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TESTO Commento su Giovanni 10,11-18

don Michele Cerutti

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (25/04/2021)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Questa è la domenica definita del buon e bel Pastore. Ci viene fornita una breve descrizione da parte dell'evangelista Giovanni.
La nostra pace deriva proprio dall'avere una tale guida.
Al buon Pastore si contrappone il mercenario che si può riconoscere nella prima lettura e identificare nel Sinedrio pronto a giudicare Pietro e Giovanni, rei di parlare a nome di quel Gesù che i sommi sacerdoti avevano chiesto che fosse inchiodato sulla croce.
Il rischio a cui ci mette in guardia il Figlio di Dio è di non lasciarsi sedurre dalle seduzioni mercenarie del potere.
Quello che colpisce è la forte intimità che Dio stesso vuole instaurare con il suo gregge. Lui, ci dice Giovanni, conosce le pecore, ma anche le pecore conoscono il pastore.
Ci viene in aiuto von Balthassar: “L'Agnello di Dio non è venuto come leone né come lupo, cioè non ha scelto la via della potenza e della violenza. Egli ha percorso la via stretta e ci ha donato la speranza di poter evitare ogni forma di autoesaltazione di noi stessi per essere con Lui nell'amore”.
Quante espressioni possiamo trarre dalla Scrittura in cui si utilizza l'icona del pastore e di questa intimità con il gregge.
“Il Signore è il mio pastore non manco di nulla” afferma il salmo 23 cantato da Davide.
Questo Re aveva sperimentato bene cosa voleva dire che Dio è il Buon Pastore ne aveva fatto esperienza proprio lui che prima di essere unto sovrano era custode di un gregge.
Quando Saul lo avverte del pericolo di correre contro Golia Davide afferma: "il tuo servo pascolava il gregge di suo padre quando un leone o un orso veniva a portar via una pecora dal gregge, io lo inseguivo, lo colpivo e la strappavo dalle sue fauci; se poi quello si rivoltava contro di me, io l'afferravo per la criniera, lo colpivo e l'ammazzavo si, il tuo servo ha ucciso il leone e l'orso; e questo incirconciso filisteo sarà come uno di loro, perché ha insultato le schiere del DIO vivente".” (1Samuele 17:34-36 ).
La bellezza di questo pastore non la possiamo identificare con quella che colleghiamo noi ai nostri stereotipi, ma sta nel fatto che Egli dà la vita per le proprie pecore.
I mercenari a cui Gesù fa riferimento è la classe sacerdotale che impone pesi ad altri senza portarne uno sulle proprie spalle.
Giovanni quando scrive il suo Vangelo ha davanti comunità provate dalle persecuzioni dei pagani da un lato e degli osservanti della legge antica dall'altra.
I mercenari di oggi prendono forme diverse e sono coloro che ormai procedono in forme di spiritualità che identifichiamo come sette.
Si presentano come Agnelli mansueti, con alcuni valori come il rispetto della natura o la ricerca dell'io profondo, ma poi conducono a una visione di fede senza Gesù e immettendo un sincretismo che conduce anche a problemi mentali da parte degli adepti.
La domenica del Buon Pastore ci invita a pregare per le Vocazioni perché ognuna possa mostrare il riferimento a Lui.
Quando si parla dell'aspetto vocazionale si pensa subito a quelle di speciale consacrazione.
La vocazione è invece di tutto il popolo di Dio.
Afferma Yves Congar: “Nella Chiesa c'è il corpo dei pastori istituiti che hanno l'ordinazione, l'incarico, quindi la grazia del “magistero”, la giurisdizione spirituale.... Ma bisogna evitare di separare-pur nella distinzione- l'azione dei laici e il ministero profetico dell'insegnamento, non solo perché l'azione dei laici viene in una certa misura guidata da questo ministero, ma anche perché essa la provoca, qualche volta lo ispira e gli fa capire i segni dei tempi”.
Questa sia la giornata in cui ognuno cresca nella consapevolezza di come vivere la nostra risposta generosa al Buon Pastore.

 

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