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TESTO Gesù? Che “bella” persona!

don Domenico Bruno  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (25/04/2021)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-18

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Ti ricordi le processioni religiose? Magari quelle della messa o della festa cittadina? Ti ricordi il prete che posizione occupa? È sempre dietro, mai avanti. Davanti a lui una fila di fedeli o ministri dell'altare che lo precedono.

Hai mai visto un gregge di pecore al pascolo? Ricordi che posizione assumeva il pastore? Sempre dietro. E le pecore davanti a lui.

Il pastore è questo: è colui che mettendosi dietro manda avanti le sue pecore per due motivi:

- si preoccupa che esse arrivino prima mentre lui chiude la fila per assicurarsi che nessuna resti indietro;

- inoltre è attento che tutte camminino insieme e se qualcuna sbaglia il tragitto uscendo dal gregge, col suo bastone (da cui il nome “pastorale”), la corregge e la fa rientrare sulla buona strada.

Nel Vangelo sentiamo Gesù definirsi «il buon pastore» (Gv 10,11-18). In greco quel termine indica la bellezza. Ma questa bellezza non sta nell'aspetto, bensì nel rapporto che il pastore ha con il gregge: farebbe di tutto perché esso non si perda. Quel tutto è definito da un verbo ripetuto ben cinque volte: dare!

Gesù non chiede, ma dona. E Gesù ama così tanto che dona tutto ciò che gli è possibile: se stesso. Gesù si offre con la vita. È quel dono gratuito che ci interroga e chi fa' chiedere: e io come posso imitare Gesù nel donarmi?

C'è tanta gente sola, ci sono tanti ragazzi persi. Sono aumentate le depressioni, le sostanze sintetiche per procurarsi felicità fatue e per sentirsi meno soli, sono aumentate le bravate per sentirsi qualcuno... forse perché diventa sempre più difficile trovare qualcuno che sappia donarsi completamente e che aiuti chi è dis-sperato a ritrovare la Speranza e la bellezza della vita? E questo non mi interroga ancora?

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