TESTO Commento su Marco 9,38-43.45.47-48
XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/09/2015)
Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48
38Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». 39Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: 40chi non è contro di noi è per noi.
41Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
42Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. 43Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile».
«45E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna».
«47E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.»
Il popolo termina la sua permanenza nel Sinai e fra poco dovrà tornare a camminare per giungere alla terra promessa.
Come in tutte le comunità ci sono divisioni e quella degli Israeliti non è da meno.
Ci si rivolge a Mosè perché rimproveri alcuni profeti che vanno sorgendo qua e là negli accampamenti.
E' lo stesso atteggiamento che i discepoli hanno nei confronti di coloro che non appartengono al clan e i discepoli stessi invitano Gesù a tacere.
Mosè e Gesù non si oppongono e Gesù stesso afferma "chi non è contro di me è con me".
Quello che è successo tra i discepoli con Gesù e ancor prima con Mosé capita anche tra cristiani.
Il problema ecumenico è frutto di queste spaccature che a volte si sono poste nella storia.
Il cammino in questo dialogo tra le diverse confessioni cristiane nel corso degli anni c'è stato e i frutti non sono mancati.
Nel dialogo con gli ortodossi fu clamoroso il bacio dei piedi al Metropolita di Calcedonia Melitone da parte di Paolo VI con il ritiro delle rispettive scomuniche che le due confessioni si sono scambiate 1900 anni prima.
Nel 1999 nel dialogo con i protestanti c'è stato il riconoscimento del fatto che in materia di grazia con i cattolici non vi sono sostanziali differenze.
Tutti segnali di un riavvicinamento. Chissà come sarebbe stata la storia se queste spaccature non venivano a formarsi.
Ma i grandi convegni o i grandi gesti si scontrano con le realtà brutte che vediamo ogni tanto in televisione con cristiani appartenenti alle diversi confessioni picchiarsi in Terra Santa per la custodia dei luoghi sacri.
Tertulliano affermava la gioia dei pagani nel vedere come i cristiani si volevano bene.
Guardare quelle riprese dove vi sono veri e propri "scazzottamenti" nei templi della cristianità fra cristiani stessi sono causa di scandalo.
La divisione è di scandalo al mondo e danneggia la causa di Cristo.
Certo ora il compito di intensificare la preghiera perché i cristiani abbiano il coraggio di abbandonare le divisioni.
Il cardinale Kasper afferma:
"L'ecumenismo spirituale è l'anima dell'ecumenismo. Questo significa preghiera ecumenica comune per l'unità dei cristiani, per la conversione personale e per il rinnovamento individuale, per il pentimento e per il raggiungimento della santificazione personale. A molti cristiani questo sembra un alibi, ma per certi versi tale programma corrisponde al presente stato del dialogo ecumenico. Gli scismi dell'XI e del XVI secolo non si verificarono solo per ragioni dottrinali. La questione dottrinale interagì con molti fattori non teologici e esperienze differenti, che portarono alla reciproca alienazione e, di conseguenza, a fraintendimenti e a posizioni dottrinali differenti".
Questa unità va ricercata anche nella Chiesa.
Capitano divisioni all'interno dei movimenti interecclesiali che si riflettono sul mondo delle comunità parrocchiali.
Al di là di tante parole quelle di Papa Francesco sono indicative e sono state esposte nell'Ottobre 2014 all'udienza generale.
Il Papa invita a riscoprire la bellezza e la diversità dei carismi per ritrovare l'unità.
"L'esperienza più bella, però, è scoprire di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la sua Chiesa! Questo non deve essere visto come un motivo di confusione, di disagio: sono tutti regali che Dio fa alla comunità cristiana, perché possa crescere armoniosa, nella fede e nel suo amore, come un corpo solo, il corpo di Cristo. Lo stesso Spirito che dà questa differenza di carismi, fa l'unità della Chiesa. È sempre lo stesso Spirito. Di fronte a questa molteplicità di carismi, quindi, il nostro cuore si deve aprire alla gioia e dobbiamo pensare: "Che bella cosa! Tanti doni diversi, perché siamo tutti figli di Dio, e tutti amati in modo unico". Guai, allora, se questi doni diventano motivo di invidia, di divisione, di gelosia! Come ricorda l'apostolo Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinzi, al capitolo 12, tutti i carismi sono importanti agli occhi di Dio e, allo stesso tempo, nessuno è insostituibile. Questo vuol dire che nella comunità cristiana abbiamo bisogno l'uno dell'altro, e ogni dono ricevuto si attua pienamente quando viene condiviso con i fratelli, per il bene di tutti. Questa è la Chiesa! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita".
Allora bando alle divisioni che portano a considerare un carisma superiore all'altro o un carisma maggiormente portato a considerarsi maggiormente legittimato a evangelizzare.
In un'altra catechesi Papa Francesco ha affermato:
" La Chiesa è cattolica, perché è la "Casa dell'armonia" dove unità e diversità sanno coniugarsi insieme per essere ricchezza. Pensiamo all'immagine della sinfonia, che vuol dire accordo, armonia, diversi strumenti suonano insieme; ognuno mantiene il suo timbro inconfondibile e le sue caratteristiche di suono si accordano su qualcosa di comune. Poi c'è chi guida, il direttore, e nella sinfonia che viene eseguita tutti suonano insieme in "armonia", ma non viene cancellato il timbro di ogni strumento; la peculiarità di ciascuno, anzi, è valorizzata al massimo!
È una bella immagine che ci dice che la Chiesa è come una grande orchestra in cui c'è varietà. Non siamo tutti uguali e non dobbiamo essere tutti uguali. Tutti siamo diversi, differenti, ognuno con le proprie qualità. E questo è il bello della Chiesa: ognuno porta il suo, quello che Dio gli ha dato, per arricchire gli altri. E tra i componenti c'è questa diversità, ma è una diversità che non entra in conflitto, non si contrappone; è una varietà che si lascia fondere in armonia dallo Spirito Santo; è Lui il vero "Maestro", Lui stesso è armonia. E qui chiediamoci: nelle nostre comunità viviamo l'armonia o litighiamo fra noi? Nella mia comunità parrocchiale, nel mio movimento, dove io faccio parte della Chiesa, ci sono chiacchiere? Se ci sono chiacchiere non c'è armonia, ma lotta. E questa non è la Chiesa. La Chiesa è l'armonia di tutti: mai chiacchierare uno contro l'altro, mai litigare! Accettiamo l'altro, accettiamo che vi sia una giusta varietà, che questo sia differente, che questo la pensa in un modo o nell'altro - ma nella stessa fede si può pensare diversamente - o tendiamo ad uniformare tutto? Ma l'uniformità uccide la vita. La vita della Chiesa è varietà, e quando vogliamo mettere questa uniformità su tutti uccidiamo i doni dello Spirito Santo. Preghiamo lo Spirito Santo, che è proprio l'autore di questa unità nella varietà, di questa armonia, perché ci renda sempre più "cattolici", cioè in questa Chiesa che è cattolica e universale!".