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TESTO Commento su Luca 3,1-18

don Walter Magni  

II domenica T. Avvento (Anno A) (24/11/2019)

Vangelo: Lc 3,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

5Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «Razza di vipere, chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque frutti degni della conversione e non cominciate a dire fra voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 9Anzi, già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco».

10Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

L'Evangelo di questa domenica si fissa su Giovanni Battista, il primo grande testimone del Signore. Giovanni non è tanto preoccupato di se stesso e delle conseguenze di ciò che dice. La sua esistenza e la profezia che proclama ha un solo scopo: indirizzare lo sguardo di chi lo ascolta anzitutto e solo su Gesù che sta per venire in questo mondo.

Parola che dirotta
Da subito il brano evangelico descrive un capovolgimento dei canoni storici più tradizionali: “Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”. È la Parola di Dio che, guidando il nostro sguardo sulla storia, lo dirotta dai palazzi imperiali di Roma e dalle curie sacerdotali di Gerusalemme, al deserto di Giuda, così spoglio ed essenziale. Così come già la Parola di Dio aveva raggiunto la casa di una giovane ragazza, Maria di Nazaret, un piccolo villaggio sperduto della Galilea delle genti. Se decidi di ascoltare davvero la Parola di Dio, non puoi non lasciarti conquistare dalla logica del dirottamento, così che anche il nostro sguardo impari a posarsi là dove il cuore di Dio ama fermarSi, abituandoci ad abitare a Suo modo la storia. Lasciandoci affascinare da ciò che conta davvero ai Suoi occhi. Imparando anzitutto a passare dall'abitudine istintiva di guardarsi addosso, d'essere autocentrati, a saper vedere nella direzione che lo sguardo di Dio ci indica di volta in volta. “Se invece di voltarci indietro, guarderemo avanti, se invece di guardare le cose che si vedono, avremo l'occhio attento a quelle che non si vedono ancora, se avremo cuori in attesa, più che cuori in rimpianto, nessuno ci toglierà la nostra gioia” (don P. Mazzolari).

Parola che ti brucia dentro
E così avviene che non sei più padrone di te stesso. Non sei più tu il motore che avvia il senso, una direzione di vita che merita d'essere percorsa. Un altro ti sta conducendo. Di Lui hai cominciato a fidarti, accettando che ti abitasse senza più fare calcoli su di te, senza avere più riserve o recuperi. È così che si diventa traghettatori: portatori di una Parola che ti brucia dentro e ti dirotta il cuore là dove non avresti mai pensato. E, come Giovanni, gridi la Parola e alzi la voce. Senza provare vergogna, senza temere le reazioni dei potenti. Semplicemente prendi posizione e ti schieri. E c'è chi ti esalta e chi invece ti giudica temerario e ti disprezza. Ma tutto questo non conta. A te importa d'essere allineato alla Parola che ti conduce e che dentro ti brucia: “preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”. Giovanni Battista non è uno che si fa strada e non è certo preoccupato della sua carriera tra le gerarchie del mondo e delle religioni. È un apripista esperto e capace di aprire varchi, di individuare percorsi, di intravvedere sentieri che col tempo s'erano persi. Capace di attraversare le montagne, di fare ponti, di farti correre verso la meta. La sua grande e unica passione è quella di permettere a tutti di riuscire a vedere finalmente “la salvezza di Dio”. E mentre parla e cerchi di fissare lo sguardo su di lui, la sua immagine si dissolve e in dissolvenza vedi già Lui, Gesù di Nazaret che sta avanzando.

Indicare l'Altro
Giovanni Battista è più semplicemente un indice puntato su Colui che sta per venire. Se hai la grazia di incontrare un uomo così, che da come vive e come parla non è preoccupato di sé, ma subito ti proietta verso l'altro che viene o già ti sta accanto, allora scatta anche per te la grande occasione. E se trovi un uomo fatto così, che ti fa ancora sognare, allora non fai alcuna fatica a stargli accanto e senza forzature lo introduci nel segreto del tuo cuore. Lo tempesti di domande, chiedendogli comprensione e lumi. L'evangelista Luca parla di folle di persone che gli chiedono cosa possono fare, ma poi ci sono i pubblicani che accorrono, persino i soldati. E Giovanni risponde a tutti in modo appropriato, sapendo dare a ciascuno la risposta più adatta e diretta. Indicando la strada della solidarietà, della giustizia, della magnanimità. Come fossero tutte strade e percorsi sostenibili, accessibili. Spesso capita a noi di trovarci davanti a fratelli che ci chiedono di collaborare facendoci richieste esose, sproporzionate rispetto alle nostre forze, alle nostre capacità. C'è però un esercizio che tutti possiamo fare: prendere sul serio l'altro mentre ci sta parlando, mentre semplicemente, per un bisogno del cuore, ti sta regalando qualcosa di sé, si sta compromettendo con te. Un esercizio che ti destabilizza perché se ne va del tuo tempo e vieni distolto dai tuoi problemi per concentrarti su quelli di un altro. Chiediamo ancora a Dio quanto già Salomone domandava per sé: “un cuore che ascolta” (1Re 3,9). Essere ascoltato è la speranza che attraversa il cuore di ogni uomo, anche il tuo.

 

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