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TESTO È bello essere cristiani

don Giovanni Berti

II Domenica di Quaresima (Anno A) (16/03/2014)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

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Quale giorno fa a Roma sono stato in visita alla Cappella Sistina. Non è la prima volta che ci vado, e viste anche le innumerevoli immagini che circolano del lavoro di Michelangelo, sicuramente questo prodigioso capolavoro dell'arte è ben presente e ben conosciuto.

Ma l'esperienza di immergersi fisicamente tra le pareti affrescate della Sistina, rimane unica e sempre di forte impatto emotivo. Parafrasando il titolo del film italiano che ha vinto l'Oscar, si fa l'esperienza di essere avvolti da una grande bellezza! E viene proprio da usare l'espressione di Pietro nel Vangelo "è bello per noi stare qui"!

Anche se le storie narrate dal capolavoro michelangiolesco sono varie e non sempre piacevoli (si parla di Creazione e di distruzione con il Diluvio, si narra del Giudizio universale fatto di salvezza e condanna), la sensazione è di una profonda armonia e di una luminosità del bello che emerge nel suo insieme.

Di questa visita ricordo il particolare del numero elevatissimo di turisti, di ogni parte del mondo, che entrano e si accalcano e stringono, e alzando lo sguardo contemplano questo capolavoro. Ricordo anche la "stonatura" dei commessi che, a mio avviso inutilmente, richiamano al silenzio, ricordando che si tratta di un luogo di preghiera. E a rafforzare questa cosa, dopo un po' che siamo dentro e dopo mille richiami da parte degli addetti, esce un prete che inizia una inutilissima preghiera al microfono, mezza in latino e mezza in italiano. Devo dire che questa preghiera forzata non era una gran bellezza, soprattutto perché imposta a tutti i turisti, la gran parte dei quali manco era cattolica o addirittura cristiana.

Gesù sul monte si trasfigura, prende una luce nuova che avvolge i tre discepoli che sono venuti li carichi dei loro dubbi, rigidità di fede e fatiche umane.

Pietro poco prima, nel racconto evangelico, è stato chiamato "Satana" da Gesù perché lo voleva fermare nel suo cammino di donazione. Pietro è anche chiamato con quel nome ad indicare la rigidità della sua fede, fatta di slanci ma anche da incomprensioni verso Gesù. Anche Giacomo e Giovanni, insieme agli altri discepoli, sono quelli che mentre Gesù parla di Regno di Dio raggiunto attraverso la sofferenza e la croce, sono invece preoccupati di avere un posto di onore e di gloria umana.

In questi tre, che si trovano su questo monte, ci siamo anche noi, ci sono anche io con le mie rigidità, incoerenze e fatiche nel credere ed essere discepolo di Gesù. Gesù prende una nuova luce di bellezza che mi vuole avvolgere e costringere a guardare in alto per ascoltare più Dio che me stesso. La nube che avvolge i tre e che li porta a cadere a terra, è Dio Padre che indica ancora una volta (come fece anche nel Battesimo al Giordano) Gesù come colui da ascoltare e seguire: Gesù è il vero e unico maestro, maestro con le parole e con l'esempio della vita, Gesù è il fratello messo accanto a me e che mi vuole illuminare e donare la sua vita.

Pietro dice che è bello tutto questo. E ha ragione! La fede non è solo esecuzione rigida e eroica di leggi e ordini, ma prima di tutto è esperienza di bellezza profonda e di pace spirituale. Da tutto questo nasce il desiderio di seguire concretamente la volontà di Dio anche con scelte e faticose rinunce.

La fede cristiana che ci è stata insegnata ci vuole avvolgere, come nell'esperienza della Cappella Sistina, di una bellezza che ci spinge a ripensare la nostra vita e riorientarla a Dio.

Senza questa adesione profonda che mi fa dire "è bello per me stare qui... in questa fede in questo insegnamento, in questa comunità di cristiani", la vita cristiana evapora subito e ci si distacca.

Da qui penso che nasca per me credente un impegno e una grande responsabilità. Credo che è anche mio compito di testimoniare una vita cristiana bella e luminosa, in modo che chi mi conosce possa essere aiutato a pensare e poi a dire "è bello credere..."

La grande bellezza della fede, che diventa luminosa e invita a viverla fino in fondo, è anche compito mio. Un piccolo pezzetto dell'affresco luminoso del Vangelo oggi può essere opera mia.

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