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TESTO Niente di rosso per capodanno

don Giovanni Berti

Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2014)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

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Qualcosa di rosso addosso...
Una cravatta? Una maglietta? Un cappello? La mutanda?...

Devo mettere qualcosa di rosso se voglio fortuna per il nuovo anno!

Non è certamente questa la mia preoccupazione nel festeggiare il passaggio da un anno all'altro. Se qualche capodanno ho avuto qualcosa di rosso addosso è stato per puro caso e non certo per scelta scaramantica.

Ma non è questa la sola tradizione legata al passaggio dal vecchio al nuovo anno: ci sono anche le lenticchie, che mangiate nel cenone, richiamano anch'esse fortuna, in questo caso buona sorte dal punto di vista economico per la loro forma che ricorda piccole monete.

Il capodanno è il compleanno collettivo, di tutti, che "obbliga" ciascuno a ripensare al tempo che passa come avviene personalmente nel proprio giorno di compleanno.

Il cambio di data che va in avanti (e che non torna indietro come vorremmo noi adulti quando vediamo aumentare la cifra dei nostri anni), è un momento di bilancio del passato e di speranza verso il futuro. Scambiandosi baci e brindando con lo spumante, si spera per se e per gli altri che il nuovo anno sia più ricco, più felice, più sereno interiormente.

San Paolo, scrivendo molti secoli fa alla piccola comunità dei cristiani dei Galati, parla di un tempo nel quale Dio ha cambiato la storia e ha iniziato un nuovo tempo di liberazione. Era la pienezza dei tempi, cioè il momento giusto della storia che ha iniziato un nuovo corso: è il tempo di Gesù.

Quel nuovo inizio non è stato caratterizzato da indumenti rossi, da lenticchie, baci e brindisi, ma dalla nascita di un uomo, che con tutta la sua breve vita (breve nel confronto con tutta la storia umana prima e dopo di lui) ha portato una liberazione per ogni essere umano di ogni tempo.

Gesù ha redento gli uomini, cioè li ha liberati dalla legge religiosa che aveva pian piano rovesciato il rapporto tra Dio e il mondo, facendo sentire l'uomo come uno schiavo di Dio. Molte volte anche prima di Gesù i profeti avevano cercato di riportare il giusto equilibrio tra Dio e l'umanità, ma è dovuto scendere Dio stesso con il suo Figlio fatto uomo, per farci comprendere che Dio è Padre e non padrone, e noi siamo figli di Dio e non suoi schiavi.

Questa liberazione da una falsa idea di Dio, che poi incide anche nel nostro modo di stare con gli altri, è avvenuta due millenni fa', ma per molti di noi e forse anche per noi stessi è ancora nel futuro... non è ancora pienamente avvenuta.

Il Vangelo ci racconta di questa liberazione e di questa adozione a figli nel Figlio. Nell'antichità un re poteva adottare come figlio un generale o un uomo di sua fiducia, anche se non era famigliare stretto, e così ne diventava pieno erede e ne continuava l'opera. Dio ci ha adottati come figli e affida a noi la sua creazione e la storia d'amore che vuole costruire nel mondo. Lo schiavo teme il padrone e lo guarda dal basso verso l'alto, il figlio guarda il padre negli occhi e si sente responsabile pieno e pienamente degno di fiducia.

Inizio quindi il nuovo anno 2014 con questa consapevolezza: sono amato da Dio e non devo guadagnarmi la sua benevolenza, perché lui mi ama già così come sono... perché sono suo figlio.

Inizio il nuovo anno con un compito preciso che è quello di far sì che tutto coloro incontrerò si sentano amati e sorretti nelle loro difficoltà, perché questa è l'opera di Dio. Gesù mi ricorda nel Vangelo che anche io sono figlio e posso operare il miracolo dell'amore, come lui ha fatto. Davanti a Dio non sono chiamato a sentirmi in colpa e continuamente piegato dal peso dei peccati (come fosse questo il senso della vita di fede... sentirsi in coilpa), ma sono chiamato a sentirmi pieno di possibilità e capacità di amare che mi vengono da Dio, anche se riconosco di essere sempre segnato come tutti dai miei limiti.

E in questo compito non sono da solo! Non sono l'unico figlio di Dio e fratello di Gesù. Se mi guardo attorno allo scadere della mezzanotte, quelli con cui brindo e scambio baci augurali, sono quelli che con me sono lì a costruire il Regno di Dio, sono miei fratelli e sorelle da amare e con i quali collaborare.

Penso quindi che non metterò qualcosa di rosso addosso e nemmeno mangerò lenticchie (che nemmeno mi piacciono...). Allo scadere della mezzanotte metterò un vangelo in tasca, di quelli piccoli da viaggio. Non lo metto per augurarmi fortuna, ma per ricordarmi che sono già fortunato, perché amato da Dio e chiamato da lui figlio.

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