il prossimo COME TE STESSO". E' richiesta una misura smisurata, un livello eccelso, che difficilmente appare raggiungibile. Eppure è l'unica misura possibile. Un amore che non aspiri al massimo, un amore limitato, a tempo determinato, è già minato in partenza, ha in sé il virus che lo distrugge.

Amore come ricerca

Eppure si vedono tante storie di matrimoni, che partono proprio con questa pretesa di totalità e di completezza, e poi naufragano clamorosamente. Ci si accorge dopo che è mancata l'umiltà di costruire l'amore passo dopo passo. La totalità dell'amore richiesto deve fare i conti con il nostro limite. E' una scoperta importante, che demolisce l'orgoglio, e pone le basi per arrivare all'amore vero, dopo una lunga crescita. Per questo è importante la direzione del cammino: anche se non sei arrivato, cammina nella direzione giusta. Ed è importante la sincerità del cammino: chi si ferma, chi si accontenta, chi pensa di essere arrivato, resta lontano dall'amore.

Amore divino

Per questo il primo comandamento è il più importante. Perché amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, sradica inevitabilmente la persona dal suo narcisismo, dal suo egoismo e da ogni possibile illusione di potersi accontentare. Non avremo mai finito di amare Dio. E non avremo mai trovato tutte le strado possibili dell'amore per i fratelli.

Flash sulla I lettura

"Così dice il Signore: "Non molesterai il forestiero né lo opprimerai...": l'amore è il primo dei comandamenti. Ma anche nel senso che è il primo di una serie, perché deve potersi frantumare in tanti altri comandamenti minori. L'amore così diventa accoglienza, solidarietà, giustizia. L'amore diventa anche comando negativo, impedimento: "non maltrattare". Amare significa anche porre un limite ad atteggiamenti e comportamenti sbagliati. Che non è molto, ma è già qualcosa. Solo partendo dal poco, si può arrivare al massimo. Molti conoscono la via dell'amore, e credono che sia abbastanza. In realtà restano sulla linea di partenza.

"...perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto": non è soltanto un richiamo alla triste condizione della schiavitù, nel senso che chi è stato oppresso dovrebbe evitare di fare lo stesso male agli altri. In realtà accade spesso il contrario: che si fanno pagare al prossimo gli stessi torti che si sono subiti. Ricordando l'Egitto si ricorda in realtà la liberazione: Dio ti ha liberato, quindi anche tu tratta lo straniero con la stessa misericordia che ti è stata usata.

"Non maltratterai la vedova o l'orfano". Il banco di prova dell'amore e della giustizia è il trattamento del debole, che non ha risorse per difendersi, quando non c'è nessuna forza esterna che costringe a fare il bene. Lì si vede se nel cuore c'è vero amore, c'è vera solidarietà, c'è vera giustizia.

Flash sulla II lettura

"Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene": l'amore ha bisogno di esempi, di figure concrete. L'insegnamento di Gesù è efficace non solo per la sua profondità e limpidezza, ma anche per il contatto con la sua persona. Così dovrebbe essere anche oggi per gli educatori cristiani.

"...avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione...": l'amore si riconosce nei tempi della tribolazione, della difficoltà, della persecuzione. Non è possibile per il discepolo di Cristo evitare la prova, anche nella società più cristiana e coerente con i valori evangelici. Tanto più ora che ci troviamo in condizioni difficili per vivere e testimoniare la nostra fede.

 

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