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TESTO Al funerale di una giovane vittima della droga

padre Gian Franco Scarpitta  

Messa Rituale - Esequie

Vangelo: Mt 27,46mc15,34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

"Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?" Questo è il grido di sgomento di Gesù che sulla croce, dopo aver sperimentato la tristezza dell'abbandono degli apostoli nel Getzemani, faceva esperienza dell'abbandono da parte del Padre, che tuttavia era lì accanto a Lui per realizzare il progetto della vita eterna nella resurrezione.

Se vogliamo, sebbene non proferito dalle labbra, tale è stato anche il grido di N; non perché il Padre lo avesse abbandonato- Lui ha sofferto nelle sue membra lacerate dal dolore nelle varie astinenze, nonché nella fretta quotidiana di procurarsi il metadone- ma perché avvertiva il vuoto e l'abbandono in cui tutti ci si trova in questa sovrastruttura sociale nella quale regnano l'indifferenza e l'emarginazione e ben lungi dall'offrire ai nostri giovani lo spazio e le motivazioni necessarie per mettere a frutto i propri ideali e realizzare i propri desideri tante volte apprezzabili.

Senza nulla togliere al lavoro delle varie comunità terapeutiche nelle quali N si è trovato, e pur esaltando lo zelo e lo spirito di sacrificio con cui parenti e genitori gli sono stati molto vicini, rimane il fatto che in circostanze simili si avverte il morbo della solitudine e dell'indifferenza. Il tossicodipendente viene visto con sospetto e gli si attribuiscono molte volte delle colpe che lui non ha; tale è stata la sofferenza e il rammarico di N; molto più della quotidiana caccia alla dose di eroina o alla corsa verso il metadone: la chiusura e l'abbandono da parte del contesto sociale.

Ma ancor prima, suo assillo quotidiano sono state le delusioni di un sistema che non gli permetteva di credere in quello in cui voleva credere, che gli ha chiuso le porte in faccia di fronte alle sue aspirazioni, non sapendo valorizzare i talenti che di fatto lui possedeva.

Che cos'è la droga se non una alienazione da un presente ingrato e perverso? Un'illusione di felicità in una piccola dose di veleno che apporta l'ebbrezza passeggera? Che cos' è se non una rimostranza nei confronti di un sistema nel quale la gioventù si trova desolata e abbandonata?

Non è vero che i giovani non abbiano ideali.

Il loro animo coltiva aspirazioni e desideri ammirabili e i sogni e le aspettative di ognuno dei ragazzi non possono essere che oggetto di seria considerazione. E non è vero che i giovani non abbiano nulla da insegnare agli adulti: il loro ottimismo e l'entusiasmo nell'intraprendere determinati sentieri dovrebbe essere oggetto di imitazione da parte dei più attempati, e la solerzia con cui una mentalità aperta affronta ogni tipo di itinerario suscita l'ammirazione di tutti. Quello che costituisce il morbo, ovvero il malessere di questa società è la nostra incapacità a far sì che i giovani mettano a frutto i loro ideali, che siano motivati nelle loro scelte e nelle loro convinzioni. Ogni giovane è come una miniera non sfruttata, un giacimento o un filone d'oro su cui non si vuole scavare perché nessuno procura il denaro e gli attrezzi necessari... Occorre che tutti da giovani ci si senta spronati, motivati a mettere a frutto il proprio potenziale. E un'altra carenza è l'inesistenza dell'idea della lotta e del sacrificio:

la civiltà del consumo e l'opulenza economica ha fatto sì che i giovani ottengano tutto e subito senza alcuno sforzo e sin dall'infanzia ci si ovatta nei trastulli e ogni insuccesso viene scongiurato da parte degli adulti e così nella crescita si omette il senso della lotta per la vita e del sacrificio per il guadagno e tutto questo è quanto, ancora una volta, conduce i giovani a non coltivare più il grande potenziale che di fatto recano nell'animo, cercando felicità passeggere e illusorie che colmino quelle lacune che la società non sa loro offrire.

Perché ricorrere alle critiche o alle deplorazioni di fronte alle aspirazioni e agli sbagli dei giovani? Non ci si dovrebbe sentire piuttosto spronati a motivarli nelle loro scelte e risoluzioni decisionali?

Si, motivarli! Di loro si deve nutrire fiducia e li si deve guardare con entusiasmo sorvolando sui loro errori perché possano credere essi stessi nelle loro capacità pur insegnando loro che la vita è lotta è sacrificio... Se un pescatore dona del pesce tutti i giorni ad un mendico, non lo aiuterà affatto nella sua situazione di precarietà, ma lo illuderà solamente; se invece gli regala una canna da pesca, gli insegna a procacciarsi il pesce da se stesso incoraggiandolo nelle difficoltà del mestiere e dandogli fiducia, gli otterrà la vita e la realizzazione... e gli darà le motivazioni affinché egli stesso si procuri una barca e prenda il largo. Se ad un bimbo si regala un'automobile giocattolo, questa resterà sempre tale e quale e lui pretenderà un camion, poi un aereo, poi... Se invece gli si da' in mano un bastone e lo si guida un po' nei giochi, questo bastone nella fantasia diventerà ora un fucile, ora un cavallo...

E' vero, non si deve concedere nulla gratuitamente, ma occorre indicare ai ragazzi la via del successo e condurli verso la realizzazione delle loro mete facendo loro capire e dando loro la prova effettiva che il successo è comunque garantito dopo continue frustrazioni e sacrifici e la perseveranza verrà sempre premiata.

E soprattutto più che le parole servono gli esempi e i modelli di vita. Sono convinto infatti che in tenera età ci si domandi sempre chi sia il soggetto umano che dovremmo imitare, da chi dovremmo trarre l'esempio...

La risposta è soltanto una: Gesù Cristo; il Dio fatto uomo nella precarietà della condizione umana, che ha sperimentato la fatica del lavoro, la delusione di essere perseguitato e di subire ingiustizie nonché il flagello e la croce per poi risorgere, questi è il modello ideale di vita da non vedersi sotto l'aspetto astratto ed esteriore, né metafisico ma da prendere sul serio nell'attualità del nostro quotidiano. Assieme a N, che adesso vive nella piena compagnia amicale di Cristo, Egli stesso vuol farsi amico e confidente specialmente dei giovani; e per questo la Chiesa non si stancherà mai di annunciarlo e proporlo ad una civiltà che offusca la ricerca dei valori e delle motivazioni di vita.

Carissimo N, tu che sei entrato nella gloria di Cristo, aiuta tutti i tuoi amici affinché possano considerarLo come loro compagno di cammino; tu che ti sei liberato definitivamente dal malessere che ti ha assillato per tanti anni e da tutti i mali che assillano questo tormentato secolo, aiuta chi ancora ne è soggetto a liberarsene, dando come risposta a tutti gli interrogativi che tormentano i tuoi coetanei il tuo Amico Gesù Cristo.

 

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