PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Matteo 22,34-40

fr. Massimo Rossi  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (25/10/2020)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Il Vangelo di Cristo è il Vangelo dell'amore; l'amore per Dio, l'amore per il prossimo e l'amore per noi stessi costituiscono la prova del nove, la cartina tornasole, il banco di prova che la fede non è solo una parola, un concetto, un'idea, ma l'energia buona, la virtù che muove la vita a raggiungere il suo senso compiuto.

Tutto questo movimento, o sommovimento, che ci spinge a donarci a Dio e ai fratelli, per diventare veramente noi stessi, il libro della Genesi lo chiama fecondità.
È vero, santo cielo!!

Il punto di arrivo, la vetta della nostra maturità è la fecondità, cioè la vita degli altri: produrre vita, dare vita a qualcuno, a qualcosa, che vada oltre i limiti della nostra persona; donare addirittura la vita perché qualcuno, qualcosa viva (oltre noi), e viva bene, e viva a lungo...

Prima di morire, prima che sia troppo tardi, ciascuno dovrà domandarsi: ho dato vita a qualcuno? ho dato la (mia) vita per qualcuno? ho fatto felice qualcuno? La risposta a queste domande, dirà la verità sulla mia identità e sulla mia esistenza. Noi non veniamo al mondo per essere qualcuno, ma per essere per qualcuno: essere per Dio, essere per il prossimo.

Ecco il percorso, ecco la traiettoria che la nostra freccia scoccata dall'arco di Dio, può e deve seguire, rispondendo appunto alla domanda: “Io per chi esisto?”; “a chi mi ha condotto la mia scelta di vita? a qualcuno, o soltanto a me stesso?”.

Non sono parole mie, ma di don Fabio Rosini, autore di “L'arte di ricominciare”, San Paolo editore, alla cui letture rimando.

Partiamo dalla nostra vita: impariamo ad amarci un po', il giusto...

Ben presto scopriremo che, per amarci davvero, è necessario amare qualcun altro; chi di noi ha fede, sa che amare Dio, almeno quanto se stesso, e più di se stesso, è la sfida più importante.

Commentando questa sacrosanta verità, Papa Ratzinger scrive che “l'uomo perviene a se stesso uscendo da se stesso.”. E porta ad esempio Gesù, il quale “è l'Uomo totalmente uscito da se stesso e pertanto l'uomo veramente pervenuto a se stesso.”.

Del resto, anche san Paolo e il misterioso autore della Lettera agli Ebrei sottolineano che Gesù diventa pienamente se stesso, cioè il Cristo, salendo in croce e donando la vita per amore di Dio e degli uomini (Fil 2; Eb 5).

Nel Vangelo di Giovanni, in occasione dell'unzione di Betania, pochi giorni prima del suo arresto, il Signore racconta la parabola del seme che produce frutto, ma a condizione che muoia; e conclude: “Ora l'anima mia è turbata, e che debbo dire: Padre, salvami da quest'ora? ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò.” (12,27-28).

Commentando queste parole di Gesù, Ireneo di Lione (130 d.C.) dichiara: “Gloria di Dio è l'uomo vivente!”: chi glorifica di più il nome di Dio, se non l'uomo, la creatura che reca in sé l'immagine e la somiglianza del suo Creatore?

Vedete quanti riferimenti biblici, teologici, spirituali rafforzano il significato e il valore del Vangelo di oggi!

Non possiamo fare a meno di contestualizzare l'insegnamento del Signore: ormai sono molte domeniche che questo Vangelo ci accompagna, costringendoci a porre la questione di senso della nostra fede: in particolare, le conseguenze di ordine pratico dell'adesione a Cristo.

Il contesto è chiaramente polemico: appena entrato in Gerusalemme, accolto da una folla festante, al grido: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”, Gesù fa ingresso nel tempio e caccia i venditori di colombe e i cambiavalute; sconcertati da un simile comportamento che rasenta la follia, i dottori della Legge lo interrogano: con quale autorità (Gesù) dice quelle cose e compie quei gesti; per tutta risposta, il Maestro di Nazareth racconta alcune parabole: i vignaioli omicidi, il banchetto di nozze, il padrone della vigna e i suoi due figli; segue la discussione sul tributo a Cesare; e, per finire, la polemica sulla resurrezione dai morti, che vedeva divisi i partiti dei Sadducei e dei Farisei.

I due comandamenti dell'amore per Dio e per il prossimo riassumono in forma mirabile la Legge antica e il Testamento nuovo. Se fossimo in grado di ricordarceli e soprattutto di metterli in pratica, saremmo veramente beati.

È importante ribadirlo, perché si parla spesso delle fatiche dell'amore cristiano, dei sacrifici, del rinnegamento di sé, dell'eroismo dei martiri,... Ma si parla poco della gioia che dà amare Dio e il prossimo come sé stessi.

Niente sbrodolature sdolcinate! Forse che parlare di gioia è una sbrodolatura sdolcinata?

Molti cristiani, lo ripeto, parlano poco della gioia di vivere il Vangelo! troppo poco!! nel loro cuore, nella loro esperienza, c'è troppa croce e poca resurrezione. Ma non è sempre e solo questione di (cattiva) sorte! Capita di incontrare persone che non si permettono di sorridere, non si permettono di godere del bene proprio, o altrui, poco o tanto che sia. Quasi che la gioia fosse una colpa... Siamo un po' tutti debitori di Gianseno e della sua perniciosa morale del peccato...

Per costoro, sembra che la vicenda di Gesù finisca sul Calvario... e, quel che è peggio, la convinzione che neanche il sacrificio di Cristo sia in grado di liberarci dai sensi di colpa, dalla paura (dell'inferno), dalle delusioni e dalle frustrazioni di mancare continuamente il bersaglio, nonostante le migliori intenzioni.

E che diamine!! Così pensando e così vivendo, si rende un pessimo servizio al Vangelo e alla Chiesa, della quale, spero, siamo tutti orgogliosi di fare parte!

Perché nella Chiesa abbiamo incontrato Cristo, abbiamo scoperto l'amore e abbiamo imparato ad amare.

 

Ricerca avanzata  (54436 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: