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TESTO Il rischio della solitudine e le relazioni come spazio della Quaresima

don Cristiano Mauri  

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I domenica di Quaresima (Anno A) (09/03/2014)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Bel rischio.

Non il deserto in quanto tale. Nemmeno il Nemico dalla lingua biforcuta con le sue tentazioni. Piuttosto la solitudine, quella sì che è stata un rischio. Passi che Gesù possa o debba essere tentato, ma perché affrontare la prova nell'isolamento?
Pericolosissimo.

Perché la solitudine ha un doppio volto. Si propone come occasione opportuna per il riposo, per la riflessione pacata, per l'introspezione. È la condizione propizia per prendere le distanze dalle cose, per concentrare le forze, per raccogliersi in preghiera. Tutto vero.

Ma è altrettanto vero che nell'isolamento le proporzioni delle cose si possono facilmente smarrire, la percezione del rilievo sociale delle scelte può ridursi, l'intimismo esasperato è dietro l'angolo, la consapevolezza dello spessore etico dei comportamenti è facile che si assottigli.

Situazione ambigua, arma a doppio taglio. Terreno perfetto per il Tentatore.

«Il pane? Fattelo da solo che sei grande. Non hai bisogno di nessuno. Non ti serve il lavoro per guadagnarlo, tantomeno la tavola per condividerlo, figurati la fatica dell'attenderlo... Ti basta una parola o un cenno della mano, cosa vuoi che sia?». E la solitudine a rincarare la dose: «E poi, chi vuoi che ti veda? Sei solo. Non fai mica male a nessuno, fai del bene a te stesso».

La fame fa la voce grossa, la solitudine rende il terreno scivoloso. E la tentazione sembra voler spingere Gesù ancor più nell'isolamento, svuotando dall'interno la necessità dell'essere in relazione. Lui reagisce e si aggrappa dove può.

«Non sono solo». È la sostanza della Sua risposta, nelle parole e nella scelta di respingere la proposta.

Perché fare delle pietre un pane avrebbe significato sciogliere il legame con il Padre e negare quello con i fratelli. Ci sarebbe mai stata una moltiplicazione dei pani dopo? Si sarebbe mai inginocchiato a lavare i piedi agli apostoli? E il vino nuovo di Cana? E la compassione per la fame di Parola delle folle l'avrebbe avvertita? Sarebbe andato a condividere la tavola da Marta e Maria? Avrebbe mai fatto il discorso sull'affanno circa il cibo e il vestito? Sarebbe stato capace di raccontare la parabola del Buon Samaritano?

Dentro quella tentazione amplificata dalla solitudine c'era la messa in discussione delle relazioni quali luogo decisivo per la stessa identità di Gesù quale Messia e Figlio di Dio.

Nell'atteggiamento di Gesù c'è una duplice affermazione, una implicita e una esplicita. La prima è il riconoscimento del fatto che non esistono scelte o azioni di carattere totalmente privato, ma tutte hanno un imprescindibile elemento sociale; la seconda è la definizione del legame umano come ambito in cui si giocherà l'identità del Messia e in cui accadrà il Vangelo.

Se da buon discepolo del Maestro vuoi preparare la Pasqua, lascia stare le rinunce simboliche e concentrati su queste due affermazioni. Comincia a dire: «Non sono solo», considera lo spessore sociale delle tue scelte e fa' dei rapporti umani il luogo in cui far accadere di nuovo il Vangelo.
Ce n'è a sufficienza per ben più che una sola Quaresima.
E non far tutto da solo.

 

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