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TESTO Ha tutte le carte in regola

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31/01/2021)

Vangelo: Mc 1,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Come adesso anche allora. Come si evince dal passo del Deuteronomio di cui alla Prima Lettura che è uno dei tanti su questo tema, nell'Antico Testamento sono previsti simulatori e falsi profeti, sedicenti fautori di messaggi di natura divina, promettitori di salvezza e di felicità. Ci sono veri profeti, candidati a profetare e sedicenti fautori di divini messaggi, uomini ambiziosi che si danno a civetterie e pavoneggiamenti in nome di un presunto messaggio divino. Il libro del Deuteronomio suggerisce uno dei tanti sistemi di discernimento: se un sedicente profeta annuncia un evento o una promessa futura e questa di fatto non si realizza, costui è un impostore e non va ascoltato. Il vero profeta può anche prevedere fatti ed eventi destinati a verificarsi in avvenire, ma dev'essere attendibile nella concretezza di questi fatti e soprattutto deve affinare tali eventi a moniti, esortazioni al bene e da pedagogie di speranza e di salvezza.

Ai tempi di Giovanni Battista l'attesa di un profeta doveva essere fervorosa e densa di aspettativa, visto che la gente si aspettava che il profeta eccelso fosse proprio lui (Gv 1, 21). Si attendeva non un profeta qualsiasi ma “il profeta” e Gesù verrà riconosciuto tale successivamente, e accanto a codesto appellativo gli si ascriverà quello di “Cristo” e di Messia che deve venire nel mondo (Gv 11, 27) perché la sua figura e il suo messaggio corrispondono al vero Messia ideale.

E a riprova di questo anche i demoni, oggetto di riprovazione e di esorcismo da parte di Gesù, si dispongono a fare professione della stessa fede: “Io so chi tu sei, il Santo di Dio”. La figura, le parole e il messaggio di Gesù hanno rilevanza sugli spiriti immondi così come le sue opere di misericordia attestano l'amore del Padre e rivelano il vero volto di Dio: Gesù caccia i demoni perché ha autorità sulle forse del male, domina tutti gli avversari del Padre e ha ragione delle loro astuzie e delle loro azioni a vantaggio dell'uomo.

Al momento della sua “ora”, Gesù, per adempiere il disegno del Padre si sottometterà all'impero delle tenebre e in quella circostanza le forze del male avranno il sopravvento su di lui già inficiando il cuore di Giuda; prima di iniziare il suo ministero in Cafarnao viene condotto nel deserto “per essere tentato dal maligno ai fini di superare tutte le sue seduzioni, ma tutto ciò avviene per sua scelta e per deliberato progetto salvifico del Padre. Nei confronti del maligno e delle tenebre Gesù resta dominatore invitto, imperativo e glorioso e niente che appartiene al demonio mette in crisi la persona e l'operato di Gesù; di tale supremazia sono evidenza portante gli esorcismi da lui compiuti. Essi annunciano peraltro che nel Regno di Dio vi è la sconfitta definitiva delle forze del male e il diradarsi delle tenebre con il sopravvento della luce.

Gesù detiene il potere sul peccato ed è venuto affinché l'uomo se ne liberi, come potrebbe non avere autorità su coloro che al peccato muovono l'uomo? Davanti a Dio i demoni credono e rabbrividiscono (Gc 2, 19); davanti al Figlio di Dio fatto uomo per la redenzione e per la salvezza di tutti, temono, rabbrividiscono e fuggono. O altrimenti mostrano deferenza e sottomissione. Questo è caratterizzante del profetismo di Gesù.

Vi è anche chi lo mette in discussione, affermando che egli caccia i demoni nel nome del principe dei demoni, ma Gesù dimostra la contraddizione e l'infondatezza di tale analisi, perché nessun regno si regge in piedi quando è diviso in se stesso e neppure satana può sussistere se lotta contro se stesso o in se medesimo usa discordia e separazione (Mt 12, 24 - 26). Piuttosto Gesù scaccia di demoni perché lo Spirito del Padre gli ha dato ogni potere su di essi e può agire con l'autorità conferitagli da Dio e questo accredita la sua autorità di Messia e Unto nel mondo. Anche la sua parola è visibilmente autorevole e degna di considerazione, perché è proferita con autorità e con particolare profetismo che lo rende superiore a tutti gli altri profeti ai quali si era abituati. Egli parla alla gente senza riserve e ricorrendo a “gesti e parole” in modo che i gesti siano la spiegazione di queste e in modo che le parole possano commentare la gestualità. Insomma un modo di parlare nuovo ed espressivo, tipico del parlare di Dio che quando creava il mondo adoperava la parola sempre commista all'azione. E infatti in Gesù è Dio stesso che parla, edifica, innalza e dona la via, la verità e la vita. Non c'è più il rischio di profeti inadempienti nelle promesse, ma la certezza di una Promessa che è stata definitivamente mantenuta.

Gesù è qualcosa in più di un profeta, è “sacerdote, profeta e re”, mediatore reale fra Dio e gli uomini (1Tm 2, 15), Figlio di Dio che come Verbo è diventato Figlio dell'Uomo, la Parola di verità, colui vedendo il quale si vede anche il Padre.” Eterno sacerdote, Agnello immacolato al quale si sottomettono tutte le cose, Gesù è al centro della creazione, ne è il dominatore assoluto ed è profeta in quanto Parola definitiva del Padre che si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Il modo di fare innovativo e rivoluzionario di Gesù suscita stupore nella gente che pende dalle sue labbra e rimane conquistata, soprattutto perché alle parole seguiranno i fatti delle opere di misericordia e dell'amore concreto verso gli ultimi e gli esclusi.

Il profetismo di Gesù non può non destare reazione nell'uomo, cioè corrispondenza nella fede e nell'apertura fiduciosa nei suoi confronti. Non si può omettere di seguire il Signore facendo di lui il criterio della nostra vita una volta che abbiamo scoperto il fascino della sua autorità e della sua padronanza profetica e missionaria. La fede e l'adesione sono le caratteristiche essenziali per accogliere la sua figura e il suo messaggio e confidare in lui la certezza di assoluta felicità e realizzazione piena.

Accogliere Gesù quale lui vuole in effetti presentarsi senza discernere in lui ciò che ci conviene respingendo quanto ci da fastidio, è garanzia di vita risoluta e di serenità anche nella continua lotta contro problemi e avversità e comporta il seguito di adeguate e inaspettate soddisfazioni.

 

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