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TESTO Commento su Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

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V Domenica di Quaresima (Anno A) (29/03/2020)

Vangelo: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 11,1-45

In quel tempo, 1un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

Forma breve: Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45

In quel tempo, 3le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

33Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Siamo quasi al termine del lungo periodo quaresimale di “conversione”, nel senso figurato di una nostra “resurrezione” a tempo e nel tempo.
Gli spunti della parola di questa domenica sono tanti, ma vorrei soffermarmi su alcuni particolari del vangelo giovanneo, ossia: La resurrezione di Lazzaro è il segno predittore della morte e resurrezione di Cristo. Nessuno dei racconti precedenti occupa tanto spazio: ben 54 versetti, contro i 12 per le nozze di Caana e 41 per la guarigione del cieco nato. Ma soprattutto ciò che rappresenta nella trama evangelica l'evento con tutta la sua “umanità carnale ed emozionale” di Cristo.
Inoltre questo evento diventa lo spartiacque tra la prima parte del vangelo giovanneo, detto dei “segni”, e la seconda parte, detta “dell'ora”, perché da quest'ultima inizia il cammino di avvicinamento di Cristo a Gerusalemme, per il suo supremo sacrificio d'amore del “figlio dell'Uomo” per la salvezza dell'uomo, con la sua crocifissione, il cui primo passo è la decisione dei capi del Sinedrio di mettere a morte Gesù dopo la resurrezione di Lazzaro.
“...si commosse profondamente e molto turbato... scoppiò in pianto... gridò a gran voce...” sono atteggiamenti interiori ed esteriori che Cristo pone in essere più di una volta nelle sue guarigioni, ma mai così drammaticamente come nel caso di Lazzaro.
Nel caso del pianto questo passaggio è l'unico in tutto il vangelo giovanneo, e per ritrovarlo dobbiamo leggere Luca 19,41 quando guardando Gerusalemme “pianse su di essa” (fece lamento su di essa), mentre nel testo di Giovanni si dovrebbe tradurre “versò lacrime, ossia pianse a dirotto”. Le lacrime di Cristo non sono espressione di impotenza di fronte al dolore, ma “potenza di amore: è il pianto di Dio per l'uomo che Egli ama”.

L'altro elemento è quel “gridò a gran voce Lazzaro vieni fuori”. Il “gridò” dovrebbe essere meglio interpretato in “urlò”, vedi il verbo greco “kraugazein”, verbo che ricorre solo otto volte in tutta la Bibbia greca, ma ben sei volte nel vangelo di Giovanni, nei capitoli 18 e 19, di cui quattro volte per le grida della folla di crocifiggere il Cristo. Bellissimo il contrasto che offre questo urlare utilizzato quattro volte per dare la morte da parte della folla, una volta per dare la vita da parte di Cristo. Quando leggo questi passi evangelici mi sovviene alla mente il famoso quadro di Edvard Munch...solo che questo è un grido muto d'angoscia, mentre quello di Cristo è un urlo che vuole schiacciare la morte per dare la vita...bella differenza, no?
Infine il v. 44 “Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: “Liberatelo e lasciatelo andare.” Questo passaggio lo trovo come splendida metafora di quello che più umano non può essere, ossia possiamo uscire dalle situazioni più drammatiche, arrivare alla soglia tra la vita e la morte, salvarci per un capello come si usa dire, ma poi continuare ad essere “legati mani e piedi” dalle bende delle nostre consuetudini tornacontiste, dei nostri punti di vista, delle nostre incapacità di aprire gli occhi sull'altro, sulla coppia, sulla famiglia, sulla società...e aspettare che sia qualcun altro a slegarci.

Quando Cristo dice “Liberatelo e lasciatelo andare”, sta dicendo che senza l'aiuto di qualcuno il morto risorto, l'uomo nuovo, non potrà mai liberarsi dai suoi legacci, dalle sue bende. E' come dire aiutatelo a vivere una nuova vita lasciandolo andare, ossia lasciatelo venire a me. E Cristo è la nostra liberazione, ma a una sola condizione: che ci si metta alla sua sequela, senza voltare il capo indietro, convertendoci alla sua Parola, e amando Dio e il prossimo come riusciamo ad amare noi stessi”.

Domanda
- Alla fine di questa Quaresima, come è il mio essere da credente: quello di Lazzaro ancora legato con bende e sudario o quello di Lazzaro liberato e capace di andare...verso Cristo salvatore?

Mariagrazia e Claudio Righi di Pisa

 

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